Rosario Crocetta |
Da Crocetta a Lumia, da Grillo a Orlando, una classifica dei politici siciliani nel 2012. Tra vincitori, redivivi e sopravvissuti.
Si sa, stilare una top ten, di qualsiasi cosa, lascia sempre e comunque il tempo che trova. E presta immancabilmente il fianco alla più che legittima critica. Ma, scampati alla profezia dei Maya, siamo pronti a sorbircele tutte (le critiche), proponendovi un'arbitraria e discutibile top ten dei politici siciliani nel 2012. Non i più bravi o i migliori, ma quelli a cui il 2012, in un modo o nell'altro, ha arriso. Una classifica sulla quale, come sempre, ci aspettiamo che diciate la vostra.
1.Rosario Crocetta
Volle, fortissimamente volle fare il presidente della Regione. E c'è riuscito un po' contro tutti. Ha avviato la sua era a Palazzo d'Orleans con piglio da monarca, spernacchiando i partiti e mettendosi contro consorterie e caste varie. L'ex sindaco di Gela non si fa governare da nessuno. Ma dovrà dimostrare di saper governare lui, al di là degli annunci e degli show in tv. La sua giunta con tanto di effetti speciali è chiamata a un'impresa titanica. E ai siciliani, anche a quelli che non lo amano troppo, non resta che tifare per lui.
2. Beppe Lumia
Tre certezze kantiane accompagnano la Sicilia da qualche anno a questa parte: il cielo stellato, la legge morale e Beppe Lumia nella stanza dei bottoni a muovere i fili del potere da dietro le quinte. Il senatore termitano, già Richelieu del discusso inciucio tra Pd e Lombardo, ha sposato la causa del suo amico Crocetta, puntando sul cavallo vincente. Collezionista di deroghe elettorali in casa Pd, il suo peso sulla scena politica è indiscutibile, così come la sua centralità sulla scena dell'antimafia militante.
3.Giancarlo Cancelleri (Beppe Grillo)
La classifica impone di inserire politici siciliani. E per questo il titolare del terzo posto è pro forma Giancarlo Cancelleri, già candidato a Palazzo d'Orleans e capogruppo del Cinque Stelle all'Ars. Ma il vero protagonista dell'anno politico in Sicilia è stato senz'altro Beppe Grillo, piombato sull'Isola dal mare come uno tsunami. In tre settimane il Grillo parlante ha scombussolato la Sicilia, portando i suoi ragazzi a diventare il primo partito dell'Isola.
4.Gianpiero D'Alia
Qualche anno fa, l'esodo di Cuffaro, Romano & C., gli lasciò in mano un'Udc siciliana svuotata. Non era facile ricominciare da capo. Ma il senatore messinese ce l'ha fatta, azzeccando una mossa dopo l'altra. E oggi guida un partito che sta al governo della Sicilia, esprime il presidente dell'Ars e quello della commissione Bilancio, oltre a un paio di sindacature pesanti come quelle di Giulia Adamo a Marsala e Marco Zambuto ad Agrigento. Ora, però, la sua prossima partita si gioca a Roma, confidando in Monti.
5. Leoluca Orlando
Il vecchio leone è tornato. Sbaragliando tutti nell'elezione più pazza del mondo. Orlando ha vinto da solo, forte del feeling mai sopito tra una città e il suo sinnaco. Certo, i suoi primi mesi sono stati costellati da inciampi, su tutti il caso Gesip, e difficilmente si potrebbe dire che la Palermo di oggi è così diversa da quella di un anno fa, regnante Diego Cammarata, a cui per comodità si è attribuita la paternità di ogni scempio dalle Guerre Puniche in poi.
6.Giuseppe Lupo
Da anni ormai gli sparano (politicamente, si intende) un giorno sì e un giorno no, manco fosse una sagoma di quei vecchi luna park itineranti. Nel suo Pd hanno cercato di fargli le scarpe tante di quelle volte che si è perso il conto. Ma Lupo di scarpe s'è tenuto le sue, e non ha perso il pelo malgrado il proverbio. Mediando mediando, tra quotidiani calvari, il serafico segretario è rimasto al timone di un Pd che è riuscito persino a vincere le elezioni. Nell'anno dei Maya.
