Giuseppe Casarrubea
Non ho alcun ricordo di mio padre. Avevo 15 mesi quando lo uccisero. Tutto quello che so di lui l’ho saputo da mia madre, che ricordo vestita a nero per un tempo interminabile, come ricordo anche il ‘pagliaccetto’ nero a ginocchio, con le bretelline incrociate sulla schiena, che tenni per lungo tempo, dopo quel tragico 22 giugno 1947. Fino a quando un giorno, quella buona amica e vicina di casa di mia madre, Pina Suriano (erano dello stesso quartiere ‘Casa santa’), non le consigliò di togliermi quel coso nero e di farmi indossare un vero abito bianco. Come uno dei grandi. Pina, ora beata grazie a Giovanni Paolo II, trovò pure il pretesto: farmi fare la prima comunione. Ma non avevo ancora compiuto i quattro anni e la cosa sarebbe stata difficile. Perciò donna Graziella, cioè mia madre, una donna tutta ‘casa e chiesa’, mi spedì a lezioni di catechismo che ricordo erano tenute proprio da Pina Suriano fino a quando questa giovane, nel 1950, cessò di vivere. Non ho mai saputo come e perché. LEGGI TUTTO
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