Luigi De Sena |
Tra i testimoni dell'inchiesta relativa alle stragi del '92 e alla
trattativa, l’ultimo smemorato di Stato che le inchieste siciliane ci
consegnano è Luigi De Sena. Aura da lottatore antimafia che però non ricorda
alcuni dettagli potenzialmente importanti. Può la testimonianza del vicepresidente della Commissione Antimafia essere
definito "lacunosa" dai magistrati che lo interrogano sulle stragi
del '92 e sulla trattativa? In Italia sì e nel silenzio tombale dei tanti
lottatori antimafia in servizio militante. L'ultimo smemorato di Stato
che le inchieste siciliane ci consegnano è Luigi De Sena. Nome poco
conosciuto eppure importante, molto importante. E' un prefetto, ex-appartenente
ai servizi segreti civili (l'ex-Sisde) e attuale Vicepresidente della
Commissione Antimafia in quota PD.
E' finito nell'inchiesta sulla strage di Via D'Amelio e con
accenni per nulla positivi. Anche per questo da vice presidente dell'Antimafia
ha preferito non partecipare all'audizione dei magistrati siciliani in
Commissione. Il suo nome è legato ai depistaggi sulle indagini della strage del
19 luglio 1992 e sul ruolo di alcuni 007. "I lacunosi ricordi di Luigi DE
SENA -scrivono i magistrati nisseni - hanno tradito le aspettative di questo
Ufficio che aveva ritenuto, che, tramite lui - in considerazione degli stretti
legami con il dott. LA BARBERA - si potesse far luce sulle strategie e sul modo
con cui erano state sviluppate le investigazioni sulla strage di via
D'Amelio".De Sena è l'uomo che protegge La Barbera, il dominus dell'inchiesta che porterà al depistaggio Scarantino per la strage. E' lui che lo chiama al Sisde, dove però La Barbera non produce nemmeno una relazione. A segnalare l'incredibile anomalia è stato il Procuratore nisseno Sergio Lari in Commissione Antimafia lo scorso maggio: "Comunque, nella sede dei Servizi non abbiamo trovato nulla, ma soltanto l'indicazione di La Barbera come collaboratore "dal ... al ...", con lo pseudonimo Rutilius. Basta. Non c'era una sola riga, né una relazione di servizio, nulla: questi fascicoli sono muti". E il Pm Bertone di fronte all'attonito presidente Beppe Pisanu ha aggiunto: "Il dottor De Sena si era riservato, in esito a contatti con i suoi collaboratori, di farci sapere qualcosa, ma a tutt'oggi nulla abbiamo saputo".
De Sena - sottolineano i magistrati - non ricorda nulla sulle note del Sisde, dove rivestiva un ruolo apicale, che anticipano la falsa testimonianza di Scarantino. Secondo i magistrati De Sena conoscerebbe con precisioni la genesi della pista Scarantino, uno dei più grandi errori investigativi della storia d'Italia che per 17 anni ha mandato in carcere 7 innocenti, consegnando una falsa verità sulla strage che costò la vita a Paolo Borsellino. Depistaggio che - sospettano gli inquirenti - serviva ad occultare uno dei moventi della strage: la trattativa.
Ma c'è dell'altro. De Sena è coinvolto in una sorta di guerra di spie combattuta in Sicilia tra la fine degli anni '80 e i '90. I magistrati siciliani lo interrogano anche sulla tentata strage dell'Addaura e sulla morte di due ragazzi che lavoravano sotto-copertura. E' emerso che De Sena si era occupato di far entrare nei servizi Emanuele Piazza, un giovane 007 poi ucciso, utilizzandolo per la cattura di latitanti. Un ruolo non ufficiale quello di Piazza, una sorta di contractor che garantiva l'invisibilità, in caso di incidenti di lavoro, per l'intero servizio. La sua morte è legata a quella di un poliziotto: Nino Agostino. Per entrambi La Barbera tara le indagini verso un'inesistente pista passionale. A svolgere quelle indagini, su cui oggi c'è un'inchiesta aperta a Palermo furono altri due poliziotti agli ordini di La Barbera: uno è indagato per depistaggio per la morte di Agostino, l'altro, Vincenzo Di Blasi, è stato per anni l'uomo ombra di De Sena a cui presentò proprio Emanuele Piazza, lo 007 ucciso. Oggi Di Blasi sta scontando una pena a sette anni per favoreggiamento nei confronti del clan dei Graviano, secondo le ultime indagini mandanti ed esecutori della strage Borsellino.
Nonostante tutto De Sena mantiene un'aura di uomo di Stato e lottatore antimafia. Recentemente ha presentato un libro sui giornalisti minacciati dalle mafie. Che evidentemente non conoscono gli atti delle inchieste siciliane che riguardano il loro illustre testimonial.
Nessun commento:
Posta un commento