Il presidente del parlamento
ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che quella
sarebbe stata un ''regalo di Natale'' per tutti gli ugandesi anti gay. Ieri la
signora è stata ricevuta in Vaticano come racconta nella sua home page il sito
del Parlamento del paese africano. Petizione on line contro la norma. Una legge
contro l’omosessualità –
da approvare – che tra le ipotesi prevede la pena di morte. Succede in
Uganda, uno dei 37 paesi nel mondo che considerano nel loro codice
penale l’essere gay un reato. Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre
aveva annunciato che questa norma sarebbe stata un ”regalo di Natale” per tutti
gli ugandesi anti gay. La signora, come si legge sul sito del
parlamento del paese africano, è stata ricevuta e benedetta ieri dal
Papa che oggi, nel suo messaggio
per la Giornata mondiale della pace, ha definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e
donna “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave
inflitta alla giustizia e alla pace”. Nella foto si vede Benedetto XVI accanto
alla speaker.
La legge
anti-gay, “The Kill gay bill”
duramente contestata, potrebbe essere approvata nei prossimi giorni e per
questo sta crescendo la pressione del popolo del web. L’ultimo dato relativo alla petizione on line è che
oltre un milione di persone hanno firmato l’appello promosso dalla web community Avaaz.org; “Ultime ore
per fermare l’orribile legge anti-gay in Uganda” si legge sulla home page.
“Chiediamo ai leader dell’Uganda e ai suoi maggiori paesi partner di unirsi a
noi nel condannare ogni persecuzione
e difendere i valori della giustizia e della tolleranza”, si legge nel testo
della petizione.
Il disegno
di legge, presentato dal deputato David
Bahati, propone pene detentive più lunghe per gli atti omosessuali
rispetto a quelle attualmente in vigore, tra cui l’ergastolo, ma nella sua
bozza originale era prevista anche la
pena di morte nei casi di omosessualità aggravata; se a commettere il
reato per esempio è un malato di Hiv o
se si hanno rapporti con minorenni.
Nel presentare la legge la Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che
sarebbe stata un ”regalo di Natale”. Il testo, definito lo scorso anno ”odioso”
dal presidente americano Barack Obama,
ha già scatenato una serie di proteste da parte di alcuni leader mondiali che
hanno minacciato di sospendere gli aiuti in favore di Kampala. Chi dovesse
vivere con una persona del suo stesso sesso, in caso di approvazione della
legge, rischierebbe 14 anni di galera.
“Quello che
oggi papa Benedetto XVI ha anticipato quale messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace che si celebrerà l’1 gennaio 2013 è probabilmente il peggiore di
sempre: arma infatti gli omofobi
di tutti i paesi con un invito ad una
crociata senza quartiere contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso” commenta Flavio Romani,
presidente nazionale Arcigay,
secondo il quale “leggere pero’ nelle altisonanti parole del pontefice che il
matrimonio tra persone dello stesso sesso è una minaccia per la giustizia e per
la pace, oltre a qualificare da sé il messaggio, testimonia l’assenza di
argomentazioni realistiche e sensate da parte della Chiesa Cattolica sull’argomento”.
Per Romani
“il matrimonio anche per gay e lesbiche ha vinto e si sta affermando in tutto
il mondo, in paesi governati sia da conservatori che da progressisti, e
arriverà anche in Italia, al di la’ di questo canto del cigno. Certo, dopo il
laico pronunciamento di ieri del
Parlamento europeo a favore di unioni civili e matrimonio per persone
dello stesso sesso votato democraticamente a maggioranza, non ci attendevamo di
meglio da una teocrazia che
rincorre su questi temi il peggior integralismo. Il messaggio anticipato oggi è
tristemente coerente con la benedizione data ieri in Vaticano alla delegazione parlamentare ugandese guidata dalla
portavoce Rebecca Kadaga, una
delle più forti promotrici della ‘Kill the Gay Bill’, la legge che il
parlamento ugandese si appresta ad approvare e che prevede la pena di morte per
‘omosessualità aggravata’. Con queste due azioni – conclude – Benedetto XVI
continua a rappresentarsi come un apostolo di ingiustizia, divisione e
discriminazione ai danni delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali. E’
necessario che la società civile e i rappresentanti politici, a tutti i
livelli, facciano sentire le loro parole di condanna di fronte ad atti e parole
così gravi”.
Il Fatto quotidiano, 14.12.2012
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