Passa da Vicenza la tappa clou del processo di ammodernamento strategico dell’esercito degli Stati Uniti d’America. Con l’obiettivo di disporre di truppe sempre più versatili, flessibili, rapide ed efficienti, il Comando centrale di U.S. Army ha annunciato che nel marzo 2013 verrà attivata una brigata di tremila uomini per operare in Africa nell’ambito di un programma pilota denominato regional alignment concept.
La 2^ brigata da combattimento della fanteria, denominata Dagger Brigade (“brigata pugnale”) sarà la principale
unità che verrà utilizzata per le missioni “pilota” di U. S. Army Africa. “Gli
uomini della Dagger Brigade
2/1ID, per buona parte del tempo che saranno assegnati ad Africom
rimarranno a Fort Riley, Kansas”, ha dichiarato Andrew Dennis, un colonnello
britannico che sta lavorando per l’esercito statunitense come capo-divisone per
le “politiche di difesa e cooperazione”. “I team che andranno in Africa
potrebbero essere molto piccoli, a livello di compagnia, ad esempio. Essi
potrebbero essere coinvolti in missioni di basso livello o con un’organizzazione
più strutturata, e partecipare pure a vere e proprie esercitazioni”.
La nuova visione operative e strategica
dell’esercito statunitense è stata commentate da Lesley Anne Warner, analista
di questioni africane per il Centro per gli Studi Strategici di Washington. “Per la prima volta da quando è stato costituito il comando
unificato per il continente africano nell’ottobre 2008, ad Africom verranno
assegnate a rotazione forze da combattimento che verranno trasferite dalle basi
continentali Usa a luoghi prescelti in Africa”, scrive la Warner.
“L’applicazione della Regionally
Aligned Brigade indica che i
militari riconoscono la necessità di sviluppare un più efficiente sistema di
gestione della forza e di sperimentare un più ridotto e leggero concetto
operativo. Così facendo, si tenterà di mantenere una presenza globale rivolta
contro le minacce transnazionali tenendo ben presente le lezioni apprese dal
lavoro con le forze di sicurezza locali in Iraq e in Afghanistan nell’ultimo
decennio”.
Il concetto relativo alla nuova brigata regionale consentirà
inoltre al Comando Africom di espandere le piccole missioni attualmente in
corso, prime fra tutte quelle dirette dallo Special
Forces Command - Africa (SOCAFRICA)
e dall’U.S. Marine Forces - Africa (MARFORAF). “Un esempio di queste operazioni
include lo schieramento di cento uomini delle forze speciali per
l’addestramento e la consulenza della task force composta da quattro paesi,
Uganda, Repubblica Centroafricana, Repubblica democratica del Congo e Sud
Sudan, che opera per catturare il leader del Lord’s Resistance Army, Joseph
Kony”, aggiunge l’analista del Centro di Studi Strategici. “L’altro esempio è
rappresentato dal Marine Corps
Special Purpose - Air Ground Task Force, la componente specializzata aerea
e terrestre del Corpo dei marines, composta da poco più di 200 uomini e
organizzata in piccole unità, che viene impegnata dalla base di Sigonella, in
Italia, nella conduzione di interventi di cooperazione alla sicurezza e nel
potenziamento delle capacità di risposta per crisi limitate”.
L’attivazione della nuova brigata Usa si accompagna al
rafforzamento delle capacità di pronto intervento e proiezione delle unità di
U.S. Army Africa di stanza a Vicenza. Qualche mese fa, nella cittadina veneta è
stata attivata una piccola unità,
l’Headquarters and Headquarters Battalion, per fornire i servizi di
supporto logistico a tutto il personale dell’esercito impegnato nel continente
africano.Nel corso della prima settimana di giugno, a Vicenza e nella base
aerea di Aviano, è stata sperimentato per la prima volta l’impiego del Contingency Command di U.S. Army Africa (CCP), il comando
mobile destinato a dirigere i futuri strumenti di coordinamento e comunicazione
per assicurare “risposte flessibili e variegate” alle richieste di “dislocamento
dei reparti, di assistenza umanitaria o di evacuazione di non-combattenti”. “Le
versioni del CCP possono essere configurate sia su un team di collegamento di
una decina di persone che in un vera e propria task force di comando congiunto
a supporto di oltre cento persone per un’operazione di U.S. Africom”, ha
spiegato il sergente maggiore David Brasher, a capo del CCP. “L’esercitazione
realizzata a Vicenza ed Aviano ha certificato la capacità del Contingency Command di U.S. Army Africa nel dislocare un
comando avanzato con il relativo equipaggiamento grazie all’impiego di un aereo
cargo C-17. Il CCP adesso è pronto ad operare ovunque sia necessario, in tutto
il continente africano. Ci toccherà poi certificare la giusta combinazione
aerea per imbarcare i nostri rifornimenti in modo da pianificare e realizzare
le nuove missioni con la massima efficienza”.
