martedì, settembre 25, 2012

De Magistris: “Prima l’alternativa a Monti, poi dialogo col Pd”

Luigi de Magistris
Approfitto di questo spazio per riprendere una mia intervista al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, uscita ieri su Pubblico.Buona lettura «Non mi interessano le primarie. Chiedo a Vendola, Di Pietro, Ferrero una scelta coraggiosa: rompere gli indugi per costruire un’alternativa al montismo e al liberismo. Successivamente aprire un confronto programmatico col Pd, col suo variegato popolo». Fermo. Deciso come mai sulla linea da intraprendere. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris  - oggi a Vasto per la festa Idv – è pronto a dare il suo contributo alla costruzione di un nuovo centrosinistra: «Entro fine mese presenterò il manifesto del mio movimento arancione».

Sindaco, partiamo proprio da qui. A che punto siamo col suo soggetto politico?
«Sgombriamo subito il campo da equivoci: il mio non sarà un partito ma un luogo di partecipazione, un movimento che tenterà di mettere in relazione le realtà presenti sui territori, dalle esperienze di economia dal basso alle lotte per i beni comuni. Farà politica e cercherà di coinvolgere i disillusi. Parlerà di contenuti e non di alleanze o tatticismi. Dialogherà coi partiti, sarà un plusvalore. A fine mese presenteremo il manifesto e a metà ottobre costruiremo a Napoli la prima iniziativa pubblica: mi interessa l’immagine del Quarto Stato, di un popolo in cammino per cambiare il Paese».
Il partito dei sindaci invece è morto sul nascere per le divisioni interne?
«Non è mai esistito questo partito. C’è una rete dei sindaci che si sta sempre più stringendo e che vuole far sentire la propria voce in campagna elettorale».
Che ne pensa delle primarie? Vendola si dovrebbe candidare o meno?
«Le vere primarie in Italia non le abbiamo mai conosciute. Negli Usa sono un momento di confronto civile e di coinvolgimento popolare. Da noi sono un regolamento di conti interni. Producono lacerazioni, non unità. Di queste primarie sono un osservatore esterno, non mi suscitano passione e non sosterrò nessuno. Non mi sento di dare consigli a Vendola».
Il leader di Sel ha espresso il desiderio di paternità. Qual è il suo giudizio sull’omogenitorialità? E sui matrimoni gay?
Sono temi su cui è necessario quanto prima legiferare, si avverte un vuoto normativo che risulta, oltre che ingiusto di principio, anche anacronistico essendo il Paese maturo per una nuova stagione di diritti e piena democrazia. Appare insopportabile, ed è comunque un tentativo monco, il ruolo di supplenza che le amministrazioni locali in molti casi stanno portando avanti su questo fronte cercando di colmare un gap legislativo nazionale: penso alla mia stessa città, ma ce ne sono tante altre, e all’istituzione del registro delle unioni civili che abbiamo varato. Credo sia giunto il momento di un pieno riconoscimento dei diritti, quindi anche della possibilità di unirsi in matrimonio e di vivere la genitorialità, per quelle coppie formate da persone dello stesso sesso. Piccola parentesi: lo dico da cristiano, da cattolico, da uomo che crede e che tiene sul suo comodino il Vangelo, che apprezzo ed amo anche per il carattere rivoluzionario, per esempio in termini sociali, che da secoli esso veicola.
Cosa si sente di dire a quella componente del Pd (Fioroni in primis) che invita Vendola a rientrare nei “ranghi”?
Francamente incontro una profonda difficoltà a capire la resistenza etica e morale su questo discorso: il riconoscimento del matrimonio gay non è né una offesa né una diminuzio di quello civile tra persone di sesso diverso. Paradossalmente trovo molto meno cristiano il mantenimento dello stato attuale: l’esistenza di amori di serie a e quelli di serie b che discrimina gli esseri umani e le persone offendendone la dignità.
Più volte ha attaccato il governo Monti. Il Pd ha scelto di sostenerlo e  di votare provvedimenti come il fiscal compact o la manomissione dell’articolo 18. È possibile un dialogo coi democratici?
«Questo non è un governo tecnico ma politico, sostenuto dai grandi partiti Pd-Udc-Pdl  e che sta attuando misure dolorose e non condivisibili. Potevo comprendere l’opzione Monti per dare una “spallata” a Berlusconi, il problema è appoggiarlo per quasi un anno: il Pd ha votato andando contro l’alternativa alle cricche e alle ingiustizie sociali. Questo ragionamento nel Pd non è minoritario: molti elettori – e anche dirigenti del partito – invocano una svolta e chiedono una sinistra moderna. Il tempo stringe e il Pd deve accelerare i tempi per smarcarsi dal montismo e assumere un nuovo volto. L’obiettivo è cercare un percorso comune».
Intanto si deve costruire l’alternativa?
«Certo. Vendola, Di Pietro e gli altri devono rompere gli indugi – come fatto per i referendum sugli articoli 8 e 18 – e lavorare per un nuovo soggetto antiliberista, aperto a movimenti vari e realtà locali: penso alla Fiom, al popolo referendario per l’acqua pubblica etc… Per il tipo di legge elettorale che stanno vagliando non escludo nemmeno  l’avvento di un Monti-bis, per arginare le forze del cambiamento dal basso».
E il leader di questa coalizione dell’alternativa chi potrebbe essere?
«Non faccio nomi. Dico solamente che le persone sono importanti. In ballo c’è un’innovativa proposta politica e bisogna capire su quali gambe si faccia camminare tutto questo. I cittadini vogliono un volto nuovo, che trasmetta loro sicurezza».
De Magistris?
«Non lascio Napoli. Ho la mia missione politica: fare la rivoluzione governando».
La Fiom potrebbe avere un ruolo determinante per la nascita di un nuovo soggetto?
«La Fiom è un sindacato che ha ridato dignità alla classe operaia su temi fondamentali a sinistra. Deve assolutamente partecipare alla costruzione dell’alternativa».
Lei ha attaccato frontalmente Grillo accusandolo di avere dietro “poteri forti”. Ma chi sono? Casaleggio è potere forte?
«Intendevo dire che Casaleggio è una persona che non proviene dall’ambiente degli studenti, dei centri sociali, della cooperazione dal basso. Ma dal mondo agiato, dai cosiddetti  poteri forti. Casaleggio conduce ed indica la linea politica. Quel che è uscito fuori ultimamente – come il caso Favia e il problema della democrazia interna al M5S –  non fa altro che confermare le mie idee su Grillo».
Da ex-pm, cosa ne pensa del conflitto tra Napolitano e la magistratura? Chi ha osato criticare il Quirinale è giusto venga tacciato di “populismo giudiziario”?
«Ho firmato petizioni e sottoscritto il discorso di Roberto Scarpinato in via d’Amelio. Come non stare con coloro che ostinatamente cercano verità scomode come i magistrati con la “schiena dritta” che si stanno battendo per fare luce sulle inchieste di Palermo? Inoltre Nicola Mancino è stato il presidente che ha presieduto quella sezione disciplinare del Csm che mi ha “strappato” la toga da pm quando stavo facendo il mio mestiere ed indagando. Una triste pagina».
Giacomo Russo Spena
(24-09-2012)

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