sabato, settembre 08, 2012

Ignazio Cutrò, teste antiracket, senza scorta: "Abbandonato per le vacanze"

Ignazio Cutrò
di FABIO RUSSELLO
L'imprenditore Ignazio Cutrò è stato accompagnato dalla tutela insieme con la famiglia nella località balneare scelta per un breve soggiorno. Lì però nessuno ha provveduto alla sua protezione. Solo quando ha protestato gli è stato notificato che la sua vita era in pericolo e gli è stato intimato di lasciare il villaggio.
Lui è un imprenditore di Bivona in provincia di Agrigento che ha affrontato la mafia e che da testimone di giustizia ha fatto condannare i suoi estortori. 
Vive una vita da recluso perché le cosche hanno giurato di fargliela pagare. Ora Ignazio Cutrò è riuscito a regalare alla sua famiglia dopo anni di privazioni una vacanza in un villaggio turistico vicino Crotone ma - ha denunciato oggi - per diversi giorni è rimasto alla mercé di chiunque volesse chiudere i conti con lui e con la sua famiglia. "Per una settimana sono rimasto in Calabria senza scorta e senza alcuna protezione, alla mercé di malintenzionati che avrebbero potuto agevolmente far male a me e ai miei familiari. Forse devo dire grazie ai mafiosi che si sono distratti". "Volevo regalare - ha raccontato l'imprenditore antimafia - una settimana di serenità lontano dalla Sicilia alla mia famiglia pur senza far venire meno i criteri di sicurezza. Ebbene è successo che accompagnati ed adeguatamente scortati da casa mia fino alla località balneare poi siamo stati lasciati completamente soli. Persino il personale di scorta resosi conto che non ci avrebbe preso in carico nessuno e che nessuna scorta era stata predisposta dalle autorità competenti sul territorio di Crotone, ha cercato di capire che cosa stesse accadendo. Ma hanno ricevuto l'ordine di lasciarci e tornare in sede". I Carabinieri di Crotone hanno fatto sapere - come racconta lo stesso Cutrò - che all'interno della struttura alberghiera non era necessaria alcuna protezione. Ma - racconta Cutrò - solo quando l'imprenditore ha minacciato di chiamare il Ministero per chiedere spiegazioni è stato chiamato da un ufficiale dell'Arma che ha comunicato a Cutrò di essere "in imminente pericolo" e che era necessario "lasciare quel posto".  "Perché  -  ha denunciato Cutrò  -  a scortare il presidente della Repubblica in vacanza ci sono almeno dieci carabinieri. Qual è la differenza tra me e lui? Non abbiamo pari dignità? Io ho combattuto la mafia, quella vera e forse rischio qualcosa in più". Ignazio Cutrò ha denunciato il fatto in una lettra che ha inviato al Ministero dell'Interno e all'Arma dei carabinieri in cui ha chiesto che di fare "luce sui fatti": "Spero che quanto accaduto - ha scritto Cutrò - non sia conseguenza delle nostre lamentele sulle disfunzioni riscontrate".
 (La Repubblica, 08 settembre 2012)

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