Alla vigilia del 25 dicembre saltò in aria un negozio di armi e di esplosivi che gettò il lutto e la desolazione nella città. Vi furono 75 vittime e 150 feriti
C'è un brutto destino per la vigilia del Natale palermitano.
Nell'ultimo secolo sono diversi i disastri registrati in questo periodo. Il più grave quello del pomeriggio del 19 dicembre 1907. La città è in fibrillazione per la corsa
ai regali di Natale. Improvvisamente alle 17,20 in via Grande Lattarini salta
in aria un negozio di armi e di materiale esplosivo che getta il lutto e la
desolazione nella città. Dalla Stazione Centrale al
Giardino Inglese gli abitanti pensano alla scossa di un tremendo e devastante
terremoto.
Ai primi soccorritori, guidati dall'ing. Ignazio Caramanna,
comandante dei pompieri municipali, si presenta uno spettacolo raccapricciante
con alberghi e case rasi al suolo per una estensione di oltre mille metri
quadrati. Crolli in piazza Borsa, via Ruggero Mastrangelo, piazza S. Anna, via
Schioppettieri, via Cintorinai. Le operazioni di soccorso si complicano perché sui luoghi del disastro si precipitano in tanti in cerca
di un parente, di un amico. Dalle macerie vengono estratti 75 morti e 150
feriti.
Vittorio
Spataro viene incaricato dal Comune di redigere una relazione sull'accaduto.
Scrive: «Le grida di angoscia e di
dolore della folla si univano agli urli disperati dei feriti e dei morenti,
alle implorazioni strazianti di amici».
Il
collega giornalista Aurelio Bruno, oggi novantenne dalla memoria ancora lucida,
racconta: «Tanti anni fa una sera ho
avuto una lunga conversazione con un vecchio cronista dell'epoca. Mi parlò del quartiere della morte, di uomini e donne che
piangevano in cerca dei propri cari tra i resti fumanti di quei roghi. C'erano
morti sfracellati con gli occhi fuori dalle orbite. Giovani soldati che in
quell'inferno si prodigavano con coraggio».
Tra gli
alberghi devastati ci sono "Concordia ", "Santa Rosalia",
"Leon d'Oro", "Corleone", nove dei loro ospiti sono
emigranti siciliani arrivati dall'America per festeggiare il Natale con i
parenti.
All'ospedale
militare una bambina di dieci anni racconta: «Mi
trovavo in un balcone di casa di via Lattarini. Ad un tratto ho sentito un
boato e sotto i piedi mi venne a mancare il terreno. Istintivamente mi sono
aggrappata alla ringhiera del balcone. Sono stata poi salvata dai pompieri».
La
ragazzina nell'esplosione perde i genitori. Negli ospedali si recano subito per
dare qualche parola di conforto Giovanna D'Ondes e la nuora Franca Florio,
Giulia Lanza di Trabia, Giulia Pignatelli Testa.
Il
sindaco Francesco Paolo Tesauro costituisce subito un comitato di Soccorso, ne
fanno parte i sen. Giuseppe Tasca Lanza e Girolamo Di Martino, il marchese di
Ganzaria. Nascono anche comitati per la raccolta di fondi. Sotto il patronato
della principessa Giulia Lanza di Trabia viene organizzato un tè di beneficenza al Grand Hotel des Palmes. Il sentimento
della carità ha scatti sublimi. Parte pure
una sottoscrizione del quotidiano "L'Ora" che in pochi giorni
raccoglie fondi per 2.700 lire, versate presso il Banco Florio. Nel frattempo
la giunta comunale delibera un primo stanziamento di 5.000 lire per le famiglie
colpite dal dramma. Si distribuiscono sussidi alle vedove e gli orfani vengono
collocati in istituti di beneficenza. Non mancano gesti di grande solidarietà. La famiglia Faja spontaneamente rinuncia ad ogni sussidio
in favore di persone più bisognose.
La
Sicilia, 23/12/2012
Nessun commento:
Posta un commento