Bernardino Verro |
Ho
avuto modo di ascoltare a Telejato il servizio di Pino Maniaci riguardante la
ormai famigerata vicenda dei presunti resti di Bernardino Verro. Maniaci,
con la “verve” che gli è solita e con una forse (forse) anche apprezzabile
schiettezza, indirizzata stavolta contro quello che potrebbe essere considerato
suo affine collega, cioè Dino Paternostro, lo attacca frontalmente accusandolo
di aver speculato sull’immagine di Verro, di aver “officiato” la traslazione
dei suoi (presunti!) resti nella cappella accanto a quella di Rizzotto al solo
fine di “apparire” e di costruire la sua identità di antimafioso doc, prendendo
stavolta una bella cantonata in quanto i resti di Verro sono in realtà ubicati
al cimitero dei Rotoli di Palermo e non sono quelli a cui molti di noi (anche io
ero là con mio figlio) hanno reso omaggio il 3 novembre scorso. Da normale
e inesperta cittadina, mi viene da dire che in realtà, se responsabilità ci
sono in questa storia, mi sembrano variegate e diffuse. Non sono avvocato e a
maggior ragione non voglio fare l’avvocato difensore di Paternostro, ma mi
chiedo:
visto
che circolavano diffusamente voci circa la traslazione dei resti mortali di
Verro a Palermo, non sarebbe stato meglio, prima di apparecchiare processioni
laiche e ambaradan vari, sincerarsi (chi?) presso i registri dei cimiteri di
Palermo (che che non sono un numero infinito ma sostanzialmente tre: Rotoli, s.
Orsola e s. Maria di Gesù)? Dove si sarebbe scoperto subito (e in tempo utile!)
che Verro era regolarmente registrato dal 1959 ai Rotoli? Perché, aprendo il
loculo di Verro a Corleone, ci si è accontentati di intravedere che ci fossero
delle ossa, senza abbinare a questa superficialissima visione, anche una banale
consultazione dei registri dei cimiteri di Palermo?
A
questa prima apertura del loculo hanno partecipato più persone, alcune
ricoprenti incarichi istituzionali. Perché quindi Maniaci non indirizza il suo
livore anche sugli altri presenti ma solo su Paternostro? Accusandolo fra
l’altro con accuse che frequentemente vengono rivolte pure a lui, cioè di far
carriera con l’antimafia (“carriera”, fra l’altro, che Paternostro non svolge
nell’ambito del giornalismo, com’è invece nel caso di Maniaci, ma nell’ambito
della Asl).
Quando
i presunti resti di Verro sono invece venuti del tutto allo scoperto
(immediatamente prima di essere riversati in una nuova cassetta da tumulare
nell’attuale cappella), soprattutto questa seconda volta erano belli e
apparecchiati sotto gli occhi di un nutrito gruppo di persone (fra gli altri Paternostro,
il sindaco Savona, ma soprattutto l’ufficiale sanitario Musacchia e, data
l’evenienza, suppongo anche qualche rappresentante delle forze dell’ordine). Nessuno
dei presenti è stato preso dal minimo dubbio o sconcerto alla vista di DUE teschi?!? Si è molto
superficialmente detto che uno poteva essere attribuito al figlio di Verro,
morto a 4 mesi d’età. Ma un neonato non viene comunque seppellito
individualmente? E, mi chiedo, il teschio di un neonato di 4 mesi (di 4 mesi!)
ha le stesse dimensioni del teschio di un adulto?!?
Il
rinvenimento di due teschi è passato inosservato non solo agli occhi di
Paternostro (che si interessa di questioni di carattere storico) ma anche e
soprattutto agli occhi di persone dotate di specifiche competenze medico-legali?
Da
TUTTI costoro, sinceramente, ci si sarebbe aspettata più fondatezza, competenza
e minore “ingenuità mistica”. Ma forse, a quel punto, fermare la macchina
dell’organizzazione del grande evento sarebbe stato difficile, e allora… “the
show must go on”.
Personalmente
sarei molto curiosa di vedere le foto dei due teschi, che sicuramente qualcuno
dei presenti all’esumazione dei resti di Verro avrà fatto), e come me penso
tanti altri. Sarei curiosa di vedere se veramente uno dei due possa essere “confuso”
col piccolo teschio di un “nutrìco”. E sarebbe bello che le due testate locali
on line (“Città nuove” e “Corleone
dialogos”, che tante foto ci danno l’opportunità di vedere, su vari argomenti)
ce le mostrassero anche in questo caso.
La
cappella dedicata a Verro, situata all’ingresso del cimitero accanto a quella
dedicata a Rizzotto non conterrà i resti di Verro ma voglio sperare rimanga
comunque un simbolo, un luogo laicamente sacro davanti a cui rendere omaggio a
uno dei principali capi del movimento dei Fasci siciliani, a un “martire” nel
senso comunemente inteso della parola e nel senso etimologico di “testimone” (e
che testimone!) del suo tempo. Del resto chi crede in Dio non si sofferma a
pregare in una chiesa, che contenga o meno le vere reliquie di un santo?
In
ogni caso, “mala figura” (collettiva!) a parte, in seguito al rinvenimento dei
veri resti di Verro presso il cimitero dei Rotoli, vogliamo sperare si
apra un’indagine seria sull’identità dei
sepolti in sua vece a Corleone, e anche sulla rete di colpevoli complicità (accompagnate
da superficiali insipienze) grazie a cui tutto ciò è stato possibile.
Maria
Di Carlo
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