Nel ’94 Silvio Berlusconi offriva sogni, Beppe Grillo oggi distribuisce rabbia. La Terza Repubblica nasce lunedì, 25 febbraio, sotto la pioggia. Sposa bagnata, sposa fortunata. Il matrimonio degli italiani con la nuova Repubblica nasce sotto buoni auspici? Dobbiamo crederci. L’assenza di preferenze privilegia il voto d’opinione, che si divide fra adesione e protesta. Pur avendo governato otto anni su dieci Silvio Berlusconi avrebbe voluto rappresentare la protesta, ma ha trovato sulla sua strada un competitor irriducibile e più credibile. Non c’è stata partita. Mentre il voto di adesione – a un progetto, una formula, un leader – viene ripartito fra diverse sigle, il voto di protesta è stato monopolizzato, sostanzialmente, dal Movimento 5 Stelle grazie ad una comunicazione efficace, che si affida alle piazze ed alla rete. Grillo paradossalmente ha fatto notizia grazie alla scelta di non servirsi della radio e della televisione. E’ stato rincorso, raccontato proprio perché era impossibile fargli frequentare le piazze mediatiche.La rabbia, il malumore, l’indignazione, la sfiducia verso partiti e istituzioni sono stati egemonizzati dai grillini, che non sono depositari della verità, ma depositari privilegiati dei sentimenti di impotenza e frustrazione di chi invano cerca una via d’uscita. Una fetta di elettorato che ha scelto di votare il M5S sa che è un rischio affidarsi a Grillo sul terreno del buon governo, non gli attribuisce qualità taumaturgiche, ma lo elegge “cane di guardia” del Palazzo, lo usa per dare uno scossone, o – se volete – una lezione alla casta.
I partiti, nessuno escluso, pagano i loro egoismi, i ritardi, l’incapacità di assumere decisioni nette ed inequivocabili,
per esempio sul piano dei costi della politica, dove gli apparati – a
qualunque livello – comunale, provinciale, regionale e nazionale – sono
riusciti a fermare leggi di abbattimento delle spese. Gli scandali – Lazio, Lombardia, Campania, Sicilia
ecc – hanno fatto il resto. L’impressionante numero di inchieste
giudiziarie degli ultimi mesi, le denunce della Corte dei Conti sulla
permanenza del fenomeno della corruzione, nel Paese hanno consolidato
l’idea che la politica non abbia la coscienza a posto e vada in qualche
modo “punita”.
In pochi giorni sono finiti nei guai giudiziari le aziende pubbliche e private più importanti del Paese:
Monte dei Paschi, Finmeccanica, Saipem-Eni. Nemmeno la Chiesa di Roma è
riuscita a rappresentare, come in passato, l’altra faccia della
medaglia, a causa delle note vicende – dallo Ior al San Raffaele, gli
affari immobiliari ecc - che hanno nuociuto in modo grave all’immagine
del Vaticano e reso insopportabile il peso del governo della Chiesa al
Vescovo di Roma.
Nell’area del voto di protesta c’è Rivoluzione civile, ma Antonio Ingroia è nato “ieri” politicamente, rappresenta il mondo delle toghe,
che per sua natura è difficile da amare. La visibilità conquistata sul
campo lascia l’ex PM in una nicchia: il suo discorso è inevitabilmente
confinato alla legalità, all’ordine ed alla giustizia, una volta
cavalli di battaglia della destra (espropriata dalla guerra di
Berlusconi alle toghe). E poi, competere con Grillo – uomo di spettacolo – sul piano della comunicazione è praticamente impossibile.
Se nel ’94, dunque, l’opinione pubblica
era divisa fra la Prima Repubblica e l’uomo nuovo, Silvio Berlusconi,
oggi potrebbe compiere la stessa scelta. L’unica formazione in grado di
contendere con il M5S è il centrosinistra, il Pd di Pierluigi Bersani ha affrontato una campagna per le primarie durissima
e molto audace, guadagnandosi il merito di restituire agli elettori ciò
che era stato rubato dalla legge elettorale, facendoli partecipare alla
scelta dei candidati e regalando, finalmente, alle donne il diritto di rappresentanza in Parlamento.
In questa analisi manca la geopolitica,
la diversità della Lombardia, della Sicilia e, in buona misura, della
Campania, dove si giocano le chance di successo a Palazzo Madama. Nell’Isola c’è il fenomeno Crocetta, con il Megafono, che potrebbe fare pendere la bilancia a favore del centrosinistra, in Lombardia c’è Umberto Ambrosoli.
Le idee, com’è noto, viaggiano con le
gambe degli uomini. E le opinioni pure. Anzi sono gli uomini a
materializzarle. Per questo finiscono con l’essere determinanti.
Siciliainformazioni, 22 febbraio 2013
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