La ricostruzione digitale della Matrice del 160 |
È la chiesa più antica di Corleone, fondata probabilmente
nel 1382, ampliata nel secolo successivo e decorata nel Settecento. È la Chiesa
Madre, dedicata a San Martino vescovo. Rappresenta la storia religiosa di
Corleone, ma anche quella laica, che s’intrecciano profondamente fra loro. Adesso
su questa chiesa c’è un’interessante pubblicazione di due studiosi locali,
specializzati nel settore, Francesco Marsalisi e Calogero Ridulfo (Ecclesia
Sancti Martini, Editrice Palladium 2012), che ne racconta le vicende,
attingendo a varie fonti, principalmente a quelle archivistiche ed inedite. Il
volume è stato presentato ieri pomeriggio proprio in Matrice dal sindaco di
Corleone Lea Savona, da Rosalia Margiotta e Rita Loredana Foti, docenti dell’Università
di Palermo, e dagli architetti Gianni Di Fisco e Leonardo Terrusa.
LEGGI LA PAGINA MONOGRAFICA SU "LA SICILIA"
«Leggendo
queste pagine – scrive il decano di Corleone don Vincenzo Pizzitola nella nota
introduttiva – ho scoperto quanto grande e chiaro fosse nei nostri padri il
senso della Chiesa: popolo santo di Dio, che in forza del proprio Battesimo, è
chiamato a costruire, giorno per giorno, mettendo pietra su pietra, la Chiesa,
non solo come dato teologico, ma anche come struttura materiale fatta di
pietre, di mura e di quant’altro necessita perché questa diventi “la casa della
Chiesa”». «Dalle ceneri sue è sorta più bella, ma incompleta! La maggior chiesa
di Corleone che non fu opera né di un uomo né di un secolo, ma di parecchie
generazioni, è la sintesi degli sforzi di tutto un popolo…». Scrisse questo la deputazione
della maramma della chiesa di San Martino, rivolgendosi all’arcivescovo della
diocesi di Monreale, Gaspare Lancia di Brolo, all’inizio del XX secolo, tirando
le somme della più importante opera strutturale che mai era stata realizzata a
Corleone. Il cantiere della riedificazione era durato circa tre secoli ed aveva
richiesto notevoli risorse finanziarie, fronteggiate dal clero, dall’Università
e dalla popolazione. «Pensiamo però – scrivono i due autori del libro,
Francesco Marsalisi e Calogero Ridulfo, nella presentazione - che la quantità
di energie profuse, in un arco di tempo così vasto, non sia stata sufficiente a
consegnare al popolo dei fedeli il miglior tempio possibile; infatti, non può
certamente dirsi che sotto l’aspetto architettonico la chiesa abbia un’identità
stilisticamente rilevante. Privo di apprezzabile valore artistico è sicuramente
il corpo esterno, mentre la parte interna si caratterizza per le linee sobrie e
baroccheggianti degli stucchi presenti nelle tre navate come nelle cappelle,
nel cappellone come nelle volte». Molto pregiato, invece, il patrimonio
artistico conservato nella chiesa, «sia la statuaria che le pitture», spiegano
gli autori. Ed anche loro denunciano i “saccheggi” di cui – nei secoli - è
stata vittima la Chiesa Madre. «Molte fra le opere più importanti prodotte non
sono più presenti, sono andate distrutte o depredate: diverse opere marmoree
delle cappelle originarie, ogni traccia riconducibile alle famiglie che
detenevano il “jus” patronato degli spazi votivi (stemmi, armi gentilizie,
lapidi), pitture e tele realizzate da artisti di indiscusso valore, quali
Tommaso de Vigilia, Guglielmo da Pesaro, Pietro Ruzzolone, Antonino De
Crescenzio. È andata dispersa quella che doveva essere la più importante ed imponente realizzazione artistica, la
“magna cona”, il polittico che copriva l’intera tribuna in fondo alla chiesa,
opera di Tommaso De Vigilia; così pure l’organo cinquecentesco e la cantoria
che l’ospitava, un complesso di pregevolissima fattura per il quale si erano
impegnati valenti artisti». Ed è andata distrutta anche - scrivono ancora Marsalisi
e Ridulfo - «l’enorme scalinata che giungeva al centro della strada e
l’altissima torre campanaria che costituivano, congiuntamente alla porta delle
Buccerie, un’insostituibile testimonianza del passato». Nel libro i due autori,
oltre a raccontare le origini della chiesa madre, descrivono i diversi altari
che si trovano nella stessa, e le tante processioni di santi, che culminavano,
per il Corpus Domini, nella spettacolare processione delle circa 100 statue di
santi, presenti a Corleone. LEGGI LA PAGINA MONOGRAFICA SU "LA SICILIA"
Dino Paternostro
Nessun commento:
Posta un commento