sabato, gennaio 05, 2013

SULLA LISTA INGROIA. RISPOSTA AL COMPAGNO CREMASCHI (AL SUO ARTICOLO SU MICROMEGA) E AI COMPAGNI DUBBIOSI

Lo storico G. C. Marino
di Giuseppe Carlo Marino 
“Cambiare si può”: come mi trovo gradevolmente a constatare il cambiamento comincia ad evidenziarsi anche nella strategia di lotta di quanti, non pentiti, continuano a fare riferimento ideale  ai valori  e alla tradizione storica del comunismo, specie a quella italiana, da Gramsci a Berlinguer. Senza questo cambiamento – che consiste nel sottrarsi alla tentazione di restare rinserrati in chiuse settarie (quelle delle vecchie militanze ridottesi a rappresentare poco più del 2% dell’elettorato (quando va bene!) – continueremmo a regalare l’Italia ai vari Berlusconi, Monti e Bersani rinunziando a fare qualcosa di concreto per arginare la deriva liberista che sta affogando il Paese inchiodandolo sull’agenda del capitalismo finanziario nazionale e internazionale. Può essere molto pesante per questa nobile e  incancella bile  tradizione consentire alla sparizione della parola “comunista” dalle liste elettorali (per un popolo che che ha ancora nella mente e nel cuore la falce e il martello e la bandiera rossa!), una condizione, oltre che pesante, davvero angosciante dinanzi ad una scelta certamente imposta dal realismo.
Ma finalmente si sta cominciando a comprendere che gli effetti della rivoluzione elettronico-informatica nella quale stiamo vivendo indurrebbero anche il  padre Marx (lui che era l’antidogmatico in assoluto e il supremo “critico dell’ideologia”!) ad una nuova analisi dei processi del capitalismo e a nuove strategie per realizzare la sostanza di quel che chiamava “comunismo”. Oggi la questione fondamentale è quella di ricreare un soggetto rivoluzionario, al di là del proletariato industriale che si va esaurendo con l’avanzare della de-industrializzazione nel “capitalismo postmoderno”. Questo nuovo soggetto rivoluzionario non può non essere costituito da una grande alleanza sociale capace di costruire una nuova “avanguardia di massa”. La  nuova “avanguardia di massa” (Marx ce lo insegna) non potrà essere costituita dall’indistinto, indeterminato, improvvisato, estemporaneo e cadùco mare magnum della protesta che viene dal disagio e dalla disperazione, ma – come credo – dalla ricomposizione in un impegno organico di lotta di quanti (e sono molti, moltissimi!)  sono consapevoli del carattere intrinsecamente “mafioso” (nel senso di “violento”, parassitario e di esito di un’economia largamente alimentata dalla corruzione e dagli interessi criminali) dei processi in atto della globalizzazione capitalistico-finanziaria che producono nuove diseguaglianze, schiaccianti e disperanti oppressioni, disfacimento delle capacità critiche e imbarbarimento collettivo, nonché una sistematica falsificazione della “democrazia”. La nuova “avanguardia di massa” non può che assumere come sua piattaforma unificante e come impegno strategico la lotta contro la “globalizzazione mafiosa” (GLOBALMAFIA) che è tutt’uno con la globalizzazione capitalistica. Siamo adesso, febbrilmente e generosamente impegnati, con il sacrificio dei nostri antichi simboli (ma senza tradirne i messaggi originari e le mete finali), nella costruzione di questa nuova avanguardia che si sta raccogliendo in RIVOLUZIONE CIVILE.In definitiva, le proposte del programma-Ingroia contengono tutte le istanze avvertite come prioritarie e decisive dal compagno Cremaschi, solo che occorre saperle leggere: l’anticapitalismo e l’antiliberismo di Ingroia sono impliciti DD nella stessa strategia che indica l’antimafia attiva, l’antimafia di lotta, come la piattaforma unificante di una Sinistra-Sinistra, prefigurata in alternativa sia al berlusconismo che al montismo e certamente in opposizione ai processi sui quali grava il diktat della finanza internazionale. In definitiva, Antonio Ingroia ha compreso appieno quel che da troppo tempo anche a sinistra non si è riusciti a capire e cioè che la lotta al capitalismo nelle sue attuali forme storiche è indivisibile dalla lotta alla globalizzazione mafiosa.
Giovedì 3 gennaio 2013

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