mercoledì, dicembre 05, 2012

LA STRANA SCELTA DI TRASFERIRE A BAGHERIA LIBRI ED EMEROTECA


Il trasferimento di molte opere della biblioteca dell’Assemblea regionale siciliana a Bagheria diventa un caso. L’ex deputato regionale del Pd, Pino Apprendi, membro della commissione di vigilanza della biblioteca, dichiara in una nota ufficiale di non avere ricevuto alcuna risposta alle contestazioni che aveva denunciato in una lettera del 29 novembre scorso, inviata al presidente dell’Ars, Francesco Cascio. “Domani chiederò copia della convenzione, – fa sapere Apprendi – al fine di valutare le convenienze per l’importante patrimonio della biblioteca”.

“La biblioteca dell’Assemblea regionale siciliana continua a funzionare normalmente nei locali aperti al pubblico”. Così puntualizza, invece, un comunicato dell’Ars, che fornisce precisazioni dopo le notizie circa il trasferimento della stessa biblioteca e la lettera di Apprendi. “Lo spostamento ha riguardato soltanto il deposito dello opere non correnti (consultabili a richiesta) e dell’emeroteca. Il materiale era collocato nel cosiddetto “Rimessone” dove già nel primo semestre di quest’anno si erano evidenziati problemi strutturali, infiltrazioni con distacco della pavimentazione, tracce di umidità nei muri perimetrali, e si era registrato un elevato rischio di incendio. Pertanto gli uffici dell’Ars avevano ipotizzato fin da aprile di trasferire le opere per garantirne la sicurezza.
L’ipotesi è stata sottoposta alla valutazione del Sovrintendente del Palazzo Reale, e in seguito approvata dal presidente dell’Ars Francesco Cascio e inserita nel quadro degli interventi programmati per la rifunzionalizzazione del Palazzo dei Normanni.  Il 4 maggio 2012, a seguito di verbale di accertamento del 6 aprile dei Vigili del fuoco del comando provinciale di Palermo, è stato intimato all’amministrazione dell’Assemblea, di ridurre “il carico di incendio della biblioteca e del deposito librario (‘rimessone’ ecc.)” ad un valore inferiore a 50 chili per legno equivalente a metro quadro.
Ciò significava sostanzialmente lo svuotamento del “rimessone” entro 180 giorni, cioè entro il 4 novembre scorso. Pertanto l’amministrazione, pur non essendo tenuta a ricorrere a procedura di evidenza pubblica, secondo la normativa vigente, per esigenze legate a principi di trasparenza, ha pubblicato il 18 maggio un avviso di gara per la ricerca di un immobile da adibire a deposito per l’archiviazione, dotato di tutte le prescrizioni di legge garantendo la sicurezza del patrimonio librario.
La scadenza è stata fissata per il 5 giugno, e in quella data sono state presentate cinque offerte. L’aggiudicazione è stata effettuata al prezzo più basso di euro 87.500 annui. Per garantire comunque la fruizione del patrimonio librario, nell’avviso è stato previsto che le opere richieste giornalmente siano portate in Assemblea per la consultazione senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione. È stata inoltre prevista una sala consultazione permanente presso i locali che ospitano il patrimonio librario, a disposizione degli studiosi.
“Tutta l’attività che è stata posta in essere nei tempi previsti richiesti dall’Autorità di vigilanza – sottolinea la nota dell’amministrazione dell’Ars – è stata rivolta al mantenimento di livelli di sicurezza tali da assicurare la salvaguardia del patrimonio bibliografico e dell’emeroteca dell’Assemblea, permettendo altresì di procedere con le urgenti opere di restauro degli ambienti dell’Assemblea, garantendo la fruizione del patrimonio bibliografico”.
Tutto chiaro, ma perché “le opere non correnti” (consultabili a richiesta) e l’emeroteca sono finiti a Bagheria? Quanto costa all’amministrazione soddisfare la richiesta di consultazione? E dove è stato pubblicato l’avviso di gara? Perché mai l’ex deputato regionale Pino Apprendi, il sorvegliante istituzionale, non ne sapeva niente, al punto da chiedere notizie formali all’amministrazione?
Ecco di seguito il testo integrale della lettera di Pino Apprendi, inviata il 29 novembre a cui l’ex deputato non ha ancora ricevuto risposta.
Ho appreso che durante la pausa estiva la parte più consistente del patrimonio della biblioteca dell’ARS, compresa, per intero, la ricchissima emeroteca, è stata trasferita a Bagheria presso i magazzini della AD Archiviazione e Digitalizzazione Service, con cui l’ARS ha siglato un contratto di locazione e custodia. Non dubito che provvedimenti così radicali siano stati adottati per soddisfare pressanti esigenze di sicurezza, e tuttavia contesto, in primo luogo, l’irritualità di un procedimento, che ha di fatto omesso di consultare preventivamente l’organo che per Regolamento ha titolo ad occuparsi della Biblioteca, vale a dire la Commissione di vigilanza, nonché la Direzione stessa della Biblioteca.
Come componente della Commissione e come cittadino ritengo inaccettabile che il progetto relativo alla prestigiosa biblioteca dell’ARS si riduca, nella comunicazione del Segretario Generale, ad una mera dichiarazione di intenti: “in awenire la destinazione definitiva del suddetto materiale dovrebbe essere il palazzo dei Ministeri borbonici non appena saranno realizzati i lavori di rifunzionalizzazione del medesimo”, tanto più che il palazzo in questione attende di essere “rifunzionalizzato” da oltre 25 anni.
In qualità di componente della Commissione di vigilanza chiedo pertanto di sapere:
- perché non si è presa in considerazione l’ipotesi che il patrimonio della biblioteca torni nei locali del Rimessone, una volta che sia stata portata a termine la “manutenzione straordinaria strutturale del Palazzo”;
- come si intende utilizzare lo spazio sottratto alla biblioteca e chi ha deciso la destinazione degli spazi e le priorità;
- perché, trattandosi con ogni evidenza di un trasferimento a tempo indeterminato, non si è ricercata una collaborazione a livello istituzionale per offrire alla biblioteca una sede adeguata e all’utenza servizi tempestivi.
Da: Siciliainformazioni.com
04 dicembre 2012 

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