venerdì, dicembre 14, 2012

Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop e Libera scrivono al ministro dell'interno: "No alla vendita dei beni sequestrati e/o confiscati alla mafia"


Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop e Libera hanno inviato una lettera al Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri per invitarla a ritirare l'emendamento che prevede la vendita dei beni confiscati
Egregio signor Ministro,
ieri ha presentato un emendamento alla legge di stabilità che include l'ampliamento della casistica relativa alla vendita di beni sequestrati e confiscati. L'emendamento, inoltre, contiene prerogative sull'organizzazione e la dotazione dell'Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati, nonché correttivi al Codice Antimafia (d.lgs 159/11) relativi ai soggetti che hanno maturato crediti o ipoteche nei confronti dei soggetti destinatari di un provvedimento di sequestro o di confisca per associazione mafiosa.

La presentazione di un emendamento alla legge di stabilità a poche ore dall'approvazione della stessa, rischia di svilire gli intenti condivisi nell'incontro del 30 Agosto 2012, in merito al percorso di ascolto che avrebbe dovuto portare a interventi migliorativi del Codice Antimafia. Le nostre stesse organizzazioni sono venute a conoscenza del contenuto solo attraverso canali informali e gli organi di stampa. Per questo Le chiediamo di ritirare la parte dell'emendamento relativa alla vendita dei beni mobili ai privati per riprendere, nonostante il breve tempo a disposizione e l'imminenza delle elezioni politiche, il percorso di ascolto e dialogo annunciato in questi mesi. Interventi estemporanei rischiano di creare ancora maggiore confusione e smarrimento per gli operatori del settore in merito alle misure di prevenzione antimafia. Se si continua a puntare sulla vendita di questi beni, ma contestualmente non si rafforzano gli strumenti tesi al riutilizzo sociale (cosi come previsto dalla legge 109/96), risulterà sempre più debole l'azione di contrasto alle organizzazioni criminali, sia sul piano repressivo sia sul piano economico e sociale.

In questi mesi un cartello di forze ampie (sindacati, associazioni datoriali, numerose realtà dell'associazionismo antimafia e molti operatori del settore giustizia) avevano invocato, ottenendo una Sua disponibilità in tal senso, di condividere un percorso partecipato mirato a migliorare il Codice Antimafia. Siamo convinti che la lotta alle mafie attraverso l'attacco ai patrimoni illeciti, sia un tema che debba vedere la più ampia sinergia tra l'azione delle Istituzioni, degli attori economici e delle realtà della società civile, per questo Le chiediamo di convocare quanto prima le tante realtà (a partire da quelle presenti all'incontro del 30 Agosto) che in questi mesi hanno promosso un complesso di interventi migliorativi al Codice Antimafia, con l'obiettivo di risolverne le incongruenze sul piano legislativo rilevate in questi mesi da tutti gli operatori del settore.

A tal proposito non possiamo che ribadire la nostra contrarietà alla svendita dei beni mobili e immobili sequestrati e confiscati. Servono al contrario, interventi capaci di assicurare sempre di più strumenti per fare in modo che questi beni diventino presidi di legalità attraverso il riutilizzo sociale, che si è dimostrato – garantendo lavoro legale e pulito – uno straordinario deterrente nei confronti delle organizzazioni mafiose. In questo senso, seppur condividendo la necessità di proporre interventi in materia, non possiamo che esimerci dal definire la scelta di questi giorni un'ulteriore occasione mancata per la natura fortemente parziale e non esaustiva degli interventi proposti nell'emendamento del Governo alla legge di stabilità.

Firmano la lettera: Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Legacoop, Libera. 

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