Rosario Crocetta |
Nonostante lo scenario, Klauscondicio, solitamente frivolo e salottiero, sicuramente gossipparo, editorialisti, esperti di costume e cronisti politici hanno cercato di analizzare il senso della scelta, addebitandone la responsabilità ora a Rosaio Crocetta, ora alla Sicilia che avrebbe preteso di sentirsi dire proprio questo, ora ancora alla “pruderie” dell’alleato più importante di Crocetta, Pierferdinando Casini e la sua Unione di Centro, una formazione cattolica che tiene massimamente ai giudizi d’Oltretevere.
Pierluigi
Battista, un uomo sensato e competente, tanto per fare un
esempio, sostiene che la rinuncia non abbia niente a che fare con il
genere, l’essere gay, “ma perché ha in mente una forma modernissima di
oppressione: l’intrusione mediatica nella vita privata”.
Ma in
effetti, Crocetta, nell’annunciazione, cita Silvio Berlusconi, per
spiegare che “è stato rovinato dalla donne” e i rappresentanti delle
istituzioni hanno l’obbligo di tenere una vita morigerata.
Se li
contate, abbiamo già inventariato ben sei moventi utili per comprendere le ragioni della rinuncia. Ma
non bastano. Pierluigi Battista, come ogni persona di buonsenso, si interroga e
va ancora più a fondo, scoprendo qualcos’altro. “Crocetta non
è presentato dai media come “il candidato” e basta, ma sempre come il
candidato che è gay in terra di Sicilia.
Ne
consegue, ragiona Battista che, presumibilmente in Sicilia, tutti
si chiedono “come avrebbe fatto l’Udc non ad accettare il programma, ma un
candidato gay”. Se Battista avesse aggiunto “in Sicilia”, il ragionamento
sarebbe stato perfetto, ma non l’ha fatto, e dunque l’analisi non regge, in
quanto Crocetta è stato candidato sindaco, senza veli né rinunce, a
Gela, ed ha avuto grandi consensi. Non c’era l’Udc a doversene preoccupare,
è vero, ma Casini ha preso atto che il genere di Crocetta in Sicilia lungi
dal creare problemi, pare attirare consensi. In più, in un colpo solo, Casini
ha smentito le critiche di coloro che attribuiscono al suo patto un
atteggiamento codino verso la Chiesa. Grazie a Crocetta l’Udc si è guadagnato
la laicità a buon mercato.
“Le
libere scelte sessuali di un candidato”, osserva seriosamente
Battista sul Corriere della Sera (in prima pagina), “sono diventate il prius,
il nucleo centrale dell’immagine. Trasformando la figura incolpevole di
Crocetta in una specie di macchietta della commedia all’italiana: la figura del
gay dichiarato che deve farsi strada nella fitta boscaglia di pregiudizi di cui
la primitiva Sicilia è nell’immaginario la terra eletta”.
Ecco che
rispunta la Sicilia, incolpevole almeno quanto Crocetta. “Ecco
il destino a cui giustamente ‘il candidato’ e basta, Crocetta, intende
ribellarsi”. Battista, tuttavia, avverte – e fa molto bene
– che “il pregiudizio non è dei siciliani nei confronti del candidato gay,
ma di chi in Sicilia e soprattutto fuori, non poteva rinunciare al corto
circuito che la presenza di Crocetta avrebbe rappresentato per la Sicilia
raccontata da Vitaliano Brancati”.
La
conseguenza? “È il pettegolezzo moderno, il problema, non solo la
profondità della dimensione arcaica della Sicilia moderna”. Conclusione: otto alto in pagella per il candidato gay:
“Crocetta ha il merito di avere rotto questa catena di automatismi”.
Avendo
dato conto delle supposizioni altrui, avanziamo una modesta
ipotesi anche noi, per non restare indietro, visto che, a differenza di
Battista, conosciamo il candidato gay.
Rosario
Crocetta è cattolico praticante e non ha mai rimproverato il Padreterno per
la sua condizione, tutt’altro. Per come sono andate le cose crediamo che nelle
sue preghiere lo abbia ringraziato dei favori che gli ha finora concesso. La
rinuncia, dunque, è un fioretto. Solo un fioretto. Un dono all’Onnipotente per
aver regalato l’emozione di una candidatura alla massima carica istituzionale
dell’Isola. Rimane il dubbio sulla scadenza temperale, perché i fioretti hanno
una scadenza e sono legati al coronamento di un sogno.
Anche il
governatore dimissionario, Raffaele Lombardo, ne ha
fatto uno, rinunciando al fumo ed alle sigarette. E non per questioni di
salute. La propensione alla rinuncia “associa” il governatore
all’eurodeputato candidato alla presidenza? Manco per niente, figuriamoci.
L’area antagonista non aspetta altro che di scoprire il filo comune fra i due…
Da: Siciliainfirmazioni.com
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