FIRENZE - Ha procurato l'esplosivo anche per l'attentato di Capaci del 23 maggio
'92, dove morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della
scorta. Con questa accusa è stato arrestato un cinquantasettenne di Santa
Flavia (Palermo), Cosimo D'Amato, nell'ambito delle indagini della Procura di
Firenze sulle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano. Gli agenti
della Dia di Firenze hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei
confronti del pescatore, ritenuto responsabile di aver fornito ingenti
quantitativi di tritolo, recuperato in mare da residuati bellici e poi
utilizzato dal comando mafioso per numerose azioni, dalla strage di via Fauro a
Roma del 14 maggio 1993 al fallito attentato all'Olimpico del 23 gennaio
1994. Secondo il procuratore Giuseppe Quattrocchi l'esplosivo fornito da
D'Amato alla mafia è stato utilizzato per tutte le stragi del 1992, 1993 e
1994: quella di Capaci, quella di via D'Amelio, quelle di Roma, Firenze e
Milano. Per gli attentati sarebbero stati utilizzati fra i 1.280 e i 1.340 kg
di tritolo.
"Le indagini sulle stragi mafiose non possono mai fermarsi.
Non ci fermeremo di fronte a niente nella ricerca di eventuali altre
responsabilità a qualsiasi livello e di qualsiasi natura, anche solo
nell'ispirazione o nell'agevolazione degli attentati", ha detto il
procuratore di Firenze. D'Amato è parente di Cosimo Lo Nigro, già condannato
per le stragi, ma non era mai entrato nell'inchiesta. Avrebbe recuperato e
fornito il tritolo alla mafia fin dalla primavera del 1992 e questo è
compatibile con il fatto che quell'esplosivo possa essere stato utilizzato
anche per la strage di Capaci. D'Amato accusato di strage, devastazione e
di detenzione di un ingente quantitativo di esplosivo, per aver concorso agli
attentati, tra l'altro, con i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e
Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro. Secondo l'accusa l'esplosivo
recuperato da D'Amato venne consegnato al commando predisposto dal boss
Francesco Tagliavia. Tagliavia è stato l'ultimo boss ad essere stato condannato
in primo grado a Firenze, nel 2011, per le stragi. Gli investigatori risalirono
a Tagliavia grazie alle testimonianze del collaboratore Gaspare Spatuzza.
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