Auto,
locali e ragazze. Addirittura fan. A Padova continua a fare discutere
Giuseppe Salvatore Riina, il 34enne terzogenito di Totò Riina che da aprile
scorso si trova nella città veneta per scontare un anno e mezzo di
sorveglianza speciale.
E,
stando a quanto racconta il Corriere del Veneto, Riina Jr. si diverte
parecchio. In almeno un'occasione è stato visto in orario aperitivo in uno dei
locali più «in» della città, in compagnia anche di suoi compaesani. Il posto
auto del locale scelto per l'happy hour sarebbe stato riservato da qualcuno
per conto dello stesso Riina, e il giovane rampollo corleonese sarebbe stato
visto scendere da un'auto di lusso e di grossa cilindrata accompagnato dal
suo entourage di amici siciliani e belle ragazze. Il tutto nel più totale
rispetto delle regole che gli impone il regime cui è sottoposto, visto che
Riina non ha mai sgarrato ai controlli: le sue firme in questura sono regolari,
tre volte alla settimana.
Ma
dalle pagine di "Oggi", Riina Jr. attacca: "Sono stato
considerato un appestato, esiliato da Corleone, volevano cacciarmi anche da
Padova. Hanno cercato di infangare anche chi mi ha aiutato. Con questo libro
(che sta scrivendo, ndr) ho cercato di mostrarmi per quello che sono. Di
svelare particolari della mia vita. Non sono il boss prepotente e sbruffone
che hanno dipinto. Sono un uomo che vuole riappropriarsi della sua vita.
Anche se mi chiamo Riina".
Sul
padre dice che "non lo vedo da dieci anni. Non lo tocco da
venti. Di lui so che sta male, che è stanco, malato. Ha il Parkinson e un
cuore malandato. Vorrei abbracciarlo, certo, ma so che lo farò solo quando
sarà morto. Ama la musica, le canzoni di Claudio Villa. Mi ha insegnato a
rispettare gli altri, non è l’uomo descritto dalle cronache giornalistiche o
dalle sentenze, ma un padre affettuoso, pieno di attenzioni e di principi.
Gli piaceva cucinare, curare il suo orto e le sue piante. In tutte le case
che abbiamo avuto c’è sempre stato un giardino e un pollaio: passava le ore
fra galline e conigli. Amava gli animali. Ci sono sempre stati cani e gatti
in casa nostra".
E su
Paolo Borsellino: "Mio padre ha detto che sarebbe stato ucciso da uomini dello Stato
e non dalla mafia? Avrà avuto i suoi buoni motivi". Una parola
anche per Bernardo Provenzano: "Non è stato lui a tradire mio padre.
Sicuramente ha fatto comodo a qualcuno dirlo. Erano amici. Mio padre non ha
mai creduto in un suo tradimento. Non ci crede lui e non ci credo io".
Sul presunto tentativo di suicidio di Provenzano e un suo possibile pentimento,
afferma: "Comprensibile, forse, la prima notizia: un uomo anziano e
malato in regime di 41 bis che decide di togliersi la vita. Dell’altra non
penso niente, ci sarebbe da riflettere su altro: perché far trapelare la
notizia?".
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