35 anni fa nella borgata di FICUZZA (Corleone)
venivano uccisi il Colonnello dei Carabinieri Giuseppe RUSSO (dagli amici chiamato “Ninì”) e il suo
amico Prof. Filippo COSTA di Misilmeri.
L’Ufficiale da comandante del Nucleo Investigativo di PALERMO, tra i primi, individuò gli interessi e le attività del gruppo mafioso che si stava organizzando intorno alle figure diMichele GRECO , Salvatore
RIINA, Bernardo PROVENZANO e Leoluca BAGARELLA, negli anni in cui si sarebbe
consolidato il controllo della mafia sui finanziamenti pubblici e i grandi
appalti per la ricostruzione del Belice, dopo il devastante terremoto del 1968. Il Colonnello RUSSO è stato sicuramente uno dei
primi investigatori a comprendere la necessità di spostare l’attività
investigativa sui grandi appalti e sull’interesse che avrebbero inevitabilmente
suscitato nel sodalizio criminale
L’Ufficiale da comandante del Nucleo Investigativo di PALERMO, tra i primi, individuò gli interessi e le attività del gruppo mafioso che si stava organizzando intorno alle figure di
che stava per assumere il controllo di cosa
nostra nelle tre province di PALERMO, TRAPANI e AGRIGENTO, che proprio in
questa terra avrebbe avuto il suo centro nevralgico intono alle figure di
Salvatore RIINA e Bernardo PROVENZANO, i quali, dopo vent’anni dall’omicidio,
nel 1997, sono stati riconosciuti e condannati come i mandanti dell’eccidio di
FICUZZA. Il suo generoso e profondo impegno ha così permesso che si
realizzassero, con successo e - direi - anche in totale assenza di
“collaboratori” esterni, vaste, ripetute, incalzanti operazioni investigative contro
ogni forma di criminalità e, in maniera frontale, contro le varie
organizzazione mafiose. La sua figura è scolpita in un ponderoso rapporto del
Nucleo Investigativo di Palermo, espressamente indicato nella
sentenza-ordinanza del novembre 1985 contro Abbate Giovanni + 706
imputati, redatta dai valorosi giudici Falcone e Borsellino, in cui sono
indicati movente, mandanti e esecutori del delitto. L’omicidio avvenne in modo
plateale perché la “mafia voleva una
esecuzione spettacolare ed esemplare” come affermato sui quotidiani locali
dal giornalista Mario FRANCESE che da quella stessa mafia fu assassinato il 25
gennaio 1979. Un messaggio chiaro: chi prova ad intralciare i piani dei
«corleonesi» muore!
Palermo, 19 agosto 2012
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