Salvatore Tripi |
Pubblichiamo la relazione di Salvatore
Tripi, segretario generale della Flai-Cgil siciliana, alla manifestazione del 27 settembre scorso a Sciacca, dove stati ricordati tutti i caduti del movimento contadino e bracciantile nella lotta alla mafia rurale.
La iniziativa di oggi
nasce dalla precisa volontà politica assunta dal Comitato Direttivo della Flai
Sicilia di onorare la memoria di tutti i lavoratori e dirigenti sindacali
vittime della mafia e protagonisti delle lotte per la terra e la dignità del
lavoro,che come abbiamo sentito dalla lettura dei nomi e dei fatti risultano
essere 168 nel periodo compreso tra il 1893 e il 1966. Lo spunto e' scaturito
dalla importante decisione della Flai e della CGIL di proclamare il 2012,anno
della legalità. Infatti sulla tessera
della CGIL di quest'anno,che riporta le immagini di Falcone e Borsellino, e'
scritto: "legalità una risposta per il lavoro e il futuro".
Abbiamo
pensato,pertanto,di coniugare il tema della legalità con la visione rivolta al
futuro,partendo,pero',dalle radici del sindacato e dalla sua memoria storica.
Infatti u popolo senza
identità, senza valori e soprattutto senza memoria, è come una persona che ha
perso la memoria e non sa più orientarsi, nè che strada prendere.
Questa e' la condizione
che stanno vivendo le cosiddette società moderne: è tutto saturo, ma
paradossalmente è tutto vuoto.
Un vuoto che genera
confusione, ansia, paura.
Paura di vivere il futuro
e di credere nel futuro.
Quando questo accade e'
necessario ritornare alle proprie radici e riscoprire la propria storia: per
capire come va vissuto il presente e programmare il futuro.
Questo ritengo vale per le
persone, per le Organizzazioni, per le società.
Questo e' il senso della
iniziativa odierna: La forza delle Idee che fanno vivere la nostra Storia.
Una Storia che appartiene
al Sindacato, al movimento democratico, ma anche alla Sicilia e a tutta Italia.
Una storia che ancora
aspetta verità e giustizia. Ecco perché la Cgil ha chiesto a più riprese che
venga fatta verità e giustizia su tutti i dirigenti sindacali uccisi dalla
mafia dopo la seconda guerra mondiale in quanto protagonisti delle lotte per la
terra e la dignità del lavoro.
La forza delle idee senza
tempo.
Quali erano queste idee?
La pace, la democrazia, il
lavoro, la dignità delle persone, il rispetto delle regole, la legalità.
La Flai e la CGIL nel loro
agire e fare sindacato quotidiano si ispirano a queste idee per affermarne principi e
valori.
Ma non siamo solo noi e
guai se fosse così.
Oggi la presenza dei
familiari delle vittime della mafia, delle Istituzioni, degli Istituti
Scolastici, delle cooperative sociali che coltivano le terre confiscate alla
mafia, la esposizione delle tele del maestro
Gaetano Porcasi sull'epopea delle lotte per la terra dei braccianti e
dei contadini, sono un esempio concreto di come la memoria storica, può aprire
le porte al cambiamento e al futuro.
E, se da un lato la
memoria si e' fatta Storia, Arte, Cultura e letteratura, dall'altro vorrei
esaminare alcune questioni di quelle idee, che ho appena definito senza tempo.
La Terra, Il Lavoro, la
Legalità .
La terra immediatamente
porta all’idea dell’agricoltura e quindi del cibo, del pane, del sudore, del
lavoro.
Se ci riflettiamo
bene quella fase storica delle lotte per
la terra, non voleva significare anche la lotta per una agricoltura sviluppata
e produttiva?
E a distanza di 150 anni
dall'Unità' d'Italia i problemi dello sviluppo e del lavoro per il Meridione e
per la Sicilia si possono considerare risolti?
Certo che no. Anzi stiamo
assistendo allo smantellamento definitivo di quella idea sbagliata di apparato
industriale importato dall'esterno.
C'e' una alternativa a
tutto ciò?
Noi riteniamo di si,
individuando nella filiera agroalimentare uno dei pilastri portanti della
economia siciliana su cui costruire lo sviluppo produttivo e nuova occupazione.
