Da sx: Bersani, Monti, Berlusconi |
Mario Monti non è Cincinnato. Non ha nessuna intenzione di tornare, dopo aver servito la res-publica, all’aratro del suo campicello (Università Bocconi, Bilderberg e altre Goldman Sachs). Entra nella competizione politica, in concorrenza con Berlusconi e in concorrenza col Pd. Napolitano, Bersani e Scalfari ne sono irritatissimi. Si sentono ingannati da chi avevano per un anno incensato e santificato a forza di “Te Deum” come salvatore “super partes”, e ora si serve di tutti quei peana sventatamente concessi per iniziare un’ambiziosa carriera politica: divenire, in un colpo solo, capo della destra italiana (come la Merkel lo è di quella tedesca) e commissario-troika delle istituzioni finanziarie europee nel nostro paese.
Di che si lamentano, però, Napolitano, Bersani e Scalfari? Certo, Monti aveva giurato e spergiurato ai suo studenti della Bocconi che sarebbe tornato presto ad allietare i loro banchi come professore (severo ma giusto, ça va sans dire), ma i tre moschettieri della sinistra rispettosa sono uomini di buone letture e di uso del mondo, e dovrebbero sapere che le promesse di un politico, anche travestito da tecnico, sono come quelle della donna all’amante pazzo di lei: “Solo con te… direi di no anche a Giove”, parole, scrive Catullo, scritte nel vento e sull’acqua.
Chi si è fatto ingannare da Monti voleva farsi ingannare, aveva interesse a farsi ingannare, e in fondo è stato parte dell’inganno, voleva ingannare i cittadini, poiché spacciare il governo attuale come “tecnico” e “super-partes” è stata consapevole ipocrisia e manipolazione.
Noi a Monti-Cincinnato non abbiamo mai creduto, non per superiore intelligenza, ma perché non eravamo “embedded” nel groviglio di interessi e ideologie che ha spacciato l’oppio della “imparzialità” di Monti su ogni tg e da ogni grande quotidiano “indipendente”.
Fin dall’inizio abbiamo chiamato questo governo con il suo nome autentico: continuità. Continuità del potere di establishment, continuità del potere dei privilegiati contro il “terzo stato”. Continuità col berlusconismo, dunque, senza la nauseante protervia e la pagliaccesca indecenza che avevano reso il regime del cavaliere odioso e dunque inservibile alla difesa degli interessi costituiti.
Vedremo se Monti riuscirà a diventare il leader della destra italiana. Se si metterà apertamente alla testa di una coalizione o bordeggerà all’italiana con i “dico e non dico”. Se tratterà quella di Berlusconi per ciò che è, destra putiniana e lepenista, o continuerà ad ammiccare e traccheggiare perché “cane non morde cane”.
da il Fatto quotidiano, 19 dicembre 2012
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