Sono passati venti anni da quel tragico 19 luglio del 1992 in via d'Amelio
a Palermo, venti anni che hanno scavato un solco tra l'Italia di quei giorni e
di oggi, tra la Prima e la Seconda Repubblica, tra la macelleria mafiosa delle
stragi e la nuova mafia ancora più pericolosa, sempre criminale ma più accorta
nell'uso spettacolare della violenza. Sono passati venti anni in cui tutto è
cambiato per rimanere gattopardescamente uguale a prima; tangentopoli, mani
pulite e l'onda dell'indignazione popolare contro corruzione e malaffare si è
infranta sul muro solidissimo dell'intreccio tra politica ed affari su cui si è
retto e si continua a reggere buona parte del sistema politico nazionale.I
partiti al potere, come dentro una girandola impazzita, hanno cambiato nome in
continuazione, aggregandosi e disgregandosi ma rimanendo comunque al servizio
di quei poteri forti e di quella casta padrona, fondata sul coagulo tra
politica, intrallazzi, affari e criminalità che da sempre governa nell'ombra
l'Italia.
Sono gli stessi poteri, che stretti attorno ai loro privilegi, con
una mano si giocano in borsa il nostro diritto al futuro, e con l'altra agitano
i fili a cui è attaccato il governo Monti cancellando in pochi mesi diritti
conquistati e difesi in decenni di lotte, dalla cancellazione di fatto
dell'articolo 18 alla riforma delle pensioni, dal pareggio di bilancio inserito
nella Costituzione al Fiscal compact. Ci sono stati, nella storia del nostro
paese, momenti in cui le lotte sociali o l'indignazione popolare hanno avuto la
capacità di disegnare un paese diverso, in questi momenti, la risposta è
sempre stata stragista, con la costruzione della strategia della tensione, così
è stato il 12 dicembre del 1969 a Piazza Fontana a Milano, e così è stato il 19
luglio del 1992 in via d'Amelio a Palermo come nelle altre stragi del 1993,
eseguite da Cosa nostra e dai soliti ignoti committenti. Dietro quelle
stragi c’è la genesi della nostra Seconda Repubblica che, come ripete da
anni il pm Antonio Ingroia, “affonda i suoi pilastri nel sangue’’,
così come appare sempre più chiaro, che c'è stata una trattativa tra stato e mafia,
che è scomparsa l'agenda rossa di Paolo Borsellino, che tanti sono stati i
depistaggi, nell'inchiesta sull'attentato di via d'Amelio, per non giungere mai
ad una verità definitiva, che quella consumatasi in via d'Amelio nel 1992 è una STRAGE DI STATO.
Oggi a vent'anni dalla strage di via d'Amelio, sarebbe stato lecito
aspettarsi che il Presidente della Repubblica rassicurasse il paese sul suo
impegno a ricercare la verità sulla vicenda riguardante la trattativa tra stato
e mafia, piuttosto che il suo intervento, contro la Procura della Repubblica di
Palermo, dove Napolitano antepone le sue prerogative, a danno di un'indagine
cruciale per far luce sulla nostra storia recente.
Abbiamo bisogno di VERITA' E GIUSTIZIA, dobbiamo ricercarle
disegnando un'Italia diversa, intrecciando le lotte sociali, alla lotta contro
i potentati economico criminali, dobbiamo far luce su tutti quei lutti e quelle
stragi prodotte dalla mente e dal corpo malato di un POTERE che ancora solido
tiene in mano i fili della nostra storia, dobbiamo intrecciare giustizia
sociale e verità sulle stragi per tornare padroni del nostro destino
sconfiggendo chi ci tiene prigionieri di un'incubo che dura da oltre
quarant'anni.
Davide Ficarra
Segretario Provinciale
Rifondazione Comunista Palermo
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