L’altro pilastro lo
individuiamo nello sviluppo della cosiddetta green economy, nelle energie
rinnovabili e per stare in tema nelle biomasse e nelle agroenergie, per creare
nuovo lavoro per salvaguardare la natura, l’ambiente, per salvare il pianeta
Terra.
In concreto vogliamo
dimostrare che per individuare i fattori di crescita dell'economia e del lavoro
bisogna guardare allo sviluppo
vocazionale della nostra isola.
Ora se all'agricoltura e
all'industria alimentare, aggiungiamo l'artigianato tradizionale, l'arte e il
turismo, abbiamo trovato le carte vocazionali dello sviluppo e del lavoro in
Sicilia.
Ora con un breve richiamo
della memoria, visto che siamo a Sciacca, vorrei citare alcune eccellenze
vocazionali agroalimentari, artistico e culturali della provincia di Agrigento:
all'area del basso Belice
abbino la vitivinicoltura, a Sciacca abbino il turismo, le terme, l'arte, la
pesca, l'artigianato della ceramica; all'area del riberese l'ortofrutta e
l'olivocoltura; nell'area montana i boschi, l'ambiente, il frutteto, la
zootecnia; ad Agrigento la Valle dei Templi patrimonio dell'umanità; all'area
di Canicattì, Campobello e Licata la coltivazione in serra e l'agricoltura
specializzata (uva da tavola-melone cantalupo).
Se allarghiamo l’orizzonte
a tutta la regione, non è difficile trovare le carte vocazionali per lo
sviluppo e il lavoro in Sicilia.
Ho parlato della memoria
dei valori e dei principi, riferendoci alla forza delle idee; ed ho parlato
della memoria vocazionale riferendoci
allo sviluppo e al lavoro.
La conclusione di questo
ragionamento porta a dire che in Sicilia il cambiamento e' possibile se si
riscoprono le radici dei valori etici e morali e le radici vocazionali dello
sviluppo.
D'altronde e' un fatto
risaputo che la Sicilia ha avuto riconosciuto 47 prodotti agricoli certificati
come eccellenze uniche e di qualità .
Che cosa e' mancato
affinché l'agroalimentare diventasse fattore centrale dello sviluppo produttivo
e dell'occupazione in Sicilia?
E' mancata una politica di
programmazione, la capacità di fare sistema, una rete di servizi, la cultura
dell'associazionismo e della cooperazione, tutti aspetti fondamentali per il
controllo della filiera.
Molte aziende per rifarsi
dei costi di produzione hanno pensato e pensano di scaricare dette inefficienze
sui diritti del lavoro e sullo sfruttamento dei lavoratori. E dopo avere
sfruttato i siciliani, hanno sfruttato gli africani e ora è il turno dei
Polacchi e i dei Rumeni.
Noi invece riteniamo che
allo sviluppo di qualità, debba corrispondere un lavoro di qualità.
Che ad una agroalimentare
moderno, debba corrispondere un lavoro moderno, fatto di formazione e di
professionalità.
Che al giusto lavoro,
debba essere corrisposto il giusto salario. Che alla sicurezza alimentare,
debba corrispondere la sicurezza della salute nei luoghi di lavoro.
Quando lo sviluppo di
qualità e il lavoro di qualità si affermeranno, potremmo cominciare a parlare
di economia legale e lavoro pulito.
In una parola potremmo
effettivamente cominciare a parlare della affermazione della legalità.
Potremmo cominciare a
parlare del rispetto delle regole e delle leggi della Società, contro la
prepotenza e la sopraffazione.
La strada per arrivare
alla legalità e' piena di difficoltà e bisogna lottare con coerenza e tenacia
per abbattere l'ostacolo rappresentato dalla mafia, che da sempre ha
condizionato l'economia legale e il lavoro pulito, e quindi lo sviluppo della
Sicilia e la libertà delle persone.
Una mafia che si e'
arricchita accumulando patrimoni illeciti e che si e' fatta imprenditrice
investendo il riciclaggio del denaro sporco proprio nel settore agroalimentare,
acquisendo aziende agricole, industrie di trasformazione e aziende per la
commercializzazione.
Tutto questo ora e' messo
in discussione dalla applicazione di una legge, chiamata Rognoni-La Torre, che
prevede la confisca dei patrimoni illeciti dei mafiosi e il ritorno alla
collettività attraverso il riuso sociale.