7.Raffaele Lombardo
Sì, è vero, il 2012 è stato l'anno della sua uscita di scena, con un'accusa pesantissima sul groppone. Ma Lombardo si è dimesso, senza una condanna e, formalmente, senza manco un rinvio a giudizio. Nel Paese dei glutei incollati con l'attack alla poltrona, la cosa è passata un po' sotto silenzio e forse merita di essere sottolineata. Di più, Lombardo ha imperato sulla scena politica siciliana per anni, ed è uscito di scena coronando il sogno di ogni bravo papà: trovare un buon lavoro al figlio. Mica male.
8. Giovanni Ardizzone
Alzi la mano chi lo conosceva prima che diventasse presidente dell'Assemblea regionale. Al netto dei suoi comunque numerosi elettori messinesi, si intende. Il politico amico di D'Alia si è accomodato sul primo scranno di Sala d'Ercole con stile e misura. Togliendosi persino lo sfizio di cazziare, con eleganza, il più grande cantautore italiano vivente (che si era presentato in Aula senza cravatta). Sono cose.
9. Lino Leanza
Se l'uomo è animale politico, Lino Leanza da Maletto è animale di razza. Dopo anni da braccio destro di Lombardo, il politico catanese ha mollato il compagno di viaggio al momento giusto. Si è accasato all'Udc, portando il partito di Casini a Catania su percentuali insperate. E prendendo da subito le redini, con mani esperte, della pattuglia centrista nella giungla vietnamita dell'Ars infestata da franchi tiratori. Ci vuol mestiere.
10. Nello Musumeci
Ha perso, e va bene. Ma con quel Pdl lì, in quel momento lì, per vincere, più che il suo pizzetto, ci sarebbe voluta la barba di Padre Pio. L'onorevole Nello, che perennemente pare uscito da un dagherrotipo di inizio Novecento, con quel suo piglio signorile inimitabile, da leader catanese (con estimatori in tutta Italia) è stato consacrato big regionale. Regalando uno slancio clamoroso alla sua Destra a trazione storaciana. E conducendo una campagna elettorale con stile e indiscutibile abilità retorica.
Volle, fortissimamente volle fare il presidente della Regione. E c'è riuscito un po' contro tutti. Ha avviato la sua era a Palazzo d'Orleans con piglio da monarca, spernacchiando i partiti e mettendosi contro consorterie e caste varie. L'ex sindaco di Gela non si fa governare da nessuno. Ma dovrà dimostrare di saper governare lui, al di là degli annunci e degli show in tv. La sua giunta con tanto di effetti speciali è chiamata a un'impresa titanica. E ai siciliani, anche a quelli che non lo amano troppo, non resta che tifare per lui.
2. Beppe Lumia
Tre certezze kantiane accompagnano la Sicilia da qualche anno a questa parte: il cielo stellato, la legge morale e Beppe Lumia nella stanza dei bottoni a muovere i fili del potere da dietro le quinte. Il senatore termitano, già Richelieu del discusso inciucio tra Pd e Lombardo, ha sposato la causa del suo amico Crocetta, puntando sul cavallo vincente. Collezionista di deroghe elettorali in casa Pd, il suo peso sulla scena politica è indiscutibile, così come la sua centralità sulla scena dell'antimafia militante.
3.Giancarlo Cancelleri (Beppe Grillo)
La classifica impone di inserire politici siciliani. E per questo il titolare del terzo posto è pro forma Giancarlo Cancelleri, già candidato a Palazzo d'Orleans e capogruppo del Cinque Stelle all'Ars. Ma il vero protagonista dell'anno politico in Sicilia è stato senz'altro Beppe Grillo, piombato sull'Isola dal mare come uno tsunami. In tre settimane il Grillo parlante ha scombussolato la Sicilia, portando i suoi ragazzi a diventare il primo partito dell'Isola.
