di Adriana Sensi*
Sono trascorsi pochi giorni da quando sono tornata da Corleone, dove ho
partecipato, per il quarto anno, al progetto “Liberarci dalle spine”. Desidero fare una
piccola riflessione su questa bellissima esperienza che mi fa sentire ogni
volta più ricca di valori. Provo a descrivere alcuni momenti vissuti
insieme a quanti hanno partecipato. Mi sono portata a casa tanti ricordi e tantissime immagini mi passano per
la mente. Uno dei momenti più intensi era l'ora del pranzo che coincideva con il
ritorno dei ragazzi dai campi. Chiudo gli occhi e vedo i volti stanchi, sudati, dei
soci, dei giovani, dopo una mattinata passata sotto il sole. Noi “cuoche forse, anche
un po' nonne”, eravamo pronte ad offrire loro un primo spuntino fatto con il
buon pane siciliano, ed ecco che fioccavano i sorrisi.
Ripenso anche a qualche momento di tensione percepito durante le verifiche. Ci sono regole da
rispettare, che a volte sembrano eccessive ai ragazzi, ma occorre riflettere in
quale contesto e luogo ci troviamo; le azioni quotidiane che compiamo devono
essere dettate da un unico fine: valorizzare la Cooperativa “Lavoro e
non solo”, non basta il duro lavoro nei campi, ma è necessario
curare l'immagine che viene offerta alla cittadinanza, che diventa, a mio
parere, sempre più interessata e partecipe.
Mi accompagnano i ricordi dei tanti amici che abbiamo incontrato
durante le visite ai luoghi simbolo per la lotta alla mafia, a quanti sono
venuti a casa Caponnetto: fra i tanti Don Luigi Ciotti protagonista
di un incontro. All'inizio della riunione i ragazzi erano ammutoliti, consapevoli
dell'importanza degli argomenti da affrontare, superato il primo momento,
riaffiorò la loro naturale esuberanza e spontaneità e infine, durante il
dialogo, emerse la maturità che caratterizza i tanti giovani che partecipano ai
campi di lavoro. Al termine della riunione feci omaggio a Don Ciotti del libro “ Mani
solidali, Viaggio fra le sartorie”, prodotto dall'Auser Toscana, dopo uno
sguardo veloce ai titoli e alle immagini, ricambiò il dono con un gesto
affettuoso e una frase di apprezzamento. E' difficile descrivere in modo
appropriato i sentimenti che si provano in quindici giorni così intensi di
emozioni: i rapporti affettuosi fra pensionati toscani e siciliani, con i
soci e con i ragazzi.
Il momento dei saluti, è il più difficile da affrontare e il più bello da
ricordare, è uno di quei momenti dove, a mio parere, è possibile cogliere il
fortelegame che si crea fra generazioni. Nel silenzio e nell'intimità della mia
casa, la notte, quando il sonno stenta ad arrivare, rivedo il biglietto di
Giovanni e Pietro scritto in un foglietto di quaderno, “ per Adriana, Dina e
Lidia, care ragazze ci avete preso il cuore, non solo con i vostri manicaretti,
ma soprattutto con la vostra energia e simpatia. Conoscervi è stato un
privilegio, siete grandi un abbraccio”. Ricordo l'abbraccio di Chiara
e la sua voce, che dice: “ci stiamo organizzando per venire a farvi
visita”, Lorenzo che ci ha chiesto la disponibilità di un incontro congiunto
nella sua scuola per parlare di legalità e di giustizia e i tanti,
tanti abbracci, che mi porto nel cuore insieme a quelli degli anni passati.
Ricordo, in particolare, i ragazzi con i quali mantengo un rapporto
amichevole, fatto di stima e condivisione degli stessi valori. Un pensiero
affettuoso è per Matteo Biagi.
Termino ricordando l'ultima verifica nella quale i coordinatori, fra
l'altro, invitarono tutti noi ad individuare e riportare a casa una parola, che
raccogliesse in se l'esperienza da noi vissuta. Ho riflettuto molto perché tante
sono le parole appropriate, ne ho scelta una che ho imparato e
praticato nella mia lunga militanza in CGIL, valida ancora oggi in tutti i
contesti: nel lavoro, nel volontariato, nella vita, “RESISTERE”.
* volontaria Spi, Auser, di Arezzo
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