di Carlo Passarello
Il governatore apre alla Gesip, annunciando il suo contributo per la cassa integrazione con 10 milioni dalla Regione. Poi attacca a tutto campo. “I veri pericoli per me sono nel Palazzo, dove regnano ipocrisia e malaffare. Micciché e Lombardo? Dovrebbero vergognarsi”. Infine un proclama: “Puntiamo ad essere il primo partito in Sicilia”.
PALERMO – Interviene al San Paolo Palace davanti ad una platea fitta ed eterogenea. Rosario Crocetta è accolto come un messia fra cori da stadio alla convention dei Democratici popolari riformisti, la neonata formazione politica che lo sostiene all'Ars, forte di otto deputati. Il governatore gelese parla dopo gli interventi di buona parte di questi parlamentari, fra cui i transfughi di Grande Sud e Mpa, Edi Tamajo e Giuseppe Picciolo. C'è anche l'ex ministro Totò Cardinale, regista del nuovo soggetto politico nato da pochi giorni. Crocetta risponde ai disoccupati ed a quei lavoratori della Gesip, un centinaio dei quali presenti in sala, che chiedono certezze del proprio futuro.
“Io non temo i lavoratori – esordisce – ma altro. I veri pericoli per me sono dietro le scrivanie e nel palazzo della Regione, dove regna l'ipocrisia e il malaffare. Quando dico che ci sono dipendenti che vanno a lavorare con la Porsche o la Ferrari mi tacciano di essere un dittatore, ma continuo a chiedermi come le pagano visto che con i tremila euro al mese che prendono potrebbero metterci solo la benzina”.
Il governatore lancia poi un'ancora di salvezza per i lavoratori della Gesip, cui il Ministero ha negato l'accesso alla cassa integrazione. “Non ve la volevano dare neppure a fine 2012 – dice –, io risolvo tutto in pochi giorni. Diamo subito dieci milioni al Comune per la cassa integrazione. Domattina poi chiamo la Fornero e le chiedo gli altri dieci milioni che servono per finanziare la cig”. La platea esplode di giubilo, e Crocetta non si ferma.
Il presidente della Regione parla pure dell'accordo con i fuoriusciti di Grande Sud e Movimento per l'autonomia, rispondendo per le rime a chi parla di mercato della vacche. “Dobbiamo portare avanti una battaglia autonomista – afferma –. A Micciché e Lombardo dico solo una cosa: dovete vergognarvi! Siete stati voi a tradire la Sicilia, alleandovi con la Lega di Bossi”. Gli fa eco Edi Tamajo: “Siamo vicini alla grande famiglia del Pd, ma la nostra resta una posizione autonoma e determinante per tutelare i nostri valori”. Commenta gli attacchi piovuti dal coordinatore del Mpa Rino Piscitello anche Totò Cardinale: “Hanno parlato in modo maldestro di mercato delle vacche, io non sono un traghettatore ma solo una persona che parla con la gente e cerca di essere utile ad un progetto politico”.
Crocetta intanto ne ha per tutti. Parla di appalti miliardari del Consorzio autostrade siciliane e del comparto della formazione. “Il Cas ogni anno fa una gara pubblica da tre miliardi per la manutenzione del verde. Mi chiedo perché non possano farlo i forestali: è un esempio di spreco di denaro pubblico. Testimonia il fatto che la vera mafia è dentro la Regione e nel sistema degli affari”. Sotto la lente di ingrandimento c'è il discusso ente di formazione Ial. “Gli abbiamo dato 20 milioni di euro – sostiene Crocetta – anche se i lavoratori non prendono soldi da dodici mesi. Abbiamo detto ai proprietari di pagare i dipendenti prima dei loro debiti, altrimenti non avranno altri contributi”. Il presidente parla poi dello scandalo dell'Asp di Palermo: “Quanti pannoloni ci vengono con 40 milioni di euro? Non credevo che i palermitani ne avessero tanto bisogno...”.
Un altro capitolo lo meritano i fondi europei. “A Bruxelles ci sono burocrati che lavorano contro la Sicilia, ora abbiamo fatto la voce grossa e le cose cambieranno”. Il governatore trova il tempo anche di parlare del piano aereoportuale presentato dal governo nazionale. “Ci siamo opposti – dice Crocetta – e lo faremo ancora. Una proposta che farò è quella di far sedere il presidente della Regione al Consiglio dei ministri, al rango di un ministro”. La rivoluzione crocettiana mette mano pure all'impianto costituzionale.
Davanti alla platea che lo acclama, ed a fianco al fidato Antonio Malafarina, oltre che al navigato Totò Cardinale lancia un avviso forte. “Vogliamo essere il primo partito al Senato. Siamo una grande forza popolare. Puntiamo ai numeri che aveva la Democrazia cristiana negli anni in cui era particolarmente radicata”. Non solo la doppia cifra, ma anche un possibile sorpasso ai danni del Partito democratico, che pure il Megafono appoggerà alla Camera.
LiveSicilia.it, mercoledì 13 febbraio 2013
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