Il cardinale Carlo Maria Martini |
Di lui si può parlare anche come di un «mancato Papa», essendo arrivato al
Conclave del 2005, quello che elesse Benedetto XVI, come uno dei «papabili»,
sostenuto - si disse allora - dall'ala più progressista del Collegio
cardinalizio. Già dal 2002 arcivescovo emerito di Milano, trasferitosi a
Gerusalemme per riprendere i suoi prediletti studi biblici, in realtà - secondo
le successive ricostruzioni - in quel Conclave Martini ottenne meno consensi
del previsto e il duello nelle quattro votazioni si restrinse ai soli Ratzinger
e Bergoglio.
Eccelso biblista, grande propulsore dell'ecumenismo tra le varie Chiese e
confessioni cristiane, promotore del dialogo tra cristianesimo ed ebraismo, il
gesuita Martini ha avuto più volte anche posizioni critiche su decisioni
dell'attuale Papa, spesso 'scomode', o comunque non in linea con l'ufficialità.Ad esempio, nel luglio 2007, con un'intervista al Sole 24 Ore, Martini criticò il 'motu propriò «Summorum Pontificum» con cui Benedetto XVI aveva liberalizzato la messa in latino col rito tridentino. «Amo la messa preconciliare e il latino ma non celebrerò la messa con l'antico rito», disse in sostanza il porporato, apprezzando comunque «la volontà ecumenica a venire incontro a tutti» mostrata dal Pontefice tedesco.
Nel marzo 2010, poi, nel pieno dello scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica, venne riportato un suo pronunciamento favorevole al ripensamento dell'obbligo di celibato dei preti. In un comunicato diffuso però dall'arcidiocesi di Milano, Martini smentì tali dichiarazioni, sostenendo anzi di ritenere «una forzatura coniugare l'obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi a sfondo sessuale». Ma è in particolare sui temi etici che le sue prese di posizione ha fatto più volte scalpore.
Nell'aprile del 2006 avevano fatto molto discutere le aperture di Martini sull'uso del profilattico, indicato come «male minore» nel caso di prevenzione dal contagio Hiv. «Lo sposo affetto dall'Aids - spiegava in un dialogo per L'Espresso con il chirurgo Ignazio Marino, poi diventato parlamentare Pd - è obbligato a proteggere l'altro partner e questi pure deve potersi proteggere». In quel dialogo, Martini manifestava anche prudenza nell'esprimere giudizi sulla fecondazione eterologa ed invitava ad approfondire la strada per l'adozione di embrioni, anche da parte delle donne single, pur di impedirne la distruzione.
Disco verde veniva dato anche all'adozione per i single: in mancanza di una famiglia «composta da uomo e donna che abbiano saggezza e maturità», anche «altre persone, al limite anche i single, potrebbero dar di fatto alcune garanzie essenziali. Non mi chiuderei perciò a una sola possibilità». E sull'eutanasia: «neppure io vorrei condannare le persone che compiono un simile gesto su richiesta di una persona ridotta agli estremi e per puro sentimento di altruismo». Tuttavia «è importante distinguere bene gli atti che arrecano vita da quelli che arrecano morte. E questi ultimi non possono mai essere approvati».
Tutti temi finiti anche nel recente libro «Credere e conoscere», di Martini e Marino (Einaudi), in cui non mancano 'aperture' esplicite su questioni come, oltre che il profilattico, le coppie di fatto, sia etero che omosessuali. A proposito di chi ha partner dello stesso sesso, ad esempio, Martini diceva che «tale comportamento non può venire nè demonizzato nè ostracizzato». Mentre, anche se la famiglia va difesa, «non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido - affermava l'arcivescovo emerito - le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili».
Anche se in contrasto con alcune delle posizioni di Benedetto XVI, comunque, Martini non ha mai fatto mancare il rapporto di vicinanza e fedeltà con l'attuale Papa, suo coetaneo, al quale, nell'ultimo incontro avuto a Milano il 3 giugno scorso, in occasione del Meeting mondiale delle Famiglie, ha espresso anche solidarietà per la vicenda dei documenti trafugati. «Ho voluto dire al Papa che accettare queste cose dolorose come dono è purificatorio. Lui soffre e noi soffriamo con lui. Ma la verità si compirà», aveva commentato Martini all'indomani dell'incontro in Curia.
L'Unità, 31 agosto 2010
Nessun commento:
Posta un commento