E’ stato un missile: e’ questa la conclusione
cui e’ giunta la terza sezione civile della Cassazione, ponendo un punto fermo sulla
causa dell’abbattimento in volo, nei cieli di Ustica sulla rotta
Bologna-Palermo, del Dc9 Itavia con a bordo 81 persone, tutte morte, il
27 giugno del 1980. La Suprema Corte ha reso definitivo il risarcimento danni
nei confronti di diversi familiari delle vittime della strage. In particolare, la terza sezione civile, con la
sentenza numero 1871, ha convalidato la decisione della Corte d’Appello di Palermo dello
scorso anno, che aveva detto si’ ai risarcimenti condannando i ministeri
della Difesa e dei Trasporti a risarcire i parenti delle vittime.
Nel
dettaglio, la Suprema Corte dice che “non c’e’ dubbio che le amministrazioni
avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli”. Inoltre, nelle
motivazioni di piazza Cavour, si rileva come sia stata ampiamente dimostrata
“la violazione della norma
cautelare”. La Cassazione osserva
inoltre che “e’ abbondantemente e congruamente motivata la tesi del
missile accolta dalla Corte d’Appello”. Inesistente anche la questione
della prescrizione visto che, come spiegano gli ermellini, “e’
ravvisabile la sussistenza del reato aviatorio colposo”. In conclusione,
la Suprema Corte spiega che “l’attivita’ volta a garantire la sicurezza
della navigazione aerea civile e’ pericolosa quando risulta esercitata in
condizioni di anormalita’”. Da qui l’ok al risarcimento per i familiari
delle vittime.
“Si puo’ tirare un sospiro di sollievo su questa
sentenza, che finalmente mette la parola ‘fine’ alla vicenda”: cosi’ il
giudice Rosario Priore, protagonista dell’inchiesta sulla strage nei
cieli di Ustica, ha commentato all’Adnkronos la sentenza della Cassazione
in sede civile, che fa sua la tesi del missile per l’abbattimento del Dc9
dell’Itavia.
“Non posso esprimere sentimenti di
soddisfazione o insoddisfazione ne’ posso permettermi di dire che questa
sentenza e’ giusta o quella precedente era sbagliata – ha premesso Priore
- Sicuramente saranno soddisfatti i parenti delle vittime, dopo un
iter processuale, sia in sede civile che penale, che e’ stato lungo
e travagliato e che finalmente riconosce il loro diritto al
risarcimento”.
Quanto alla tesi del missile, “e’ quella che io ho sostenuto
e che e’ stata accolta in primo grado e dai vari pm in tutti i gradi, ma
non accolta dalla Cassazione in sede penale. Ora – ha pero’ avvertito –
si porra’ un problema, visto che c’e’ una sentenza di una sezione civile
che accoglie la tesi del missile, in contrasto con una sentenza della sezione
penale, sempre della Cassazione, che accolse invece la tesi dell’ordigno
interno all’aeromobile. Si pone un ‘conflitto’ fra queste due sentenze,
entrambe definitive. Forse, si dovra’ provvedere”, ha concluso Priore.
Non si sono fatti attendere i commenti politici alla sentenza della
Cassazione su Ustica, soprattutto dal versante degli schieramenti di
sinistra. “Non poter mai sapere la verita’ sulle stragi e’ una delle malattie
del nostro Paese. Bene quindi la decisione della Cassazione su Ustica: un
po’ di luce”, ha scritto il leader di Sel Nichi Vendola su Twitter.
“Rispetto della magistratura, naturalmente – ha
premesso il candidato premier del centrosinistra e segretario del Pd
Pierluigi Bersani – Adesso cerchiamo di leggere anche questa sentenza per
vedere quali passi avanti si siano fatti sulla strada della verita’.
Certamente, le famiglie e l’Italia aspettano ancora una parola
definitiva, la Cassazione potrebbe averla data”.
Per il parlamentare del Pd Walter Veltroni, “la
Cassazione scrive una pagina importante sulla strage di Ustica.
Finalmente la lunga teoria dei depistaggi e delle false teorie viene
spazzata via. Si riconosce che quella terribile strage e’ stata causata
da un missile, che attorno a quell’aereo abbattuto col suo carico di
vittime fu combattuta una battaglia sui cieli italiani. E’ importante
che, dopo tanti anni e per iniziativa dei familiari delle vittime e
della loro richiesta di risarcimento, ci sia una parola chiara. Per chi
si e’ sempre battuto per l’accertamento della verita’ e per demolire
il ‘muro di gomma’ dei depistaggi e’ una buona notizia. Si deve
ancora scavare – ha avvertito Veltroni – vanno tolti impedimenti e
segreti, complicita’ e inerzie”.
L’europarlamentare dell’Idv Sonia Alfano,
presidente della commissione europea Antimafia, si e’ detta “al fianco dei
familiari di tutte le vittime della strage aerea di Ustica che,
finalmente, dopo quasi 33 anni di misteri, potranno avere una prima fetta
di giustizia. E’ giusto e sacrosanto che adesso lo Stato risarcisca i
familiari di tutte quelle vittime, visto che, come ha stabilito la
Suprema Corte, lo Stato stesso e’ responsabile di non avere garantito la
sicurezza, con sufficienti controlli radar civili e militari. E’ soltanto una
prima sentenza definitiva, per di piu’ civile, ma e’ un risultato
ugualmente importante per chi in sede penale non ha ancora avuto
giustizia per la morte dei propri cari, coinvolti loro malgrado in una
terribile vicenda che rimane ancora avvolta nel mistero”.
Gli esponenti di Rifondazione comunista Paolo
Ferrero e Giovanni Russo Spena hanno commentato. “Bene la sentenza della
Cassazione sulla strage di Ustica, ma da 32 anni mancano giustizia e verita’ su
quanto accadde, sui depistaggi da parte di settori dello Stato, sulle
stragi come sui rapporti tra mafia e politica. Bisogna abolire
completamente il segreto di Stato, per far luce su Ustica come sugli
altri aspetti oscuri della storia del nostro Paese”.
Mancavano 15 secondi alle nove di sera del 27
giugno del 1980, quando il
Dc9 Itavia con a bordo 81 persone, partito da Bologna e diretto a
Palermo, scomparve dagli schermi radar del centro di controllo aereo di
Roma, precipitando nel mar Tirreno vicino all’isola siciliana di Ustica. Il
volo era partito in ritardo di oltre un’ora e mezzo dall’aeroporto di Borgo
Panigale, alle 20.08 e doveva atterrare allo scalo di Punta Raisi alle
21.13 secondo l’ultima comunicazione del comandante Domenico
Gatti. L’allarme fu lanciato dal
centro radar di Marsala alle 21.21 e subito partirono i soccorsi, con
elicotteri e navi. I resti dell’aereo furono avvistati solo alle 7.05 del
mattino seguente e fino al 30 giugno le operazioni di ricerca
consentirono di recuperare 39 corpi sugli 81 passeggeri a bordo del Dc9
Itavia.
La vicenda giudiziaria e’ stata lunga e ricca di colpi
di scena, fra assoluzioni e accuse di depistaggio, fino alle ipotesi di
coinvolgimento di forze militari straniere, in particolare di Libia,
Francia e Usa. La tesi del missile, ipotizzata anche per il tentativo di abbattere
un jet libico con a bordo il rais Gheddafi, e’ stata affiancata da altre
ipotesi, dall’ordigno a bordo per un attentato terroristico, fino al
cedimento strutturale del velivolo.
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