Il potenziamento operativo di U.S. Army Africa è stato
sottolineato dal generale David R. Hogg, a capo delle forze terrestri di stanza
a Vicenza sino allo scorso mese di agosto. “Con sempre più soldati, U.S. Army
Africa continuerà a rafforzare i propri legami con i militari e i governi della
regione, insegnando tattiche di guerra, formando nel campo della logistica e
della sanità, così come combattendo la fame, le malattie e il terrorismo”, ha
dichiarato Hogg. “L’esercito statunitense consente attualmente ai propri
soldati d’intervenire solo in 46 dei 54 stati africani a causa dei pericoli
alla loro sicurezza. In occasione di una recente esercitazione, i militari Usa
hanno addestrato le forze armate ugandesi a rifornire per via aerea i commandos
che nelle foreste incalzano i ribelli del Lord’s Resistance Army, milizia
accusata di aver commesso atrocità in Africa centrale. Oggi, con
l’autorizzazione del governo dell’Uganda, un centinaio tra militari e civili
statunitensi, inclusi due team da combattimento, comando, comunicazioni e
logistica, forniscono informazioni, consulenze e assistenza alle forze armate
partner che lottano sul campo contro Joseph Kony”.
Grazie al finanziamento del Dipartimento di Stato, i militari di
U.S. Army Africa stanno pure assicurando l’addestramento delle truppe dei paesi
africani destinate alle controverse missioni di peacekeeping in Somalia e alla “protezione dei
convogli” e al “contrasto di dispositivi esplosivi improvvisati” in Corno
d’Africa. Nel prossimo futuro, sempre secondo il generale Hagg, l’esercito
statunitense “dovrà partecipare a corsi militari in Africa, nella scuola francese
di sopravvivenza nel deserto di Gibuti e nella jungla di Ghana e Gabon”.
Da Stoccarda, i comandanti Africom precisano tuttavia di non avere
intenzione, a medio termine, di stabilire “basi permanenti” nel continente.
Oggi, gli Stati Uniti possiedono in Africa un Forward
Operating Site “semipermanente”
a Camp Lemonnier (Gibuti), dove sono stati schierati più di 2.000 uomini della Combined Joint Task Force-Horn of
Africa (CJTF-HOA).
L’infrastruttura è utilizzata per le operazioni militari Usa in Corno d’Africa,
nel Golfo di Aden e in Yemen ed è stata concessa in leasing dal governo locale
sino al 2015 con la possibilità di proroga sino al 2020. Un’altra base
operativa avanzata di AFRICOM è presente nell’isola dell’Ascensione,
possedimento britannico nell’Atlantico meridionale. Tra le proprie facility
logistiche e di supporto, il Comando di Stoccarda annovera poi le stazioni
aeronavali di Rota (Spagna) e Sigonella (Sicilia), Aruba (Antille olandesi),
Souda Bay (Grecia) e Ramstein (Germania).
Le forze armate statunitensi hanno inoltre libertà di accesso a un
imprecisato numero di basi aeree e porti in Africa e hanno stabilito una serie
di facility pronte ad essere occupate in caso di necessità e gestite
normalmente dagli eserciti locali. Denominate dal Dipartimento della difesa Cooperative Security Locations (CSL), esse si trovano in Algeria,
Botswana, Gabon, Ghana, Kenya, Mali, Namibia, Sao Tomé e Principe, Sierra
Leone, Tunisia, Uganda e Zambia. Africom mantiene pure uffici di rappresentanza
e collegamento nei quartier
generali dell’Unione Africana in Etiopia, di Ecowas in Nigeria, del Kofi Annan International
Peacekeeping Training Center in
Ghana e dell’International Peace Support Training Center in Kenya. Secondo un’articolata
inchiesta pubblicata di recente dal Washington
Post, i militari Usa disporrebbero in Africa pure di alcune basi aeree per
il decollo di velivoli-spia con e senza pilota. Il centro d’intelligence che
coordina il sistema d’intelligence si troverebbe in Burkina Faso: sotto la
copertura di un programma segreto di sorveglianza denominato in codice Creek Sand, una decina di
militari e contractor statunitensi opererebbero stabilmente all’interno della
zona militare dell’aeroporto internazionale di Ouagadougou. Gli aerei-spia
decollerebbero pure dal Mali, dalla Mauritania, dall’Etiopia, da Gbuti, dal
Kenya, dall’Uganda e dall’arcipelago delle Seychelles (Oceano Indiano).
Un’altra base top secret dovrebbe essere attivata prossimamente pure in Sud
Sudan.
L’eccellenza bellica di U.S. Army Africa Vicenza è confermata dal
profilo del nuovo comandante nominato poco meno di un mese fa. Si tratta del
generale Patrick J. Donahue, in
arrivo dal Training and
Doctrine Command di
Langley-Eustis, Virginia. L’alto ufficiale ha diretto numerose unità di assalto
aviotrasportate e di fanteria meccanizzata; è stato membro dell’equipe che ha
pianificato le operazioni di guerra in Iraq e, dopo aver lasciato Baghdad nel
maggio 2003, ha assunto il comando della 1^ Brigata della 82^ divisione
aviotrasportata a Kandahar, Afghanistan, in supporto dell’Operazione Enduring Freedom. Dopo
un’ulteriore missione in Iraq nel 2004, nel biennio 2005-05 il generale Donahue
ha ricoperto l’incarico di Comandante della regione orientale della forza
multinazionale in Afghanistan, dirigendo sanguinose operazioni di
“contro-insorgenza” nell’area di Khost. Adesso per il militare è giunta l’ora
d’intervenire nel “caldo” continente africano.
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