Pio La Torre e' stato un
politico onesto, un dirigente sindacale tenace, ucciso dalla mafia il 30 aprile
1982 per questa sua intuizione sulla confisca
dei patrimoni illeciti.
Il Golia mafia si può
combattere e abbattere se nelle istituzioni e nella società operano tanti
piccoli Davide, che con le proprie fionde lanciano un messaggio per il rispetto
della legalità e colpire mortalmente la mafia.
Oggi in questa sala si
realizza un piccolo esempio di come le Istituzioni del territorio, il
sindacato, i delegati, gli Istituti scolastici, gli studenti, i familiari delle
vittime di mafia, le cooperative sociali che coltivano le terre confiscate,
sono impegnate nella lotta contro la mafia e per la legalità.
Questo impegno e queste
lotte vanno sostenute con l'azione quotidiana, con le leggi e le norme
necessarie.
L’Agenzia nazionale dei
beni sequestrati e confiscati alla mafia alla data del 3 settembre 2012
presenta la situazione seguente:
Totale beni confiscati
12410 di cui: immobili 10.774 e aziende 1636.
Il 43% delle confische
sono avvenute in Sicilia ed esattamente 5360 di cui: 4755 immobili e 614
aziende.
Sul fronte delle confische dei beni e delle
aziende noi sosteniamo con forza tre cose:
1) che i beni confiscati
alla mafia non vanno messi all'asta per essere venduti;
2) che devono ritornare
alla collettività attraverso il riuso sociale;
3) che occorrono delle
nuove norme a sostegno delle aziende e dei lavoratori, nel passaggio tra
economia illegale a quella legale.
E' in questa direzione che
la Flai e la CGIL nazionali hanno elaborato 10 proposte per sostenere
l’economia legale e il lavoro pulito,con particolare riferimento alle aziende
confiscate alla mafia.
Infatti risulta che circa
il 90% delle aziende confiscate,fallisco a seguito di tale provvedimento
I contenuti delle 10
proposte li trovate nella carpetta dell'iniziativa odierna.
Per ragioni di tempo mi
soffermo solo ai titoli.
ART. 1
Trasparenza delle
informazioni e white list delle aziende sequestrate e confiscate.
Motivazione della
proposta:
Garantire il massimo
livello di trasparenza delle informazioni relative alle misure di prevenzione
sin dal momento successivo al sequestro. In questo modo si può orientare in
modo più efficace la tutela dei lavoratori coinvolti e favorire la tenuta delle
aziende sul mercato attraverso il costante aggiornamento della banca dati.
L'obiettivo della norma è
quello di garantire in questo processo il più ampio livello di coinvolgimento
degli enti istituzionali e non, degli agenti economici, delle organizzazioni
sindacali e della società civile.
Art. 2
Istituzione dell'Ufficio
Attività produttive e sindacali presso l'Agenzia
Motivazione della
proposta:
Le mafie sono un fenomeno
economico e sociale e in quanto tale vanno combattute. La proposta è mirata
alla costituzione di un Ufficio Attività Produttive e Sindacali all'interno
dell'Agenzia per i beni confiscati. In questo modo si potrebbero affrontare in
modo agile le criticità relative alle aziende sequestrate e confiscate
integrando il lavoro dell'Agenzia con il Ministero dello Sviluppo Economico,
dell'Economia, del Welfare. L'ufficio diventerebbe il punto di riferimento
anche per le relazioni sindacali e per la promozione di politiche di sviluppo
attraverso i beni e le aziende confiscate.
Art. 3
Istituzione presso le
Prefetture dei Tavoli Provinciali permanenti sulle aziende sequestrate e confiscate.
Motivazione della
proposta:
Per porre le aziende e i
beni confiscati alla base di una nuova idea di sviluppo pulito e legale bisogna
necessariamente coinvolgere gli agenti economici, istituzionali e territoriali.
Solo in questo modo si può creare una sinergia tra il lavoro dell'Agenzia e il
complesso delle istituzioni e delle forze della società civile impegnate nella
costruzione di percorsi di legalità e responsabilità. La proposta mira ad
affiancare al lavoro dei nuclei provinciali di supporto, attualmente attivi
solo in alcune province, tavoli ad hoc con il compito di risolvere le criticità
legate alle aziende sequestrate e confiscate. I tavoli provinciali potrebbero,
inoltre, supportare il lavoro del Ufficio Attività Produttive e sindacali istituito
presso l'Agenzia. I Tavoli sono anche i luoghi deputati al confronto sindacale
territoriale.
