Se le tendenze “nazionali” riferite dagli istituti demoscopici fossero
riproponibili sul territorio siciliano alla vigilia del voto d’autunno per il
rinnovo dell’Assemblea regionale e l’elezione del presidente della Regione, le
previsioni muterebbero profondamente. Fra le “cifre” nazionali e quelle
siciliane, infatti, ci sono differenze abissali. Ed e’ la ragione per la quale
i maggiori partiti nazionali, e non solo l’ora, guardano all’Isola con
apprensione e, in qualche caso, con sgomento. Le
formazioni che raccolgono i consensi piu’ elevati sul territorio nazionale
nelle intenzioni di voto, infatti, in Sicilia vedono dimezzati i suffragi,
mentre alcune altre formazioni politiche, come l’Mpa e Udc sono le piu’ quotate
in Sicilia. Questa forbice costituisce una novita’ assoluta e conferisce alle
consultazioni isolane un carattere “di specialita” di difficile valutazione.
Il TG de La7 di Mentana assegna il 27,9 per cento dei consensi al
Pd, il 20,3 al Pdl, il 16,1 al Movimento 5 Stella, il 7,5 all’Idv, il 6,2
all’Udc, il 5,7 a Sinistra Ecologia e Liberta’ (5,1 alla Lega, 2,0 alla Destra,
1,8 a Fli, 1,8 a Fds, 1,2 al Psi, 0,9 ai Verdi) con una astensione del 32 per
cento una quota di indecisi del 18 per cento.
I dati di Demopolis, che hanno monitorato la Sicilia, assegnano
invece il primo posto al Mpa, il Movimento per l’Autonomia di Raffaele
Lombardo, con il 16 per cento. Dietro il Mpa, il Partito Democratico con il
15,2 per cento e il Pdl con il 15 per cento, quasi 14 punti percentuali in meno
il Pd, e cinque il Pdl. Quarto posto per l’Udc con il 12,5, giusto cinque punti
percentuali in piu’. Ma la diversita’ non finisce qui: Demopolis assegna un
buon consenso al Grande Sud di Gianfranco Micciche’ (7,5) che sul territorio
nazionale, stando ai risultati de La7 non arriva ad una cifra. Altra
particolarità, seppure contenuta, e’ rappresentata dal Movimento 5 Stelle, che
ottiene il 16,1 su scala nazionale e il 9,0 su scala regionale.
Se Idv e Sel potessero contare sulle intenzioni di voto raccolte
dai sondaggisti su scala nazionale, il loro ingresso in Assemblea regionale
siciliana sarebbe possibile, potendo superare lo sbarramento del 5 per cento,
ma le cose stanno diversamente nell’Isola (3,6 per Sel, 4,1 per l’Idv) e
“risalire” la china e’ davvero difficile per entrambi i partiti. Notevole,
seppure insufficiente, il dato dei finiani, che sono quotati a livelli bassi
sul territorio nazionale (1,8) mentre raggiungono il 4,5 sul territorio
siciliano.
Confrontando i dati di Demopolis con Ipsos di Pagnoncelli (piu’
vecchi rispetto a La7) il divario con le tendenze siciliane aumenta, perche’ il
16 per cento arriva al 20 per cento favore del Movimento 5 Stelle, undici
punti in meno rispetto alle quotazioni isolane.
Data Monitor, che ha pubblicato un sondaggio per Milano
Finanza, non modifica il dato del Pdl, abbassa di cinque punti quello del
Pd, e di due punti circa quello dell’Udc, mentre assegna l’1,5 per cento al
Grande Sud, il 6,2 al Sel, il 7,0 all’Italia dei Valori. L’astensione
arriverebbe al 24,8 per cento e gli indecisi al 19,0.
Se si andasse a votare subito, secondo Demopolis, i siciliani alle
urne non supererebbero il 61 per cento e gli indecisi fra i votanti
costituirebbero una platea piuttosto ampia, il 28 per cento. Ed e’ proprio
l’esiguita’ dei “decisi”, di coloro che hanno maturato una intenzione di voto
consapevole, che rende ancora molto dubbia la risposta dell’elettorato
siciliano.
Puo’ cambiare molto a patto che i partiti adottino strategie di
rottura con il passato: non bastano ne’ il maquillage ne’ il restyling, occorre
una rottura con il passato, convincente e credibile.
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