Lo storico Giuseppe Casarrubea e
il ricercatore Mario Josè Cereghino con il loro saggio storico La scomparsa di Salvatore Giuliano,
edito da Bompiani, smontano con una serie impressionante di atti giudiziari e
di documenti desecretati dei servizi segreti italiani (SIS), dell’OSS,
antesignano della più celebre CIA statunitense e del Foreign Office inglese, le
ultime suggestioni letterarie sulla figura del bandito Salvatore Giuliano,
mettendone in luce la natura criminale e aggiungendo diversi tasselli all’intreccio
perverso che si verificò nell’immediato dopoguerra tra devizioni di stato e
malefatte della banda Giuliano. Neanche il film di Francesco Rosi
Salvatore Giuliano, considerato una
pietra miliare della vicenda Giuliano, si sottrae al j’accuse dei due autori che, pur apprezzandolo dal punto di vista
estetico, lo considerano mistificante in due punti: la scena
dell’dentificazione del cadavere da parte della madre e una rappresentazione
omologata del contesto. Secondo gli autori, la madre di Giuliano, che nel film
urla la sua rabbia all’atto del riconoscimento del figlio, in realtà non lo
identificò affatto, perchè svenne alla vista del cadavere. Rosi commette una
grave omissione quando bolla di omertà tutti i siciliani, mentre invece nel
contesto in cui operò Giuliano, a parte le forze dell’ordine, tanti siciliani
furono uccisi per avere denunciato banditi e mafiosi. I diversi personaggi descritti
nel libro, dal generale ex fascista Ugo Luca all’ex agente dell’OVRA Ciro
Verdiani, dall’ispettore generale di pubblica sicurezza Ettore Messana,
protettore del famigerato contrabbandiere Salvatore Ferreri (Fra Diavolo), al
gangster italo-americano Lucky Luciano, sono i pezzi di un puzzle finalizzato all’escalation
del terrorismo anticomunista.
Pippo La Barba
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