I volontari di un campo antimafia a Corleone |
Questo fenomeno, oltre a
rappresentare una quantità di risorse che se recuperate potrebbero garantire un
utile e consistente processo di investimenti produttivi, e quindi nuove
opportunità di lavoro, incide pesantemente nella vita democratica e spinge le
imprese sane verso un processo di emarginazione a vantaggio di un sistema
illegale che mortifica le prospettive di crescita.
Dentro questo contesto è
cresciuto, nel corso degli anni, il fenomeno delle aziende sequestrate e
confiscate alle Mafie. Un fenomeno che riguarda 1663 aziende e 80000
lavoratori, coinvolti loro malgrado, da
processi che determinano
sostanzialmente due situazioni:
- prima
del sequestro una condizione di sfruttamento e negazione dei diritti;
- dopo
il sequestro e la confisca la perdita del posto di lavoro senza che possano
essere utilizzati i necessari ammortizzatori sociali. Su questo ultimo punto
cogliamo l'occasione per sottolineare che la recente Legge Fornero sul Mercato
del Lavoro ha abrogato la norma che disciplinava l'accesso agli ammortizzatori
sociali per lavoratori esposti a problemi di ordine pubblico (ex art. 3 comma
5-bis della Legge del 23 Luglio 1991, n.223, abrogato dalla Legge 28 Giugno
2012, n.92).
Sottolineiamo, inoltre, che dall'inizio
della crisi, cioè dal 2008, questo fenomeno è cresciuto del 65% e che riguarda
tutte le regioni italiane.
Una situazione devastante, perchè
oltre ad impedire il riutilizzo legale di questi beni e del relativo potenziale
produttivo, come giustamente la Legge Rognoni-La Torre aveva in maniera
lungimirante individuato, veicola il messaggio pericoloso secondo il quale “con
la Mafia si lavora mentre quando arriva lo Stato questa possibilità viene
negata ”.
Una situazione sulla quale
riteniamo si debba rapidamente intervenire.
Le ragioni che hanno determinato
questo fenomeno sono molteplici, ma innanzitutto risiedono nella carenza della
azione legislativa, che invece di far leva sulla straordinaria esperienza
condotta dalle associazioni antimafia, dalle organizzazioni sindacali e da
alcune associazioni di impresa, non
rende disponibili, come sarebbe necessario, strumenti adeguati di
sostegno e di accompagnamento all'impresa con l'obiettivo di ricostruire una
prospettiva di legalità produttiva. Ad oggi non sono disponibili neppure
strumenti di base come il coordinamento fra gli organi dello Stato e le parti
sociali che tante volte hanno consentito, nei casi ad esempio di difficoltà
aziendali o di fallimenti, di trovare soluzioni nell'interesse generale e dei
lavoratori coinvolti.
Di fronte a tutto ciò le
scriventi Associazioni hanno ritenuto urgente e necessario lanciare una
campagna di raccolta di firme per sostenere una Legge di Iniziativa Popolare
che, facendo tesoro delle esperienze, colmasse i vuoti esistenti e restituisse
slancio ad una azione di riutilizzo di questi beni aziendali, con la quale
rafforzare la lotta alle Mafie e costruire nuove opportunità di lavoro e di
economia legale.
Con questa lettera, in una fase importante
per il paese chiamato a rinnovare il parlamento e a dare vita ad un nuovo
governo, Vi chiediamo di esprimere condivisione di questi propositi e di
assumere nella prossima legislatura l'impegno a portare in parlamento la
discussione sulla Legge di Iniziativa Popolare che alleghiamo a questa nostra
lettera.
In attesa di un Vostro autorevole
riscontro, cordiali Saluti.
Arci, Acli, Avviso Pubblico,
Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop, Libera – associazioni, nomi e numeri
contro le mafie, Sos Impresa
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