domenica, ottobre 07, 2012

MAFIA: CGIL E ASSOCIAZIONI, RENDERE PRODUTTIVE LE AZIENDE CONFISCATE


Susanna Camusso
Restituire visibilita' e produttivita' alle aziende confiscate alla mafia prevedendo l'istituzione di una banca dati nazionale, insieme a una serie di agevolazioni fiscali e specifiche convenzioni con le pubbliche amministrazioni che consentano, al contempo, l'accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori impiegati. Sono alcune delle proposte presentate oggi dalla Cgil nella sede della Fnsi a Roma in occasione della campagna 'Io riattivo il lavoro', iniziativa pubblica che riunisce un cartello di associazioni: Anm, Centro Pio La Torre, Libera, Arci, Acli, Confesercenti, Avviso pubblico, Lega coop ed Sos Impresa.

Secondo le stime dell'Agenzia nazionale le aziende confiscate sono 1.636, e dall'inizio della crisi sono aumentate del 65 per cento (erano 1.062 all'inizio del 2008). Il fallimento conseguente alla confisca - e dovuto alla mancanza di commesse per il venir meno della relazione coercitiva di stampo mafioso - e' una prospettiva che riguarda il 90 per cento delle aziende. A pagare il prezzo piu' alto, con il licenziamento o la disoccupazione, sono circa 72 mila lavoratori. Secondo la Cgil, la situazione si e' ulteriormente aggravata con l'ultima riforma Fornero che ha eliminato l'accesso agli ammortizzatori sociali previsti dalla legge 109/1996 per i lavoratori delle aziende sequestrate. Ancora una volta, a pagare il prezzo piu' alto in termini economici, e' il Meridione, dove si concentrano le regioni con il piu' alto numero di aziende confiscate: 614 in Sicilia, 330 in Campania, 150 in Calabria. I settori piu' a rischio sono il commercio (27,84 per cento), costruzioni (27,11), alberghi e ristorazione (10,03). Tra le istanze emerse con la proposta della Cgil c'e' anche il riuso sociale delle aziende attraverso cooperative di lavoratori disposti a rilevarle seguendo le buone prassi finora realizzate con la legge 109/96. Al centro del dibattito, anche il problema del credito bancario, da affrontare con un apposito fondo di rotazione presso il ministero dello Sviluppo economico finanziato con una parte delle liquidita' confiscate alla criminalita'. A discutere l'iniziativa sono, tra gli altri, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, il presidente dell'Anm Rodolfo Maria Sabelli, Davide Pati di Libera, Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, Andrea Campinoti di Avviso Pubblico. Camusso auspica un'ampia partecipazione popolare all'iniziativa per ''ridare a tutto il tema dei beni confiscati non solo una dimensione giuridica, ma per dare il senso dell'importanza del patrimonio confiscato come ricaduta sull'economia - ha detto -. E' fondamentale tutelare i lavoratori delle aziende confiscate e impedire la vendita all'asta di quei beni che rischiano di tornare nelle mani dei prestanome. La proposta di legge incrocia la tutela dei lavoratori e il futuro dell'impresa: ci pare sbagliato eliminare cassintegrazione ed ammortizzatori sociali per i lavoratori, ne' siamo contenti che tra il sequestro e la confisca passino almeno 8 anni, ma e' un prezzo che non si puo' far pagare ai lavoratori''. ''La crisi inverte i fattori - ha detto Antonio Dell'Olio in rappresentanza di don Ciotti, per Libera - E' l'economia lecita a chiedere alla mafia di intervenire come unico soggetto in possesso di grandi liquidita' e in grado di spenderle. Cosi lo Stato rischia di diventare il prestanome delle mafie''. Roberto Natale, presidente Fnsi, ha ricordato l'espressione di ''coma etico'' utilizzata da don Ciotti in riferimento alla corruzione nel nostro Paese. ''Un accesso piu' diretto ai dati delle pubbliche amministrazioni consentirebbe un ulteriore strumento nella lotta alla corruzione'', ha detto Natale. ''La pietra angolare del contrasto alle mafie sta nel dare agilita' agli strumenti di confisca'', ha detto Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre - Spezzare il legame tra mafia e politica e' l'altra pietra angolare''.
Sabato 06 Ottobre 2012

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