Don Luigi Merola |
"Vedendo le liste del Pdl in Campania, dico no a Berlusconi. E' evidente che le liste non convincono sul piano della legalità, della pulizia, e sono l'ennesima prova che la politica non vuole cambiare". Don Luigi Merola è un prete simbolo della lotta alla camorra a Napoli. Silvio Berlusconi gli ha offerto un seggio nelle sue liste un mese fa. Ora che è certa la candidatura di Nicola Cosentino, Don Luigi affida a un'intervista all'Huffington Post il suo rifiuto: "A Casal di Principe (feudo di Cosentino, ndr) non c'è lo Stato. La politica è condizionata dai clan. E dal letame non nascono i fiori". Don Luigi continuerà la sua battaglia a Napoli, dove vive sotto scorta. E si occupa della fondazione "'A voce d'e creature", che quotidianamente è impegnata a sottrarre i ragazzi alla strada e alla malavita.
Don Luigi, partiamo da quando Berlusconi le ha offerto la candidatura nelle liste del Pdl. Ci racconti come è andata.
Ho incontrato Berlusconi a palazzo Grazioli lo scorso 9 gennaio. È stato un colloquio lungo, è durato circa un'ora e mezza. Gli ho raccontato il mio impegno e le mie battaglie. Lui conosceva la mia fondazione, ed è a conoscenza delle difficoltà con le quali ci confrontiamo ogni giorno.
Che tipo di difficoltà?
Economiche per esempio. Noi prendiamo i bambini per le strade, sono decine e decine, e diamo loro tutti i servizi dall'istruzione alla ricreazione, al teatro. Ci vogliono risorse, non sono pochi 150 ragazzi. Lo Stato ci ha dato come sede una villa confiscata ai boss, ma per il resto viviamo di donazioni e solidarietà.
Bene, e Berlusconi le ha offerto un aiuto economico? Non ci sarebbe niente di male.
No, e non è questo il punto. Poiché gli ho detto che servirebbe una legge per disciplinare iniziative come la mia, mi ha offerto la possibilità di stare in Parlamento. Mi ha detto: noi ti candidiamo così puoi far passare in Parlamento una legge su queste questioni.
Vada avanti. Poi che è successo?
Non le nascondo che la proposta in un primo momento mi ha allettato, ma gli ho detto che la mia decisione era legata alla composizione delle liste. Io faccio una battaglia per la legalità, per sottrarre i ragazzi alla camorra, non per ambizione. Vede a Napoli c'è un cancro che si chiama camorra, e un cancro che è la politica che compiace e la rappresenta. Ricorda che negli ultimi anni sono stati sciolti ben 87 comuni per infiltrazioni dei clan, e alcuni più di una volta?
E alla fine ha rifiutato l'offerta.
Viste le liste del Pdl, ho detto no. O meglio ho cercato di mettermi in contatto con i vertici del partito ma non ci sono nemmeno riuscito. Se posso, vorrei cogliere l'occasione di questa intervista per dire quello che avrei voluto dire a Nitto Palma. Mi hanno dato un numero di telefono suo, ma è sempre staccato.
Prego, dica pure.
La mattina che ho parlato con Berlusconi, un ragazzo di nome Carmelo che studia nella mia fondazione mi ha detto: don Luigi, me ne vado da Napoli perché è una città senza speranza. E quando ho preso in considerazione l'idea di candidarmi è stato anche per dare una speranza a Carmelo e ai tanti ragazzi che vivono il disagio e la paura. Dopo che ho visto le liste del Pdl sui giornali, dico no. E aggiungo che ci sono rimasto male. Non volevano cambiare, volevano solo usare il mio volto. A loro dico quello che mi ha insegnato un mio maestro: meglio morire in piedi che vivere una vita intera inginocchiati.
Don Luigi, facciamo i nomi. Nelle liste c'è Nicola Cosentino, indagato per questioni di camorra. Non le chiedo di fare un processo, ma è Cosentino il problema?
Vedendo tutti i nomi è evidente che le liste non convincono sul piano della legalità, della pulizia, e sono l'ennesima prova che la politica non vuole cambiare. In attesa dell'esito dei processi, soprattutto su questioni di camorra, sarebbe opportuno dare dei messaggi positivi, e la candidatura di Cosentino non lo è.
Lei è molto impegnato sul territorio. Ha mai avuto a fianco qualcuno del Pdl nelle sue battaglie?
Mai incontrati nemmeno ad un convegno quelli che stanno in lista.
Cosa rimprovera a Berlusconi?
Il suo governo, con Maroni ministro dell'Interno, non si è mosso male. Anzi ha avuto risultati straordinari se pensiamo agli arresti dei latitanti. Il problema è che il suo partito, a livello locale, non guarda al futuro. Le racconto una cosa. In questi giorni mi hanno chiamato molti esponenti del Pdl campano per dirmi: "Io questo partito non lo voto?" E sa perché?
Perché?
Perché è una guerra tra fazioni. Ma la guerra non è per il ripristino della legalità, è perché ognuno vuole piazzare il suo uomo, ognuno cerca uno strapuntino di potere. E invece per me la politica è il potere del servizio, non al servizio del potere.
Insomma, il Pdl campano è marcio sulla questione della legalità.
Diciamo che non si può dire, come diceva De Andrè, che dal letame nascono i fior...
Torniamo a Casal di Principe, feudo elettorale del Pdl e di Cosentino. Percentuali bulgare del Pdl, e zona ad altra infiltrazione camorristica. Come se lo spiega?
A Casal di Principe lo Stato non c'è e la politica è condizionata dai clan.
Insomma, lei è d'accordo con Saviano?
Sì, anche se a Saviano muovo una critica. C'è anche un'altra Casal di Principe che si vuole liberare dal marchio della camorra, che vuole fiducia, e che non deve essere abbandonata. Io ho rifiutato la candidatura anche per non lasciare soli quelli che combattono ogni giorno per liberarsi. Non si può fare che prima si accendono i riflettori e poi si scappa.
Sta dicendo che Saviano è scappato?
Dopo i riflettori si è visto poco.
Don Luigi, un'ultima domanda. Lei ha detto no al Pdl, ma ha intenzione di candidarsi con qualche altro partito?
No, non mi candido. E le do anche una notizia: ho detto no anche a Montezemolo.
È vero: è una notizia.
Ero seduto accanto a lui quando ha presentato il suo movimento a Napoli, ma non mi ha convinto.
Per le stesse ragioni di Berlusconi?
No, no... Perché credo nel bipolarismo. In questo sono d'accordo con Berlusconi.
www.huffingtonpost.it, 18/01/2013
Nessun commento:
Posta un commento