di Rachele
Gonnelli
Si intitola
«Facciamolo» - in inglese sarebbe stato più forte anche se con maggiori
riverberi di doppi sensi, we can do it - il nuovo appello lanciato ieri per un
governo di cambiamento, che anche il Movimento Cinque Stelle dovrebbe aiutare a
far nascere. FIRMA ANCHE TU L'APPELLO
A lanciarlo questa volta non sono gli intellettuali, anche se Salvatore Settis ha firmato ambedue, ma un gruppo di personalità provenienti da mondi diversi: c’è don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera , un altro sacerdote «di battaglia» come don Andrea Gallo, genovese come Beppe Grillo e suo vecchio amico, il cantautore Lorenzo Jovanotti, Roberto Benigni, il fondatore di Slow Food e Terra Madre Carlin Petrini e l’imprenditore della ristorazione di qualità della catena Eataly Oscar Farinetti, Roberto Saviano, i giornalisti Barbara Spinelli e Michele Serra.
L’appello, diffuso anche attraverso i social network, non entra nel merito
della scelta del Quirinale su chi debba avviare le consultazioni, si limita a
chiedere un esecutivo «di alto profilo» che rispetti il risultato delle urne.A lanciarlo questa volta non sono gli intellettuali, anche se Salvatore Settis ha firmato ambedue, ma un gruppo di personalità provenienti da mondi diversi: c’è don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera , un altro sacerdote «di battaglia» come don Andrea Gallo, genovese come Beppe Grillo e suo vecchio amico, il cantautore Lorenzo Jovanotti, Roberto Benigni, il fondatore di Slow Food e Terra Madre Carlin Petrini e l’imprenditore della ristorazione di qualità della catena Eataly Oscar Farinetti, Roberto Saviano, i giornalisti Barbara Spinelli e Michele Serra.
«Mai, dal dopoguerra a oggi - comincia - il Parlamento italiano è stato così profondamente rinnovato dal voto popolare. Per la prima volta i giovani e le donne sono parte cospicua delle due Camere. Per la prima volta ci sono i numeri per dare corpo a un cambiamento sempre invocato, mai realizzato. Sarebbe grave e triste che questa occasione venisse tradita, soprattutto in presenza di una crisi economica e sociale gravissima».
I 10 firmatari chiedono perciò - «gentilmente ma ad alta voce, senza avere alcun titolo istituzionale o politico per farlo, ma nella coscienza di interpretare il pensiero e le aspettative di una maggioranza vera, reale di italiani» - che sia rispettata «la volontà popolare sortita dal voto del 24-25 febbraio».
Chiedono che questa speranza «non venga travolta da interessi di partito, calcoli di vertice, chiusure settarie, diffidenze, personalismi». E ritengono di interpretare «questa maggioranza, fatta di cittadine e cittadini elettori che vogliono voltare pagina dopo vent'anni di scandali, di malapolitica, di sperperi, di prepotenze, di illegalità, di discredito dell'Italia nel mondo».
Una stragrande parte del Paese che - sottolineano- «chiede ai suoi rappresentanti eletti in Parlamento, ai loro leader e ai loro portavoce, di impegnarsi fino allo stremo per riuscire a dare una fisionomia politica, dunque un governo di alto profilo» alle aspettative di un cambiamento. Don Gallo, il primo tra questi dieci a essersi espresso, giorni fa, a favore di una collaborazione tra parlamentari di centrosinistra e cinquestelle, ha poi aggiunto che a suo dire si dovrebbe anche rispettare il voto delle primarie Pd-Sel.
A chi gli chiede se con Matteo Renzi il Pd avrebbe vinto le elezioni, risponde: «Secondo me no, ci sono state le primarie e il risultato va rispettato. Io conosco Renzi - ha aggiunto - e, come si dice per i calciatori, è uno di quei talenti che deve però maturare».
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L’Unità, 11
marzo 2013
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