Bernardino Verro |
di BIANCA RUMORE
Corleone, 3 novembre 2012 –Il cimitero comunale di
Corleone accoglie associazioni, studenti, insegnanti, figure istituzionali. E’
il 3 novembre 2012, è l’anniversario dell’assassinio di Bernardino Verro,
quell’assassinio di un non così lontano 1915. Ora i resti di Bernardino
Verro vengono seppelliti accanto alla tomba di Placido Rizzotto, adesso quei
due grandi riposano assieme.
Lea Savona, sindaco di Corleone, spezza il momento iniziale di commozione
generale, esponendo, commossa anche lei, la biografia di Bernardino Verro e
definendolo "difensore dei deboli". Il sindaco racconta della "società di soprusi, di miseria" in cui egli viveva. Una
società in cui, come poi ricorda Dino Paternostro, i contadini erano
considerati alla stregua di schiavi, una società in cui quegli stessi contadini
non potevano portare i baffi, perché indice di potere e altezzosità, una
società in cui vigeva la regola del “capo chino”. Verro fu un sindacalista con
una spiccata sensibilità verso i figli della terra. Era uomo che voleva la
rivolta sociale, "un uomo che invitò i contadini a farsi crescere i
baffi, a guardare negli occhi i proprietari terrieri", continua
Paternostro.
La sua appartenenza al movimento popolare dei Fasci siciliani lo
portò a scontare dodici anni di carcere perché Francesco Crispi, l’allora capo
del Governo, si sentì minacciato dall'azione socialista
e dichiarò lo stato d’assedio in Sicilia. Uscito dal carcere solo dopo che fu
indetta un’amnistia generale, Verro andò fuori dall’ Italia (Tunisi,
Marsiglia,..) per poi fare ritorno al paese natale. Nel 1914 fu eletto sindaco
di Corleone e l’anno successivo venne assassinato con quattordici colpi di
pistola. Interviene poi Angela Biondi, responsabile
provinciale della CGIL, descrivendo la cerimonia come "un’opera di
recupero della memoria e di riconoscimento", un giorno in cui "la
memoria non è solo ricordo ma diventa patrimonio culturale delle
persone"; guardando con
ammirazione la solennità, l’impegno con cui Corleone riconosce queste due
figure storiche , aggiunge: "oggi diventa un monumento: quello che è
stato fatto è tanto, ma quello che dobbiamo fare è più importante".
Infine Cosimo Lo Sciuto, presidente di Dialogos, fa notare l’accostamento dei
nomi “Bernardino Verro” e “Placido Rizzotto” e immediatamente pone la sua
attenzione sulla posizione dello stemma di cui si fregia Corleone,
«animosa civitas». Lo stemma è posto fisicamente vicino a quei grandi,
evocativi nomi. Il presidente continua ripetendo "animosa civitas" e, associando i due nomi, dichiara: "adesso siamo degni di questa
scritta".
Si chiude così, con le lapidarie, profonde ed
efficaci parole di Lo Sciuto, la cerimonia di traslazione dei resti di
Bernardino Verro. "Corleone è cambiata, la memoria è un patrimonio
condiviso". Nessuno manca di ricordare quei due grandi, nessuno manca di
tenere alti quei e questi valori.
Bianca
Rumore
alunna della
classe 5a L sezione classica
Liceo "Don Giovanni Colletto" Corleone
Liceo "Don Giovanni Colletto" Corleone
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