di Alberto Spampinato
Dal 1 giugno
si può leggere sul sito – Chi attenua la luce del giornalismo – Il nodo
della diffamazione – Stillicidio di minacce – Il rischio dell’assuefazioneOSSIGENO – Roma, 31 mag 2012 – Da
domani sarà possibile leggere su questo sito il Rapporto annuale di Ossigeno 2011, che è stato
pubblicato sulla rivista “Problemi dell’Informazione”. Contiene un’elaborazione
dei dati riassuntivi del 2011 (95 episodi di intimidazione con 325 giornalisti
coinvolti) e dei casi accertati dal 2006 a 2011 (230 episodi con 925
giornalisti coinvolti) e fa una stima dei casi che rimangono sconosciuti e sono
molto più numerosi.
Il Rapporto offre analisi, raffronti e una panoramica dei giudizi allarmati
degli osservatori internazionali che sottolineano il “caso italiano” dei
giornalisti minacciati e puntano il dito su episodi e aspetti che in gran parte
sfuggono all’attenzione dei media nostrani.
Il Rapporto spiega perché il fenomeno delle minacce è così diffuso nel nostro
paese; indica le cause principali di un clima di intimidazione diffuso nei
confronti dei cronisti che pubblicano notizie scomode per il potere; propone
rimedi urgenti che chiamano in causa responsabilità editoriali, politiche e
legislative. In particolare, l’Osservatorio individua fra le cause generali
alcuni vuoti legislativi e una normativa più penalizzante di quella in
vigore nei principali paesi occidentali, nei confronti dei giornalisti: in
materia di diffamazione a mezzo stampa, di segreto professionale, di accesso ai
dati.
Il Rapporto
paragona lo stillicidio di intimidazioni alla caduta incessante, goccia a
goccia, di un liquido corrosivo, inquinante che non può certo creare
allagamenti, ma corrode progressivamente il tessuto della democrazia, del cui
ordito l’informazione giornalistica è un filo fondamentale. I reportages di
Matteo Finco sulle regioni del Nord, di Dario Barà sulla Sicilia e di Roberto
Rossi e Roberta Mani sulla Calabria esaminano da vicino cosa avviene nelle
varie parti del territorio nazionale.
Il dato
comune al Nord e al Sud, a ogni latitudine, è che, nell’indifferenza generale,
l’intolleranza per il giornalismo di cronaca sta crescendo, l’oscuramento di
notizie di rilevanza generale attuato con la violenza, con l’arroganza, con
gravi abusi si va estendendo, i comportamenti intimidatori e minacciosi si
stanno moltiplicando; il tentativo di usare la legge per mettere a tacere
le voci scomode con querele pretestuose e con richieste di danni spesso del
tutto infondate si fa sempre più frequente. Molti giornalisti si rifugiano
nell’autocensura. La voce del giornalismo si è affievolita. Si è
affievolita anche a causa delle difficoltà economiche di molte testate e
del lavoro precario e incerto della grande maggioranza dei cronisti.
Lavorare in un giornale che fatica a pagare gli stipendi o lavorare per pochi
euro ad articolo e senza alcun rapporto contrattuale rende estremamente
difficile trattare notizie sgradite a personaggi potenti, in grado di influire
sui finanziamenti dei giornali e sui rapporti di lavoro dei giornalisti. Il
dato forse più grave del 2011 è che di fronte a tutto ciò si
può diffondere un clima di rassegnazione, di silenziamento delle notizie
più scomode, può farsi strada perfino l’assuefazione alle minacce, molte
delle quali già oggi non vengono neppure denunciate.
E’ facile
obiettare che a Roma, a Milano e in altre grandi città c’è la piena e assoluta
libertà di informazione. Non è del tutto vero, perché il duopolio televisivo, e
la concentrazione delle testate e i conflitti di interesse si fanno sentire
anche lì. Ma non è questo il problema. Come emerge dal Rapporto, dobbiamo
ammettere che per quanto riguarda l’informazione esistono due realtà ben
distinte: da una parte, l’Italia dei grandi centri urbani dotati di ogni
sevizio pubblico e illuminati da una informazione giornalistica potente e
diffusa, che rispetta gli standard internazionali; dall’altra parte, la
più vasta Italia formata dai piccoli comuni e dalle periferie dei centri
metropolitani, quella che chiamiamo “la provincia”, un mondo in cui
l’informazione giornalistica è spesso monocromatica, è spesso fioca o è
addirittura inesistente ed è sostituita da surrogati che parlano la lingua
della propaganda e della pubblicità: c’è una luce che illumina solo sé stessa.
Le analisi e i dati di fatto del Rapporto Ossigeno 2011 aiutano a riflettere su
questi problemi che non riguardano solo i giornalisti.
Alberto Spampinato per www.ossigenoinformazione.it
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