Il trasferimento di molte opere della
biblioteca dell’Assemblea regionale siciliana a Bagheria diventa un caso. L’ex
deputato regionale del Pd, Pino Apprendi, membro della commissione
di vigilanza della biblioteca, dichiara in una nota ufficiale di non avere
ricevuto alcuna risposta alle contestazioni che aveva denunciato in una lettera
del 29 novembre scorso, inviata al presidente dell’Ars, Francesco Cascio.
“Domani chiederò copia della convenzione, – fa sapere Apprendi – al fine di
valutare le convenienze per l’importante patrimonio della biblioteca”.
“La biblioteca dell’Assemblea regionale
siciliana continua a funzionare normalmente nei locali aperti al pubblico”.
Così puntualizza, invece, un comunicato dell’Ars, che fornisce
precisazioni dopo le notizie circa il trasferimento della stessa biblioteca e
la lettera di Apprendi. “Lo spostamento ha riguardato soltanto il deposito
dello opere non correnti (consultabili a richiesta) e dell’emeroteca. Il
materiale era collocato nel cosiddetto “Rimessone” dove già nel primo semestre
di quest’anno si erano evidenziati problemi strutturali, infiltrazioni con
distacco della pavimentazione, tracce di umidità nei muri perimetrali, e si era
registrato un elevato rischio di incendio. Pertanto gli uffici dell’Ars avevano
ipotizzato fin da aprile di trasferire le opere per garantirne la sicurezza.
L’ipotesi è stata sottoposta alla valutazione
del Sovrintendente del Palazzo Reale, e in seguito approvata dal presidente dell’Ars
Francesco Cascio e inserita nel quadro degli interventi programmati per la
rifunzionalizzazione del Palazzo dei Normanni. Il 4 maggio 2012, a
seguito di verbale di accertamento del 6 aprile dei Vigili del fuoco del
comando provinciale di Palermo, è stato intimato all’amministrazione
dell’Assemblea, di ridurre “il carico di incendio della biblioteca e del
deposito librario (‘rimessone’ ecc.)” ad un valore inferiore a 50 chili per
legno equivalente a metro quadro.
Ciò significava sostanzialmente lo
svuotamento del “rimessone” entro 180 giorni, cioè entro il 4 novembre
scorso. Pertanto l’amministrazione, pur non essendo tenuta a ricorrere a
procedura di evidenza pubblica, secondo la normativa vigente, per esigenze
legate a principi di trasparenza, ha pubblicato il 18 maggio un avviso di gara
per la ricerca di un immobile da adibire a deposito per l’archiviazione, dotato
di tutte le prescrizioni di legge garantendo la sicurezza del patrimonio
librario.
La scadenza è stata fissata per il 5
giugno, e in quella data sono state presentate cinque offerte. L’aggiudicazione è
stata effettuata al prezzo più basso di euro 87.500 annui. Per garantire
comunque la fruizione del patrimonio librario, nell’avviso è stato previsto che
le opere richieste giornalmente siano portate in Assemblea per la consultazione
senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione. È stata inoltre prevista una sala
consultazione permanente presso i locali che ospitano il patrimonio librario, a
disposizione degli studiosi.
“Tutta l’attività che è stata posta in
essere nei tempi previsti richiesti dall’Autorità di vigilanza –
sottolinea la nota dell’amministrazione dell’Ars – è stata rivolta al
mantenimento di livelli di sicurezza tali da assicurare la salvaguardia del
patrimonio bibliografico e dell’emeroteca dell’Assemblea, permettendo altresì
di procedere con le urgenti opere di restauro degli ambienti dell’Assemblea,
garantendo la fruizione del patrimonio bibliografico”.
Tutto chiaro, ma perché “le opere non
correnti” (consultabili a richiesta) e l’emeroteca sono finiti a Bagheria?
Quanto costa all’amministrazione soddisfare la richiesta di consultazione? E
dove è stato pubblicato l’avviso di gara? Perché mai l’ex deputato regionale
Pino Apprendi, il sorvegliante istituzionale, non ne sapeva niente, al punto da
chiedere notizie formali all’amministrazione?
Ecco di seguito il testo integrale della
lettera di Pino Apprendi, inviata il 29 novembre a cui l’ex deputato non ha
ancora ricevuto risposta.
Ho appreso che durante la pausa estiva la
parte più consistente del patrimonio della biblioteca dell’ARS, compresa, per
intero, la ricchissima emeroteca, è stata trasferita a Bagheria presso i
magazzini della AD Archiviazione e Digitalizzazione Service, con cui l’ARS ha
siglato un contratto di locazione e custodia. Non dubito che provvedimenti così
radicali siano stati adottati per soddisfare pressanti esigenze di sicurezza, e
tuttavia contesto, in primo luogo, l’irritualità di un procedimento, che ha di
fatto omesso di consultare preventivamente l’organo che per Regolamento ha
titolo ad occuparsi della Biblioteca, vale a dire la Commissione di vigilanza,
nonché la Direzione stessa della Biblioteca.
Come componente della Commissione e come
cittadino ritengo inaccettabile che il progetto relativo alla prestigiosa
biblioteca dell’ARS si riduca, nella comunicazione del Segretario Generale, ad
una mera dichiarazione di intenti: “in awenire la destinazione definitiva del
suddetto materiale dovrebbe essere il palazzo dei Ministeri borbonici non
appena saranno realizzati i lavori di rifunzionalizzazione del medesimo”, tanto
più che il palazzo in questione attende di essere “rifunzionalizzato” da oltre
25 anni.
In qualità di componente della Commissione
di vigilanza chiedo pertanto di sapere:
- perché non si è presa in considerazione
l’ipotesi che il patrimonio della biblioteca torni nei locali del Rimessone,
una volta che sia stata portata a termine la “manutenzione straordinaria
strutturale del Palazzo”;
- come si intende utilizzare lo spazio
sottratto alla biblioteca e chi ha deciso la destinazione degli spazi e le
priorità;
- perché, trattandosi con ogni evidenza di
un trasferimento a tempo indeterminato, non si è ricercata una collaborazione a
livello istituzionale per offrire alla biblioteca una sede adeguata e
all’utenza servizi tempestivi.
Da: Siciliainformazioni.com
04 dicembre 2012
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