|
Accursio Miraglia |
4 Gennaio
1947 a Sciacca (AG) venne ucciso Accursio Miraglia, segretario della Camera
del Lavoro e dirigente comunista. Il delitto, come del resto tutti gli
omicidi di dirigenti e militanti del movimento contadino, è rimasto impunito. Una delle
iniziative (forse la più importante e duratura in quanto proprio nel 2004 se
ne è festeggiato il sessantesimo anniversario) più voluta da Accursio
Miraglia fu la fondazione della cooperativa “La Madre Terra”. Nacque
esattamente il 5 novembre 1944, venne sancita alla Camera del lavoro più di
60 anni fa ed oggi è una grande realtà che conta circa mille soci con una
superficie di duemila ettari coltivata a ulivi e più di 200 mila piante
ricadenti nel territorio di Sciacca.
Grazie alla cooperativa “La Madre Terra”, Miraglia divenne la voce dell'umile
gente che chiedeva l'attuazione delle leggi Gullo-Segni che destinavano alle
cooperative i terreni incolti appartenenti ai latifondi. Memorabile rimase
agli occhi della gente la cavalcata che riuscì ad organizzare per le vie del
paese di Sciacca. Più di diecimila persone da quasi tutta la provincia, chi a
piedi, chi a cavallo, chi sui muli, chi in bicicletta.
"Non approfittò mai della sua posizione, l'ultimo incarico fu quello di
presidente dell'ospedale di Sciacca e anche lì seppe agire in maniera
indimenticabile lasciando il segno, come del resto era sua consuetudine fare.
I medici, le suore e gli infermieri, la sera del suo assassinio per mano
della mafia il 4 gennaio 1947, ricambiarono l'affetto permettendo alle sue
spoglie di rimanere intatte per quattro giorni in una bara aperta. Le veglie
funebri furono due, una organizzata presso l'ospedale, l'altra presso la sede
della Camera del lavoro. Tutta l'Italia diede l'estremo saluto ad un uomo che
lottava con le parole, ad un uomo che con i suoi discorsi semplici riusciva a
gratificare la gente a dare speranza e insegnare che la fratellanza e
l'organizzazione erano fondamentali in quel periodo così difficile, diceva
sempre: «Noi, organizzati, siamo un gruppo di fratelli. Se succede qualcosa,
si ragiona»
Alla base del monumento dedicatogli dal popolo di Sciacca vi è una scritta di
Miraglia che richiama questo valore della fratellanza che tanti nella società
odierna non considerano affatto in quanto non rappresenta più un ideale
raggiungibile in una società dominata dall'individualismo. La frase,
riportata in un lavoro del nipote di Miraglia, dice: «Io non impreco e non
chiedo alcuna punizione. Io che ho tanto amato la vita, chiedo ad essa di
vedere pentiti coloro che ci hanno fatto del male».
Ecco anche il suo ultimo importante monito che diede all'ultimo comizio che tenne
a Sciacca:
« La forza dell'uomo civile è la legge, la forza del bruto e del mafioso è la
violenza fisica e morale. Noi, malgrado quello che si sente dire di alcuni
magistrati, abbiamo ancora fiducia nella sola legge degli uomini civili, che
alla fine trionfa nello spirito dell'uomo che è capace di sentirne il “Bene”.
Temiamo, invece la violenza perché offende la nostra maniera di vedere e
concepire le cose. Lungi dalla perfezione e dall'infallibilità, siamo però in
buona fede, e non cerchiamo altro che la possibilità di ripresa della nostra
gente e in altre parole di dare il nostro piccolo contributo
all'emancipazione e alla dignità dell'uomo. È solo questo il filo conduttore
che ci ispira e ci porta nel rischio. Non è colpa nostra se qualcuno non lo arriva
a capire: non arrivi a capire, cioè, che ci sia, ogni tanto, qualcuno
disposto anche a morire per gli altri, per la verità per la giustizia.
Attento però a questo qualcuno che da sprovveduto e morto non diventi un
simbolo molto ma molto più grande e pericoloso. »
Il suo motto:
« Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio. ».
|
Nessun commento:
Posta un commento