Un momento della traslazione dei resti di B. Verro |
Oggi, finalmente, questi due eroi dell’antimafia cittadina e i valori di giustizia e libertà da loro incarnati rappresentano una memoria condivisa, che ha un posto d’onore nel cuore dei corleonesi onesti. La manifestazione di questa mattina è stata organizzata dalla Camera del lavoro e dall’associazione “Corleone Dialogos”, col patrocinio del Comune di Corleone. Insieme ai dirigenti della Cgil, al sindaco di Corleone, agli assessori e ai consiglieri comunali, hanno partecipato all’iniziativa una delegazione di studenti del Liceo “G. Colletto” e della Scuola media “G. Vasi”, accompagnati dai loro insegnanti, il presidente e i soci della coop “Lavoro e non solo”, che coltivano i terreni confiscati alla mafia, e tanti cittadini. Prima sono state deposte due corone d’alloro – una della Cgil e di Dialogos e l’altra del Comune di Corleone - davanti alla lapide che ricorda il luogo in cui Verro venne assassinato, in via Tribuna, oggi a lui dedicata. E proprio lì, leggendo la prima frase incisa sul marmo («il 3 novembre 1915, assassinato dalla mafia qui cadeva Bernardino Verro»), è stato ricordato che nel 1985, quando la lapide fu collocata, non fu facile al comitato civico riuscire a scrivervi «assassinato dalla mafia». Tentarono di opporsi alcuni amministratori comunali, con la classica osservazione tra il finto ingenuo e l’ironico: «Ma siamo sicuri che fu davvero la mafia?».
Al cimitero comunale, i resti di Bernardino Verro, già raccolti in una cassetta di zinco, sono stati posti in un’urna in noce e trasportati nella cappella a fianco di quella di Placido Rizzotto. Sono intervenuti, quindi, per ricordare il dirigente contadino il sindaco Lea Savona, il segretario della Cgil Dino Paternostro, il presidente di Corleone Dialogos Cosimo Lo Sciuto, Giovanni Perrino dell’Anpi di Mantova, Placido Rizzotto Jr., Angela Biondi della segreteria della Camera del lavoro di Palermo. Da parte di tutti è stato sottolineato che ricordare Verro non è solo un semplice esercizio di memoria, ma un impegno a costruire lavoro e sviluppo nella legalità, sull’esempio delle cooperative sociali che lavorano sui terreni confiscati alla mafia.
D.P.
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