di
FRANCESCO VIVIANO
Si tratta di un uomo di Copertino, in provincia di Lecce, ascoltato per ore
dagli inquirenti. E' accusato di strage con finalità di terrorismo. A
incastrarlo i filmati dellla sua Fiat Punto nei pressi dell'istituto Morvillo
Falcone e la somiglianza con il personaggio ripreso dalle telecamere, nonché
alcune intercettazioni. L'obiettivo iniziale sarebbe stato il tribunale vicino
alla scuola
E' lui, ha confessato. E' un uomo di 68
anni l'autore della strage della Morvillo Falcone. Nei suoi confronti è
scattato poco dopo le 22 un provvedimento di fermo firmato dai magistrati
Cataldo Motta e Milto De Nozza. E' il proprietario di un deposito di carburanti
di Copertino, in provincia di Lecce. Si chiama Giovanni Vantaggiato. E'
accusato di strage, aggravata dalla finalità di terrorismo. Avrebbe agito
per vendetta nei confronti della giustizia: secondo le ultime ricostruzioni,
l'obiettivo dell'uomo sarebbe stato il tribunale non lontano dalla scuola.
La sua automobile, una Fiat Punto, è stata filmata a più riprese nei pressi
dell'istituto Morvillo Falcone quel sabato 19 maggio, quando alle 7,45
l'esplosione di tre bombole del gas causò la morte della sedicenne
Melissa Bassi e il ferimento di altre cinque studentesse, e nei
giorni precedenti. Ma altri riscontri hanno indirizzato gli inquirenti sulle
sue tracce. In primo luogo la somiglianza spiccatissima con la persona ripresa
dalle telecamere del chiosco vicino alla scuola. E poi una contraddizione che
sarebbe stata verificata tra alcune delle sue affermazioni agli inquirenti e il
contenuto dell'intercettazione di un dialogo con la moglie. Tra le immagini
registrate dalle telecamere - secondo
indiscrezioni - anche quella di un'altra auto, riconducibile alla famiglia del
fermato.
Vantaggiato avrebbe agito per colpire la giustizia, perché in passato aveva sostenuto un processo per una truffa subita, senza però riavere il denaro che aveva perso. Le tre bombe avrebbero dunque dovuto colpire il Trinunale di Brindisi. La scuola Morvillo si trova a 200 metri dal Palazzo di Giustizia.
Tra le prime ipotesi circolate, anche quella di una vendetta nei confronti del preside Angelo Rampino, che raggiunto al telefono dai cronisti aveva subito scartato questa possibilità: "Non c'è nessuno che possa aver motivo di avercela con me... Non ho nemici, e di sicuro non ho come nemico nessun titolare di pompe di benzina". Rampino ha sempre escluso che la scuola fosse l'obiettivo dell'attentatore, “la scuola non c’entra”, aveva detto ai giornalisti mentre gli inquirenti scavavano nelle stanze, nei registri, nella storia dell'istituto alla ricerca di un possibile movente. Per Rampino è già stato disposto l'allontanamento dall’istituto.
LEGGI L'INTERVISTA Il preside: "Anch'io massacrato"
Che qualcosa si stesse muovendo sul fronte delle indagini l'aveva lasciato trasparire stamattina il capo della Polizia Antonio Manganelli, mettendo una serie di paletti alle ipotesi che circolavano sull'attentato. "Non c'entrano né la mafia né gli anarchici", aveva esordito rivelando che il giorno della tragedia "i detenuti della Sacra corona unita hanno inviato un telegramma di solidarietà alla famiglia di Melissa: un segnale specifico per dire noi non ci entriamo". E anche per quanto riguarda la Fai, "faccio fatica a immaginare - aveva detto Manganelli - che sia opera loro un attentato così vigliacco". "Arriveremo a chi è stato", aveva però garantito il capo della Polizia. Una previsione che evidentemente era qualcosa di più che una speranza.
(La Repubblica, 06 giugno 2012)
Vantaggiato avrebbe agito per colpire la giustizia, perché in passato aveva sostenuto un processo per una truffa subita, senza però riavere il denaro che aveva perso. Le tre bombe avrebbero dunque dovuto colpire il Trinunale di Brindisi. La scuola Morvillo si trova a 200 metri dal Palazzo di Giustizia.
Tra le prime ipotesi circolate, anche quella di una vendetta nei confronti del preside Angelo Rampino, che raggiunto al telefono dai cronisti aveva subito scartato questa possibilità: "Non c'è nessuno che possa aver motivo di avercela con me... Non ho nemici, e di sicuro non ho come nemico nessun titolare di pompe di benzina". Rampino ha sempre escluso che la scuola fosse l'obiettivo dell'attentatore, “la scuola non c’entra”, aveva detto ai giornalisti mentre gli inquirenti scavavano nelle stanze, nei registri, nella storia dell'istituto alla ricerca di un possibile movente. Per Rampino è già stato disposto l'allontanamento dall’istituto.
LEGGI L'INTERVISTA Il preside: "Anch'io massacrato"
Che qualcosa si stesse muovendo sul fronte delle indagini l'aveva lasciato trasparire stamattina il capo della Polizia Antonio Manganelli, mettendo una serie di paletti alle ipotesi che circolavano sull'attentato. "Non c'entrano né la mafia né gli anarchici", aveva esordito rivelando che il giorno della tragedia "i detenuti della Sacra corona unita hanno inviato un telegramma di solidarietà alla famiglia di Melissa: un segnale specifico per dire noi non ci entriamo". E anche per quanto riguarda la Fai, "faccio fatica a immaginare - aveva detto Manganelli - che sia opera loro un attentato così vigliacco". "Arriveremo a chi è stato", aveva però garantito il capo della Polizia. Una previsione che evidentemente era qualcosa di più che una speranza.
(La Repubblica, 06 giugno 2012)
Nessun commento:
Posta un commento