Rosario Crocetta |
Al di là del gossip, la candidatura di Rosario Crocetta scompiglia tutto: il Pd, il centrosinistra, l’Udc, il Nuovo Polo (Mpa, Fli, Mps, Api). Nel Pd non sanno che pesci pigliare, la qualcosa non è davvero una novità considerati i precedenti. Devono abbozzare e salire sul carro di Crocetta,mandando all’aria il faticoso lavoro fatto con l’Udc a Roma e a Palermo? Lanciare segnali di fumo, prendendo tempo in attesa di eventi? O tagliare la testa al toro, ricordando a Crocetta che a decidere deve essere il partito, con le primarie (ormai messe in scaffale) o senza?
La tela tessuta da Sergio D’Antoni con Beppe Lupo, che mette in pista l’asse Pd-Udc, si è spezzata. Gianpiero D’Alia ha criticato aspramente le candidature autonome, e benedetto le parole di Cascio, che propone un tecnico come Monti (“Parole sante”). Il Nuovo Polo fa capire di non disdegnare un ticket Crocetta-Russo, e il Pdl ritrova le ragioni per tentare una pace armata con Miccichè in prima fila.
Alla presentazione della candidatura di Crocetta di Palermo c’erano molte rappresentanze locali, con una folta colonia gelese, una presenza significativa della opposizione a Lupo (amministratori provinciali, comunali, dirigenti). Gli schieramenti che hanno diviso il partito si ripropongono d’incanto come altre volte. “La mia non è una candidatura di partito”, spiega Crocetta. Contano poco, per lui, gli apparati. “Confido nella militanza dei “senza tessera”.
Nel centrosinistra ci sono altre due candidature “non autorizzate”: Claudio Fava e Vladimiro Crisafulli. Il primo è in pista dalla prima ora, presentato da un folto gruppo di intellettuali e uomini dello spettacolo. Al pari di Crocetta non è intenzionato a fare marce indietro. Crisafulli si è proposto pochi giorni fa, la sua discesa in campo può rientrare, questa la sensazione generale. Gli viene attribuito un valore tattico. Il senatore tratterà la rinuncia.
Ciò che avviene in Sicilia, tuttavia, è appeso ad un filo, perché da Roma giungono segnali contraddittori, le grandi manovre sulle alleanze sono in progress, e non si sa dove si andrà a parare. Casini ha annunciato di privilegiare la solitudine e mettere insieme i moderati, Bersani vuole fare altrettanto con i progressisti. A urne chiuse, dicono, si siederanno attorno ad un tavolo. In questo modo non turbano le sensibilità del loro elettorato. In Sicilia potrebbe accadere la stessa cosa, ma c’è il problema dell’elezione diretta del Presidente che pretende la coalizione perché le candidature siano credibili. Per questa ragione sono sante le parole di Cascio, secondo D’Alia. Un papa straniero aggiusterebbe tutto.
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