Salvatore Angelo |
L'imprenditore trapanese Salvatore Angelo è accusato di aver aperto a Cosa nostra il business della produzione di energia pulita. I clan puntavano alle biomasse. Operazione dei carabinieri: sei arresti. In manette anche un consigliere provinciale del Pdl. Sequestrati beni per 10 milioni di euro. E intanto Messina Denaro resta ancora latitante: ormai da vent'anni. Nell'ambito di un'altra operazione, i carabinieri di Palermo hanno invece arrestato in Indonesia un boss emergente: Antonino Messicati Vitale, ricercato da aprile
Ai
suoi collaboratori diceva: "Matteo è un grande amico mio, anche se per
adesso non ci posso andare a incontrarlo". L'imprenditore Salvatore
Angelo, originario di Salemi (Trapani), si vantava di essere un fedelissimo del
superlatitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro: le microspie dei
carabinieri l'hanno sorpreso mentre dava disposizioni per girare al capomafia
una parte dei guadagni ottenuti con l'ennesimo parco eolico in Sicilia.
Salvatore Angelo era un vero e proprio ras del settore: attraverso la sua rete di società controllava decine di progetti e cantieri per la realizzazione di impianti di energia pulita in Sicilia. Questa mattina, proprio nelle stesse ore in cui a Bali veniva ammanettato il boss latitante Antonino Messicati Vitale, è finito in carcere con l'accusa di associazione mafiosa. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani l'hanno arrestato assieme ad altre cinque persone, ritenute organiche alle famiglie di Salemi e Castelvetrano. Le indagini - coordinate dai pm della Dda di Palermo Pierangelo Padova e Carlo Marzella, nonché dal procuratore aggiunto Teresa Principato - dicono che Salvatore Angelo avrebbe aperto a Cosa nostra anche il business del fotovoltaico. Di recente, i clan avevano deciso di puntare sulla produzione di energia tramite le biomasse.
Salvatore Angelo era un vero e proprio ras del settore: attraverso la sua rete di società controllava decine di progetti e cantieri per la realizzazione di impianti di energia pulita in Sicilia. Questa mattina, proprio nelle stesse ore in cui a Bali veniva ammanettato il boss latitante Antonino Messicati Vitale, è finito in carcere con l'accusa di associazione mafiosa. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani l'hanno arrestato assieme ad altre cinque persone, ritenute organiche alle famiglie di Salemi e Castelvetrano. Le indagini - coordinate dai pm della Dda di Palermo Pierangelo Padova e Carlo Marzella, nonché dal procuratore aggiunto Teresa Principato - dicono che Salvatore Angelo avrebbe aperto a Cosa nostra anche il business del fotovoltaico. Di recente, i clan avevano deciso di puntare sulla produzione di energia tramite le biomasse.
Il provvedimento, firmato dal gip Giuliano Castiglia, ha portato in carcere anche due esponenti politici: Santo Sacco, consigliere della Provincia di Trapani per il Pdl, e Salvatore Pizzo, consigliere comunale di Terrasini (Palermo). Entrambi sono accusati di aver sostenuto gli affari dell'imprenditore Salvatore Angelo e di Cosa nostra. Manette per Gaspare Casciolo, ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Salemi; per Paolo Rabito e Gioacchino Villa, altri esponenti del clan.
Tramite Salvatore Angelo, Cosa nostra sarebbe riuscita a infiltrarsi nei cantieri per la realizzazione di decine di parchi eolici fra Palermo, Agrigento, Trapani e Catania. I boss avrebbero messo le mani anche su un parco fotovoltaico a Ciminna, nel Palermitano.
L'imprenditore di Salemi non accettava concorrenza. E diverse ditte del settore sarebbero state intimidite: è il caso di un'impresa che avrebbe voluto partecipare ai lavori per la realizzazione di un parco eolico in provincia di Catania: l'intervento del mafioso Paolo Forte allontanò definitivamente quella presenza ritenuta scomoda. Forte era davvero un mafioso molto particolare: vent'anni fa, offrì la sua carta d'identità a Matteo Messina Denaro, per l'inizio della latitanza. Salvatore Angelo, invece, avrebbe intrattenuto rapporti anche con i mafiosi palermitani del clan Lo Piccolo.
Il provvedimento di oggi fa scattare un sequestro di beni per un valore di 10 milioni di euro: i sigilli sono stati apposti alla società "Salemitana Calcestruzzi" di Salvatore Angelo e alla "Spallino Servizi" di Antonino Nastasi, ritenuto un prestanome dei boss di Castelvetrano e soprattutto un postino di Matteo Messina Denato. Lui, l'ultimo grande capo di Cosa nostra, sta ormai per battere un record: a gennaio, saranno vent'anni della sua latitanza.
(La
Repubblica, 07 dicembre 2012)
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