Giuliano sul tavolo dell'obitorio |
Il Gip di Palermo Giuliano Castiglia ha
archiviato l'indagine sul presunto omicidio di un sosia del bandito Salvatore
Giuliano: secondo l'ipotesi originariamente formulata dal pool coordinato dal
procuratore aggiunto Antonio Ingroia, il cadavere di "Turiddu"
sarebbe stato sostituito da quello di una persona che gli somigliava molto,
uccisa proprio per consentire al brigante di Montelepre (Palermo) di
allontanarsi indisturbato dall'Italia. Un'ipotesi suggestiva, proposta da due
storici siciliani, Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, che aveva portato
alla riesumazione del cadavere del bandito, decisa ed eseguita due anni e mezzo
fa, in un cimitero di Montelepre assediato da decine di giornalisti, fotografi
e cameramen giunti da ogni parte del mondo.
ARCHIVIO / Giallo su Giuliano, sparito il fascicolo
Le analisi del Dna e le comparazioni fra il codice genetico estratto dai resti prelevati dalla tomba di Giuliano e quello del nipote di "Turiddu", Giuseppe Sciortino, hanno però confermato, nonostante qualche minimo dubbio residuo, che il cadavere sepolto 62 anni fa era veramente quello di Salvatore Giuliano. Il capo della banda che insanguinò la Sicilia, nel dopoguerra, rendendosi responsabile anche della strage di Portella della Ginestra (1 maggio 1947), fu ucciso a sangue freddo il 5 luglio 1950, a Castelvetrano (Trapani) e subito dopo venne posta in essere una messinscena con cui i carabinieri cercarono di far credere che fosse caduto in un conflitto a fuoco. A smascherare l'imbroglio fu un'inchiesta giornalistica dell'inviato dell'Europeo Tommaso Besozzi, memorabile e dal titolo emblematico: "Di sicuro c'è solo che è morto". Nell'estate del 2010 anche questa certezza venne però messa in discussione.
ARCHIVIO / Perizia sulle foto del cadavere di Giuliano
Sul bandito siciliano si sono moltiplicate da sempre leggende di ogni tipo, fra cui quella che fosse una sorta di "ladro gentiluomo". Ora la decisione del Gip Giuliano Castiglia, che ha accolto la richiesta dei pm Paolo Guido, Lia Sava e Francesco Del Bene, chiude l'indagine. I magistrati coordinati da Ingroia avevano anche ascoltato come testimone Michele Ristuccia, anziano ex agente dei Servizi segreti, che, nell'ottobre di tre anni fa, disse di avere accompagnato Giuliano ai funerali della madre, celebrati nel 1971. Ristuccia aveva pure detto che i familiari del bandito sarebbero stati tutti d'accordo con la presunta, ulteriore messinscena della sostituzione del cadavere. La consulenza sul Dna, eseguita dal biologo Renato Biondo e da Francesco De Stefano, direttore del dipartimento di Medicina legale dell'università di Genova, non ha però affatto confermato queste tesi.
(La Repubblica, 16
gennaio 2013)
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