Manfredi e Lucia Borsellino |
di GIUSI
SPICA
Le polemiche sul cognome che porta
- assicura - non l'hanno scoraggiata. Anzi, l'hanno spinta a
una "più alta assunzione di responsabilità". Quella stessa responsabilità
che le ha fatto dire sì alla proposta di scendere in campo al fianco di Rosario
Crocetta, che l'ha designata assessore alla Sanità in caso di vittoria. Lucia
Borsellino, classe 1969, figlia del magistrato ucciso dal tritolo mafioso nel
1992, parla dei motivi della sua scelta nella sede del comitato elettorale del
candidato di Pd, Udc e Api in via Mazzini. Una decisione che - dice
- è stata molto "sofferta" e soprattutto "meditata" a
lungo: "Sono qui oggi per testimoniare la continuazione di un impegno che
oggi assurge ad un livello più alto. Un livello politico. Una nuova assunzione
di responsabilità in una terra estremamente difficile. Ne ho parlato con la mia
famiglia e con le persone a me più vicine, ma soprattutto ne ho parlato con la
mia coscienza che è l'unica con la quale mi sono misurata".
Lucia Borsellino, che durante la conferenza ha ricevuto l'abbraccio del fratello Manfredi, ci tiene a dire pubblicamente una cosa: "Quello che chiedo a tutti è di avere almeno il buon gusto di non usurpare un nome e un cognome che negli ultimi 20 anni sono stati abusati, spesso proprio da coloro che la legalità l'hanno sbandierata senza praticarla. Metto a disposizione la mia esperienza, quello che ho imparato in questi anni difficili, lavorando al fianco di persone veramente straordinarie".
Lucia Borsellino risponde a distanza anche a Giovanna Marano, che ne aveva chiesto le dimissioni da dirigente del dipartimento alle Attività sanitarie per conflitto di interesse. "Anche se non sussiste l'incompatibilità - spiega la Borsellino - visto che non sono candidata, ho già valutato positivamente la possibilità di un allontanamento temporaneo ed immediato dalla pubblica amministrazione, non per venir meno ad un impegno ma per una questione di opportunità. Finora ho continuato a lavorare 14 ore al giorno, negli ultimi anni ho ricoperto ruoli tecnici di elevato livello e responsabilità assunti però con umiltà".
Visibilmente emozionata, la figlia del magistrato ha parlato a lungo del cognome che porta: "Il mio cognome è stato sempre molto ingombrante per me. Non mi consentirà mai di potermi esprimere per come sono veramente, mi si addebiterà sempre di volerlo strumentalizzare o che col mio nome io possa avere le porte aperte. Vi assicuro che non è facile portare un cognome così importante, perché bisogna essere sempre degni di farlo. Sono 20 anni che vivo in questo clima di strumentalizzazione in questa città, me ne sarei dovuta andare via da tempo, ma non l'ho fatto".
Lucia Borsellino, che durante la conferenza ha ricevuto l'abbraccio del fratello Manfredi, ci tiene a dire pubblicamente una cosa: "Quello che chiedo a tutti è di avere almeno il buon gusto di non usurpare un nome e un cognome che negli ultimi 20 anni sono stati abusati, spesso proprio da coloro che la legalità l'hanno sbandierata senza praticarla. Metto a disposizione la mia esperienza, quello che ho imparato in questi anni difficili, lavorando al fianco di persone veramente straordinarie".
Lucia Borsellino risponde a distanza anche a Giovanna Marano, che ne aveva chiesto le dimissioni da dirigente del dipartimento alle Attività sanitarie per conflitto di interesse. "Anche se non sussiste l'incompatibilità - spiega la Borsellino - visto che non sono candidata, ho già valutato positivamente la possibilità di un allontanamento temporaneo ed immediato dalla pubblica amministrazione, non per venir meno ad un impegno ma per una questione di opportunità. Finora ho continuato a lavorare 14 ore al giorno, negli ultimi anni ho ricoperto ruoli tecnici di elevato livello e responsabilità assunti però con umiltà".
Visibilmente emozionata, la figlia del magistrato ha parlato a lungo del cognome che porta: "Il mio cognome è stato sempre molto ingombrante per me. Non mi consentirà mai di potermi esprimere per come sono veramente, mi si addebiterà sempre di volerlo strumentalizzare o che col mio nome io possa avere le porte aperte. Vi assicuro che non è facile portare un cognome così importante, perché bisogna essere sempre degni di farlo. Sono 20 anni che vivo in questo clima di strumentalizzazione in questa città, me ne sarei dovuta andare via da tempo, ma non l'ho fatto".
(La Repubblica, 13
ottobre 2012)
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