Art. 4
Misure in favore dei
lavoratori e delle lavoratrici delle aziende sequestrate e confiscate.
Motivazione della
proposta:
I lavoratori e le
lavoratrici sono parte lesa, pagano colpe non loro nel momento in cui il datore
di lavoro viene colpito da un sequestro e la confisca. Il senso dell'Art. 4 è
quello di reintrodurre l'accesso agli ammortizzatori che la recente riforma
Fornero ha cancellato per i lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate.
La Cgil è convinta che sia fondamentale, invece, rafforzare l'accesso agli
ammortizzatori per questa tipologia di lavoratori. Si propone, quindi, di
introdurre un accesso universale agli ammortizzatori a prescindere dalla
dimensione e tipologia dell'azienda, per garantire un sostegno al reddito ai
lavoratori e dare il tempo necessario all'autorità giudiziaria di riorganizzare
l'attività produttiva per farla ripartire quanto prima. In questo senso la
proposta individua un automatismo: quando l'attività si blocca per
riorganizzazione e affrontare una flessione di mercato fisiologica gli organi
competenti devono disporre l'accesso automatico agli ammortizzatori. Si
individua, inoltre, un incentivo per i datori di lavoro che assumono ex
dipendenti delle aziende sequestrate e confiscate.
Art. 5
Misure a sostegno della
legalità delle imprese
Motivazione della
proposta:
La legalità va sostenuta
con gesti concreti e non solo a parole. La proposta individua un complesso di
strumenti a sostegno delle imprese che decidono di avviare un percorso di
emersione alla legalità, come nel caso delle aziende sequestrate e confiscate.
Si attribuisce automaticamente il rating di legalità come strumento di
agevolazione e premialità nell'accesso agli appalti pubblici. Ma non solo: si
incentiva, nella fase del sequestro, anche il consumo presso le aziende
sequestrato e confiscato con uno sconto d'IVA pari al 5%. Un intervento di
questo tipo è fondamentale anche per sostenere le imprese che devono sostenere
maggiori costi dovuti al percorso di emersione alla legalità. Si prevede,
inoltre, che anche la P.A. possa stringere convenzioni con queste aziende per
la realizzazione, di opere, gestione di servizi e forniture.
Art. 6
Istituzione Fondo per le
Aziende sequestrate e confiscate.
Motivazione della
proposta:
Uno degli scogli da
superare per una aziende in fase di sequestro è il blocco delle linee di
credito da parte delle banche. La proposta introduce uno strumento come un
fondo ad hoc per garantire il credito e fornire le adeguate garanzie agli
istituti bancari. Si introduce, inoltre, un fondo di rotazione per garantire le
risorse necessarie per il percorso di emersione alla legalità e il
riposizionamento di mercato delle aziende che devono costruire nuove relazioni
economiche al di fuori del sistema mafioso. Il fondo garantisce prestiti
agevolati da restituire in un tempo ragionevole a favorire il percorso di
emersione alla legalità. Le disponibilità economiche per il fondo sarebbero
garantita da una parte delle liquidità confiscate alla criminalità che
attualmente confluiscono nel bilancio dello Stato.
Art. 7
Emersione del lavoro
irregolare, tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nelle aziende
sequestrate e confiscate.
Motivazione della
proposta:
Quando un amministratore
si confronta con un'azienda sotto sequestro ha come compito prioritario quello
di verificare le condizioni di lavoro, la tutela della salute e della sicurezza
dei lavoratori e lo stato economico dell'azienda. L'Art. 7 propone di
individuare una serie di agevolazioni fiscale attraverso un credito d'imposta
teso a favorire la regolarizzazione dei rapporti di lavoro in nero o
irregolari, di individuare un percorso di investimento per la sicurezza dei luoghi
di lavoro e l'assunzione a tempo determinato e indeterminato del personale
impiegato in modo irregolare. Una norma del genere è fondamentale per
restituire dignità e diritti a lavoratori costretti a lavorare ai margini della
legalità.
Art. 8
Fissazione dell'udienza di
verifica dei crediti e saldo dei creditori.
