Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop e Libera hanno inviato una lettera al Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri per invitarla a ritirare l'emendamento che prevede la vendita dei beni confiscati
Egregio
signor Ministro,
ieri ha
presentato un emendamento alla legge di stabilità che include l'ampliamento
della casistica relativa alla vendita di beni sequestrati e confiscati.
L'emendamento, inoltre, contiene prerogative sull'organizzazione e la dotazione
dell'Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati, nonché correttivi
al Codice Antimafia (d.lgs 159/11) relativi ai soggetti che hanno maturato
crediti o ipoteche nei confronti dei soggetti destinatari di un provvedimento
di sequestro o di confisca per associazione mafiosa.
La
presentazione di un emendamento alla legge di stabilità a poche ore dall'approvazione
della stessa, rischia di svilire gli intenti condivisi nell'incontro del 30
Agosto 2012, in merito al percorso di ascolto che avrebbe dovuto portare a
interventi migliorativi del Codice Antimafia. Le nostre stesse organizzazioni
sono venute a conoscenza del contenuto solo attraverso canali informali e gli
organi di stampa. Per questo Le chiediamo di ritirare la parte dell'emendamento
relativa alla vendita dei beni mobili ai privati per riprendere, nonostante il
breve tempo a disposizione e l'imminenza delle elezioni politiche, il percorso
di ascolto e dialogo annunciato in questi mesi. Interventi estemporanei
rischiano di creare ancora maggiore confusione e smarrimento per gli operatori
del settore in merito alle misure di prevenzione antimafia. Se si continua a
puntare sulla vendita di questi beni, ma contestualmente non si rafforzano gli
strumenti tesi al riutilizzo sociale (cosi come previsto dalla legge 109/96),
risulterà sempre più debole l'azione di contrasto alle organizzazioni
criminali, sia sul piano repressivo sia sul piano economico e sociale.
In
questi mesi un cartello di forze ampie (sindacati, associazioni datoriali,
numerose realtà dell'associazionismo antimafia e molti operatori del settore
giustizia) avevano invocato, ottenendo una Sua disponibilità in tal senso, di
condividere un percorso partecipato mirato a migliorare il Codice Antimafia.
Siamo convinti che la lotta alle mafie attraverso l'attacco ai patrimoni
illeciti, sia un tema che debba vedere la più ampia sinergia tra l'azione delle
Istituzioni, degli attori economici e delle realtà della società civile, per
questo Le chiediamo di convocare quanto prima le tante realtà (a partire da
quelle presenti all'incontro del 30 Agosto) che in questi mesi hanno promosso
un complesso di interventi migliorativi al Codice Antimafia, con l'obiettivo di
risolverne le incongruenze sul piano legislativo rilevate in questi mesi da
tutti gli operatori del settore.
A
tal proposito non possiamo che ribadire la nostra contrarietà alla svendita dei
beni mobili e immobili sequestrati e confiscati. Servono al contrario,
interventi capaci di assicurare sempre di più strumenti per fare in modo che
questi beni diventino presidi di legalità attraverso il riutilizzo sociale, che
si è dimostrato – garantendo lavoro legale e pulito – uno straordinario
deterrente nei confronti delle organizzazioni mafiose. In questo senso, seppur
condividendo la necessità di proporre interventi in materia, non possiamo che
esimerci dal definire la scelta di questi giorni un'ulteriore occasione mancata
per la natura fortemente parziale e non esaustiva degli interventi proposti
nell'emendamento del Governo alla legge di stabilità.
Firmano
la lettera: Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil,
Legacoop, Libera.
Nessun commento:
Posta un commento