La Camera dei deputati |
1. Credo si possa affermare, anche alla luce degli ultimi
avvenimenti, che la causa principale dell’attuale deriva politica e
parlamentare risieda nella vigente legge elettorale per il rinnovo del
Parlamento (la n. 270 del 2005) meglio nota come “porcellum” o “porcata” come
l’ha definita il suo proponente on. Calderoli, ministro della Lega di Bossi nel
governo Berlusconi.
Un grave misfatto politico consumato ai danni della
democrazia e della sovranità popolare poiché ha trasferito una parte importante
del potere elettivo dal popolo a una diecina di capipartito che, di fatto,
nominano i membri di Camera e Senato, determinando, per altro, una disparità
fra i diversi livelli della rappresentanza elettiva.
Infatti, solo i membri del Parlamento nazionale sono eletti
(nominati) senza preferenze, mentre tutte le altre rappresentanze (deputati
europei, consiglieri regionali, provinciali e comunali e parlamentari delle
circoscrizioni estere) sono elette col voto di preferenza.
Una condizione anomala che non sta né in cielo né in terra,
ma solo nelle teste dei capi partito ossia di privati cittadini (perché tali
sono secondo la
Costituzione ) i quali esercitano un diritto espropriato agli
elettori.
Tutto ciò è inaccettabile! Anche perché, alla prova dei
fatti, i gruppi dirigenti dei partiti, pur avendo tale enorme potere, si sono
dimostrati incapaci di operare una selezione idonea delle rispettive
rappresentanze parlamentari, preferendo alla competenza e allo spirito critico,
la piaggeria e il mero allineamento di cordata.
2. Sappiamo che tale “capolavoro” è stato caldeggiato dai
“poteri forti”, in gran parte, identificabili con i padroni dell’informazione,
che lo hanno prima blandito e poi, cinicamente, usato per indebolire,
condizionare il ceto politico e iniettare il germe infido del qualunquismo e la
sfiducia verso le istituzioni rappresentative.
L’obiettivo è chiaro: screditare i partiti per prepararsi (come
taluni stanno facendo) alla conquista diretta del governo dello Stato e al
controllo economico e morale del Paese.
In ogni caso, la campagna è servita per sviare l’attenzione
dell’opinione pubblica da più urgenti problemi e avere campo libero per realizzare
affari colossali e spostare quote importanti della ricchezza nazionale dai ceti
meno abbienti alle elites dominanti.
Un esempio che, da solo, spiega il senso di questa infinita
transizione politica italiana: secondo l’Istat i primi dieci “paperoni”
italiani dispongono di una ricchezza equivalente a quelle di tre milioni di
persone più povere.
Purtroppo, con le loro condotte, talvolta aberranti, partiti
e parlamentari hanno offerto il fianco a quest' odiosa campagna mirata a
travisare l’idea stessa della politica come partecipazione democratica e ad
esaltare il mito (falso e disastroso) del leaderismo che può diventare l’anticamera
della moderna dittatura.
3. Tuttavia, al punto in cui ci troviamo, non serve
attardarsi sui guasti, evidenti, provocati da questa legge indegna, semmai
bisogna vedere che cosa fare per modificarla radicalmente e in tempo utile,
cioè prima delle prossime elezioni politiche generali, anche anticipate.
Poiché, se si andasse al voto con il “porcellum” si potrebbe
assestare il colpo di grazia a questa democrazia in affanno.
Le ipotesi sono tante: talune degne di considerazione, altre
stravaganti o pensate a misura del proprio interesse particolare. Tuttavia, nulla
si sta facendo in concreto.
L’unica cosa che trapela è questa sorda unanimità (quasi
totale) contraria a re-introdurre almeno un voto di preferenza per restituire
all’elettore la facoltà di scegliere il “suo” parlamentare, direttamente come enunciato
dalla vigente Costituzione.
Con la preferenza difficilmente si potrebbero eleggere
conigliette e yesman e si restituirebbero dignità, forza e libertà al
Parlamento e ai singoli parlamentari i quali, secondo il dettato costituzionale,
non sono rappresentanti di questo o di quello, ma del territorio che li esprime
e dell'intera Nazione.
In realtà, si teme la preferenza poiché potrebbe provocare una
sorta di “rivoluzione copernicana” nel sistema politico italiano: il sole non
sarebbe più il capo-partito che nomina, ma l’elettore che sceglie, col voto,
anche il capo partito.
Taluni obiettano che il voto di preferenza favorirebbe il
mercimonio elettorale e il conseguente controllo del voto.
A parte il fatto che, come dimostrano diverse inchieste e
condanne giudiziarie, il mercimonio si è verificato anche con la legge-porcata,
si possono rasserenare gli ipocriti obiettori che per evitare l’indebito
controllo basterebbe introdurre una sola preferenza numerica (non nominativa)e
magari adottare il sistema del voto elettronico, come oramai avviene perfino in
diversi Paesi in via di sviluppo.
4. L’altra grande questione è la riduzione del numero dei
parlamentari sulla quale, da 40 anni, si continua a nicchiare, a rinviare. Il
problema non è solo di spesa, ma di funzionalità, di armonizzazione del quadro
più generale delle rappresentanze elettive che, nel corso degli ultimi decenni,
si è ampliato, ben oltre le reali esigenze e competenze attribuite.
Insomma, in alcuni casi non c’è piena corrispondenza
funzionale fra la composizione degli organismi elettivi e le competenze
effettivamente svolte. Questo è il punto politico da cui partire per stabilire
un criterio oggettivo in base al quale ridimensionare o anche sopprimere gli
organismi in esubero.
Anche il Parlamento nazionale vive questo problema, avendo ceduto
quote di potere (legislativo, d’indirizzo e di controllo) alle Regioni e alle
istituzioni comunitarie. Perciò, può essere ridotto almeno del 30% e così avere una Camera di circa 400 membri e
un Senato di circa 200.
Purtroppo, il dibattito sulla riforma è viziato da una
pretesa insana: quella di anteporre le esigenze particolari di partiti e/o di
singoli parlamentari agli interessi generali, di funzionalità e produttività,
delle assemblee elettive.
Il tempo stringe, tuttavia la riforma si può varare e così
bloccare la pericolosa deriva.
Non servono le conventicole, ma prese di posizioni pubbliche,
motivate e responsabili: ognuno dica se vuole o meno la re-introduzione di una
preferenza numerica e la riduzione adeguata del numero dei parlamentari; la
gente valuterà e agirà di conseguenza.
Agostino Spataro
8 giugno 2012
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