Rosario Crocetta |
10.11.12. Tre numeri, una data, ma
soprattutto il primo giorno da presidente della Regione.Rosario Crocetta sceglie
Pasolini per dare in sintesi il suo messaggio: “Io ci credo ma non ho le
prove”. Le prove le cercherà e le cose le combatterà. Così assicura.
Da oggi è dentro il Palazzo della Regione. Con i
suoi debiti ed il suo disavanzo, ma anche con le aspettative che gli riversa
addosso la Sicilia che grida al cambiamento. Raffaele Lombardo gli consegna la
scena qualche minuto prima delle 16.30. Poi lascia, forse per sempre, la
platea. Tra il pubblico quasi più direttori regionali che giornalisti. Crocetta
è appesantito, se non stanco. Lui stesso quasi si scusa per non essere
brillante come al solito: “Sono colpito, quasi indignato per la situazione che
ho trovato”.
Il
cuffarismo è stata una stagione lunga, il lombardismo una
parentesi difficile ed articolata. Crocetta vuole inaugurare un’era. Ma forse
gli basterebbe rimettere i conti a posto e rilanciare la speranza: “Non
possiamo tollerare che un dirigente generale dell’Ars guadagni 400 mila euro. Non
accade neanche all’Onu. Non voglio creare un conflitto istituzionale -ha
assicurato- ma la spending review andra’ applicata anche li’. Fino ad un quinto
da recuperare nelle missioni e nei rimborsi ai funzionari”. Il rigore sarà
nelle scelte di giunta, ma mi aspetto che anche l’Assemblea faccia la sua
parte”.
Il patto
di stabilità dunque non come parola magica o formuletta algebrica che apre le porte a
soluzioni che non ci sono, ma anche una spesa oculata che non penalizzi la
giustizia sociale e la solidarietà ai più deboli. Ai Comuni andranno cento
milioni di euro dall’anticipo del fondo di rotazione per l’emergenza rifiuti e
per fare ripartite indotto ed economia.
“Le leggi
senza sanzioni non fanno molta paura. Mi occuperò da subito di
un gruppo di lavoro per verificare quanto autorizzazioni pendenti ancora ci
sono da dare e soprattutto metteremo all’interno del Dpef il patto di stabilità
per internalizzarlo nel prossimo bilancio, avremo quindi misure di risparmio
accanto a più efficaci ed efficienti criteri di spesa. Valorizzeremo il
patrimonio della Regione, liquideremo gli enti da liquidare, e, ad esempio
avremo un’unica azienda al posto di undici Iacp”.
Parla di
don Fortunato Di Noto, prete di frontiera per affidargli una
delega specifica sui diritti per l’infanzia e sugli altri nomi di assessori
glissa, senza impressionarsi più di tanto di trovare sempre nomi niuovi sui
giornali. Sembra ancora in campagna elettorale quando ribadisce “decadranno
tutte le consulenze”. Ma la campagna è finita, adesso si fa sul serio.
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