Il silenzio interrotto solo dalla voce che scandisce i nomi, uno per uno. E poi fiori di carta colorati, bandiere, striscioni. "Chi non lotta ha già perso", "Bisogna ricordare cos'è la bellezza, imparare a riconoscerla e a difenderla", "No alla camorra, sì alla vita libera". Un corteo composto e colorato, quello organizzato da Libera, centocinquantamla persone che hanno sfilato tra le strade di Firenze nella Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. In testa la dignità composta dei familiari delle 900 vittime di mafia, camorra e 'ndrangheta, seguiti da una lunga bandiera della pace e dai gonfaloni di decine di Comuni e Province di tutta Italia.
"Un abbraccio che diventa un impegno", come aveva detto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Un impegno che continuerà anche dopo la due giorni fiorentina, soprattutto nelle coscienze dei più giovani. I volti/ Striscioni e bandiere / Caselli e Don Ciotti.
Prima di partire gli studenti di tante scuole hanno acquistato buste in carta riciclata contenenti semi di fiori che, al ritorno nelle proprie citta', saranno piantati nei giardini a futura memoria di questa giornata, ma soprattutto a simbolo della lotta alle mafie. Partiti dalla Fortezza da Basso i manifestanti sono arrivati allo stadio Franchi. Venuti da tutta Italia con autobus e treni. Scampia, Bari, Torino, Salerno e Palermo. Studenti delle scuole,giovani, attivisti, cittadini ma anche i sindaci di Firenze e Napoli Matteo Renzi e Luigi de Magistris, il segretario della Cgil Susanna Camusso, la vedova Caponnetto, il premio Nobel Esquivel e l'allenatore della Nazionale Cesare Prandelli che ha letto, sul palco allestito nello stadio, alcuni dei 900 nomi delle vittime della mafia, accolti da un lungo e intenso applauso.
Prandelli legge i nomi delle vittime
C'è un momento in cui si fa ancora più silenzio, in mezzo a decine di migliaia di teste, a decine di migliaia di voci. E' quando dal palco allestito davanti allo stadio Franchi si ricorda che oggi è anche l'anniversario della strage di via Fani, quella che diede il via al rapimento di Aldo Moro, una strage firmata dalle Brigate Rosse. Parte un applauso lungo due minuti.
Questa di Libera è la diciottesima edizione, la prima che sceglie il capoluogo toscano. "Non uccidiamoli una seconda volta con il nostro silenzio e con la nostra indifferenza" dice don Luigi Ciotti dal palco. Ci sono i familiari delle vittime venute con i cartelli o con le fotografie dei loro cari: giudici, poliziotti, carabinieri, politici, amministratori, gente qualunque finita in qualche modo a dare fastidio agli interessi della crimininalità. "Ho partecipato a tutte le manifestazioni - ricorda il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli - ma questa è la più importante per il momento politico che stiamo vivendo".
Il corto anticamorra: "Giulia, uccisa per errore"
Dal palco Don Ciotti invita a non dimenticare, riceve l'ovazione dei centocinquantamila quando afferma che chi dice "che i magistrati sono peggio della mafia dovrebbe vergognarsi". Poi ricorda le vittime di tutti i grandi misteri dello Stato, dai morti per l'Eternit a quelli della strage di Viareggio, dalla Thyssen a Ustica. "La mafiosità può annidarsi dentro ognuno di noi, e dentro le coscienze addormentate o addomesticate. E' una peste - dice Don Ciotti - chiamatela con questo nome". Un altro lungo applauso e poi le note de "La storia siamo noi" e "Io non ho paura" cantate da Fiorella Mannoia.
(hanno collaborato Gerardo Adinolfi, Maria Cristina Carratù, Laura Montanari, Mario Neri, Simona Poli, foto di Gianni Pasquini, Enrico Ramerini, Maurizio Degl'Innocenti e Matteo Bovo)
si ricorda che è anche l'anniversario della strage delle Brigate Rosse in via Fani. C'è il procuratore Gian Carlo Caselli, la vedova Caponnetto, i parenti delle vittime. Dal palco letti i 900 nomi
La Repubblica, 16 marzo 2013
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