Motivazione della
proposta:
Attualmente il Codice
Antimafia approvato dallo scorso Governo condiziona la continuità dell'attività
produttiva posta sotto sequestro al saldo dei creditori in buona fede.
Qualora l'amministratore
non riuscisse a pagare i debiti la legge prescrive l'avvio della procedura
fallimentare. La proposta mira a congelare i debiti per saldarli dopo
l'esaurimento della procedura giudiziaria, quindi dopo la confisca definitiva.
Una norma del genere è necessaria per garantire un lasso di tempo utile
all'amministratore per salvaguardare i rapporti di lavoro e la continuità
dell'attività produttiva. Si prevede, inoltre, l'estensione del concordato tra
creditori e debitori previsto dalla legge Marzano per le aziende in crisi.
Art. 9
Destinazione a fini
sociali delle aziende confiscate.
Motivazione della
proposta:
Dopo il percorso di
emersione alla legalità l'azienda deve necessariamente vivere di vita propria.
Per questo l'Art. 9 propone una serie di incentivi per i lavoratori che
costituendosi in cooperativa sono disposti a rilevare l'azienda. Alle
cooperative e agli imprenditori disposti a investire nelle aziende sequestrate
e confiscate va riconosciuto un valore e un rischio sociale maggiore, per
questo motivo è necessario mettere gli agenti economici in condizioni di
operare nelle migliori condizioni possibili. L'esempio di molte cooperative che
operano sui beni confiscati ha dimostrato che il lavoro è una delle risposte
allo strapotere mafioso e quindi è necessario sostenere chi si impegna per
creare nuove opportunità di lavoro in territori vessati dalla presenza mafiosa.
Art. 10
Formazione dei lavoratori
delle aziende sequestrate e confiscate.
Motivazione della proposta:
Spesso nelle aziende
gestite dal malaffare sono calpestati i più elementari diritti dei lavoratori,
a partire dalla norme per la tutela della salute e della sicurezza.
Serve garantire ai
lavoratori un percorso di formazione specifico sull'organizzazione del mondo
del lavoro, sui loro diritti e sulle opportunità di sviluppo dei beni e delle
aziende confiscate. In questo senso si propone di attivare delle specifiche
collaborazioni tra le istituzioni e i fondi interprofessionali per organizzare
un percorsi di formazione specifici per i lavoratori delle aziende sequestrate
e confiscate.
Se dovessi scegliere una
frase per sintetizzare il senso e lo scopo della proposta, la racchiuderei così
:
Dobbiamo sconfiggere il
luogo comune che, di tanto in tanto riecheggia in Sicilia,” con la mafia si
lavora, con lo Stato no.”
E’ inaccettabile il fatto
che le aziende mentre sono in protezione della mafia non conoscono
problemi,appena subentra lo Stato non si riesce a garantire continuità
produttiva e salvaguardia dei posti di lavoro.
Salutiamo con favore che
il Ministro degli Interni Cancellieri intende costituire un Cabina di regia e
preannunciato modifiche alla normativa sulla gestione dei beni confiscati,ma la
Flai e la Cgil nelle prossime settimane sulla proposta avvieranno una raccolta
di firme, per farla diventare un testo di disegno di legge di iniziativa
popolare.
Una raccolta di firme che dovrà saper coinvolgere il territorio e
le sue popolazioni.
Su questi temi la strada
da percorrere è ancora lunga, per questo mi adopererò affinchè la iniziativa di
oggi non sia né la prima, né l’ultima.
Penso, infatti, sia
interessante ogni anno ripeterla in ciascun territorio mettendo al centro uno
dei temi di quelle idee che abbiamo definito senza tempo.
Infine, nel ringraziare
tutti i presenti: i familiari delle vittime della mafia , i Presidi e gli
studenti degli Istituti scolastici “Amato Vetrano” di Sciacca e “Salvatore
Quasimodo” di Palermo, i Presidenti delle cooperative sociali, la Flai
nazionale, la Cgil Regionale, la Flai di Agrigento per la straordinaria
collaborazione alla riuscita della iniziativa, penso che oggi con il contributo
di tutti lasceremo scritta una straordinaria giornata del vivere e del fare
sindacato, per onorare la memoria dei
caduti per le lotte per la terra e per
guardare con più fiducia verso il futuro.
Viva i Martiri del Lavoro
e della Libertà,Viva la Flai, Viva la CGIL .
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