4.Gianpiero D'Alia
Qualche anno fa, l'esodo di Cuffaro, Romano & C., gli lasciò in mano un'Udc siciliana svuotata. Non era facile ricominciare da capo. Ma il senatore messinese ce l'ha fatta, azzeccando una mossa dopo l'altra. E oggi guida un partito che sta al governo della Sicilia, esprime il presidente dell'Ars e quello della commissione Bilancio, oltre a un paio di sindacature pesanti come quelle di Giulia Adamo a Marsala e Marco Zambuto ad Agrigento. Ora, però, la sua prossima partita si gioca a Roma, confidando in Monti.
5. Leoluca Orlando
Il vecchio leone è tornato. Sbaragliando tutti nell'elezione più pazza del mondo. Orlando ha vinto da solo, forte del feeling mai sopito tra una città e il suo sinnaco. Certo, i suoi primi mesi sono stati costellati da inciampi, su tutti il caso Gesip, e difficilmente si potrebbe dire che la Palermo di oggi è così diversa da quella di un anno fa, regnante Diego Cammarata, a cui per comodità si è attribuita la paternità di ogni scempio dalle Guerre Puniche in poi.
6.Giuseppe Lupo
Da anni ormai gli sparano (politicamente, si intende) un giorno sì e un giorno no, manco fosse una sagoma di quei vecchi luna park itineranti. Nel suo Pd hanno cercato di fargli le scarpe tante di quelle volte che si è perso il conto. Ma Lupo di scarpe s'è tenuto le sue, e non ha perso il pelo malgrado il proverbio. Mediando mediando, tra quotidiani calvari, il serafico segretario è rimasto al timone di un Pd che è riuscito persino a vincere le elezioni. Nell'anno dei Maya.
7.Raffaele Lombardo
Sì, è vero, il 2012 è stato l'anno della sua uscita di scena, con un'accusa pesantissima sul groppone. Ma Lombardo si è dimesso, senza una condanna e, formalmente, senza manco un rinvio a giudizio. Nel Paese dei glutei incollati con l'attack alla poltrona, la cosa è passata un po' sotto silenzio e forse merita di essere sottolineata. Di più, Lombardo ha imperato sulla scena politica siciliana per anni, ed è uscito di scena coronando il sogno di ogni bravo papà: trovare un buon lavoro al figlio. Mica male.
8. Giovanni Ardizzone
Alzi la mano chi lo conosceva prima che diventasse presidente dell'Assemblea regionale. Al netto dei suoi comunque numerosi elettori messinesi, si intende. Il politico amico di D'Alia si è accomodato sul primo scranno di Sala d'Ercole con stile e misura. Togliendosi persino lo sfizio di cazziare, con eleganza, il più grande cantautore italiano vivente (che si era presentato in Aula senza cravatta). Sono cose.
9. Lino Leanza
Se l'uomo è animale politico, Lino Leanza da Maletto è animale di razza. Dopo anni da braccio destro di Lombardo, il politico catanese ha mollato il compagno di viaggio al momento giusto. Si è accasato all'Udc, portando il partito di Casini a Catania su percentuali insperate. E prendendo da subito le redini, con mani esperte, della pattuglia centrista nella giungla vietnamita dell'Ars infestata da franchi tiratori. Ci vuol mestiere.
10. Nello Musumeci
Ha perso, e va bene. Ma con quel Pdl lì, in quel momento lì, per vincere, più che il suo pizzetto, ci sarebbe voluta la barba di Padre Pio. L'onorevole Nello, che perennemente pare uscito da un dagherrotipo di inizio Novecento, con quel suo piglio signorile inimitabile, da leader catanese (con estimatori in tutta Italia) è stato consacrato big regionale. Regalando uno slancio clamoroso alla sua Destra a trazione storaciana. E conducendo una campagna elettorale con stile e indiscutibile abilità retorica.
LiveSicilia, lunedì 31 Dicembre 2012
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