di Alberto
Spampinato
OSSIGENO – Roma, 4 gennaio 2013 - Due magistrati di Reggio
Calabria, il Procuratore Generale Salvatore Di Landro e la figlia
Francesca, giudice nella stessa città, hanno chiesto venti milioni di euro di
danni per diffamazione a mezzo stampa a Francesco Forgione, giornalista,
ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, autore di un libro
inchiesta sulla ‘ndrangheta. ”E’ chiaramente un’intimidazione, ma con me
le intimidazioni non hanno effetto”, ha commentato Forgione. Il procuratore
generale e la figlia hanno presentato due distinte citazioni in giudizio
facendo riferimento al capitolo del libro in cui l’autore ricostruisce le
parentele acquisite dei due magistrati, alcune delle quali porterebbero, a loro
volta, a parentele con esponenti mafiosi.
“Porto franco. Politici, manager e spioni nella
repubblica della ‘ndrangheta”, pubblicato a giugno del 2012 da Dalai Editore, è
un libro inchiesta. Un paragrafo è dedicato a giudici e avvocati che sono
imparentati con il PG e lavorano nel Tribunale della città dello Stretto. “Per
il procuratore generale il Tribunale è una seconda casa. Senza
metafore”, afferma ironicamente Forgione. Oltre alla figlia, scrive nel
libro, nel Palazzo lavorano il marito di lei, l’avvocato Attilio Cotroneo,
definito “il principale esperto di assicurazioni e materie finanziarie”, e la
sorella di quest’ultimo, Tommasina Cotroneo che è giudice per le indagini
preliminari.
Poiché queste persone, aggiunge Forgione, lavorano in
uffici diversi, formalmente ”conflitti d’interesse, ovviamente, non ne
esistono,.ma c’è sempre un ma”.”A Reggio – dice l’ex presidente dell’Antimafia
– queste sono cose che conoscono tutti o forse nessuno. In ogni caso nessuno ne
parla né ci ha mai trovato niente di strano (…) Certo nel giudicare il lavoro
delle singole persone e dei singoli magistrati non ci possiamo fare
condizionare dai loro legami famigliari. Ma nessuno ci può convincere, che qui,
in Calabria, sia giusto e normale continuare ad andare avanti così”.
il filo delle parentele è una delle chiavi narrative
del libro. Forgione ha ricostruito numerose storie famigliari, in
particolare quella dei potenti capimafia Piromalli, raccontata come una
saga. Anche in altre vicende l’Autore segue spesso il filo delle parentele e fa
notare che a volte esse collegano persone e ambienti formalmente separati o
contrapposti. E a volte portano a persone legate alla ‘ndrangheta. Forgione
ricostruisce fra l’altro gli sviluppi delle indagini sulle bombe esplose il 3
gennaio 2010 davanti al palazzo di giustizia di Reggio Calabria, sottolineando
che dalle indagini sembra emergere qualcosa di diverso rispetto alle
schematiche interpretazioni dei primi giorni.
Francesco Forgione, 52 anni, calabrese di Tiriolo (Catanzaro)
è un uomo politico e un esperto di mafia e di ‘ndrangheta. Ha pubblicato
numerosi saggi. Ha insegnato sociologia delle organizzazioni criminali
all’Università dell’Aquila. Dal 1996 al 2006 è stato capogruppo di Rifondazione
Comunista all’Assemblea Regionale Siciliana e dal 2006 al 2008 è stato
deputato del PRC e presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. In
questa veste ha firmato la prima Relazione interamente dedicata alla
‘ndrangheta. Il primo documento della Commissione mette a fuoco per la
prima volta il ruolo internazionale assunto dalla potente mafia calabrese, su
cui si erano accesi i riflettori solo dopo la Strage di Duisburg del 15 agosto
2007.
“Porto franco” è un’inchiesta giornalistica
aggiornata sulla Calabria, “un viaggio e un ritorno” di Forgione
nella sua terram della quale mette in luce aspetti, vicende e carriere
personali che stentano ad avere l’attenzione pubblica che meriterebbero,
anche a livello giudiziario. Ad esempio, Forgione si chiede
perché la Procura Generale di Palermo, nel 2008, non valorizzò le
trascrizioni di intercettazioni telefoniche fra il senatore Marcello Dell’Utri
(imputato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa) ed emissari
della ‘ndrangheta.
“Ho voluto fare un viaggio nella terra che amo e nei
suoi drammatici problemi. Ho descritto il ruolo invasivo della ’ndrangheta
sul territorio raccontando storie di persone. Ho consultato atti
giudiziari e documenti di inquirenti. Ho acquisito ulteriori informazioni
incontrando alcuni protagonisti e alcune persone informate. Non è stato facile.
Molte persone hanno rifiutato per paura. Altri, seppure esitando, mi
hanno aiutato, ma quando il libro è stato pubblicato non sono riuscito più
a conttatarle. Sembrano sparite. Non rispondono alle mie telefonate.
Anche organizzare presentazioni pubbliche del libro è stato difficile. Sono
riuscito a presentarlo a Cosenza, a Polistena, a Isola Capo Rizzuto grazie
all’impegno di Libera e di don Pino De Masi. Ma non sono ancora riuscito a
presentarlo a Reggio Calabria e nella Piana di Gioia Tauro”, alle cui vicende è
in gran parte dedicato”.
Cosa pensa di questa maxi richiesta di risarcimento da
parte del Procuratore Generale Di Landro e della figlia? “Chiaramente –
risponde Forgione – è un’intimidazione. So come funzionano queste cose.
Quando qualcuno cita in giudizio un giornalista per diffamazione
chiedendo millecinquecento o quindicimila euro di danni, ciò vuol dire che
vuole dei soldi, e il giornalista deve prepararsi a darglieli nell’eventualità di
una condanna. Se invece il querelante chiede dieci o quindici milioni di euro
non punta ai tuoi soldi. Vuole intimidire. Ma con me queste cose non
funzionano. Io non mi faccio intimidire”.
“Forse il
procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, pensava che
la sua richiesta di risarcimento danni sarebbe rimasta un
fatto privato ed invece – ha scritto Forgione in una nota diffusa dopo la
pubblicazione della notizia – contribuirà a rendere pubblica e confermare
i rapporti personali e familiari che lo collegano a ben noti e più
che discussi personaggi della città. Rispetto alla richiesta di
risarcimento danni – ha aggiunto - - sono assolutamente sereno perché i
fatti da me raccontati vengono confermati dalla stessa memoria depositata,
stranamente, presso un ufficio di mediazione di una provincia laziale,
possibilità questa ormai esclusa dalle ultime norme approvate dal parlamento”.
possibilità questa ormai esclusa dalle ultime norme approvate dal parlamento”.
www.ossigenoinformazione.it - 4 gennaio 2013
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