I
funerali di Stato, coronamento del lungo impegno della Cgil, colpo decisivo
alla mafia su un terreno, quello simbolico, che nella lotta a Cosa nostra ha un
grande significato
di Giovanni
Rispoli
Non potevano andare neanche al cimitero. L’unico modo
per onorarlo, il giorno dei morti, un altarino composto a casa e, sopra, la sua
foto. È stato così per anni, racconta Giuseppa, l’anziana sorella. I mafiosi
sanno bene quanto può essere pericolosa la memoria; e una tomba, anche la più
povera, anche un sasso con sopra scritto solo un nome, per dire di un uomo alle
generazioni future.
Di Placido Rizzotto non doveva restare traccia: non per difendersi dalla
giustizia, dallo Stato, che si sapeva indifferenti – a nulla valsero gli
arresti effettuati nel ’49 dal giovane capitano Dalla Chiesa: il delitto restò
impunito, come usava allora –, ma per cancellarne per sempre il ricordo.I funerali di Stato, oggi 24 maggio nella sua Corleone, un giorno dopo la manifestazione di Palermo e i tanti ragazzi – c’erano soprattutto loro – che hanno ricordato il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è questo innanzitutto che hanno rappresentato: l’affermazione della memoria, di una memoria positiva; e quindi un colpo solenne, durissimo alla mafia su un terreno, il linguaggio dei simboli, che qui in Sicilia, terra del mito, ha radici profonde e popolari.
Un colpo che non sarebbe venuto, ricordarlo fa bene, senza
l’opera paziente, tenace, della Cgil e delle forze democratiche di Corleone. “È
dall’83 che ci battiamo, è da allora che il 10 di marzo di ogni anno abbiamo
ricominciato a commemorare la figura di Rizzotto – spiega Dino Paternostro,
segretario della Camera del lavoro –. Poi è venuta la ripresa delle ricerche,
da noi rivendicata, e la scoperta dei resti nel 2009. Il risultato, questo
straordinario risultato, è storia di oggi. Ce l’abbiamo fatta”.
“Ce l’abbiamo fatta”, dice Dino. La soddisfazione legittima di vedere compiuta quella che in alcuni momenti è parsa un’impresa impossibile, qui acquista – formula sempre ripetuta ma nel caso opportuna –, un sapore tutto particolare. “Vedi? Lì abita la Provenzano – mi spiegano mentre entriamo in pizzeria –. I mafiosi, insomma, sono nostri vicini”.
Strana città, Corleone, dove Bene e Male, indossate le maiuscole, sembrano aver rovesciato il loro conflitto, senza mediazione alcuna, dal cielo della metafisica direttamente sulla terra, nella vita quotidiana degli uomini. Non è propriamente così, va da sé, perché la vita quotidiana è più complicata di qualsiasi costruzione filosofica. Corleone è però una città con una storia complessa. La speranza che una giornata come quella di oggi lascia intravedere è che anche qui bene e male possano tornare a essere scritti in minuscolo.
Ma, per questo, occorre che la storia dell’altra Corleone – storia antica, ci ricordano la partecipazione alla causa garibadina, e poi Bernardino Verro e poi ancora Placido Rizzotto – continui ancora più forte. Come sappiamo, non dipende solo dai corleonesi.
“Ce l’abbiamo fatta”, dice Dino. La soddisfazione legittima di vedere compiuta quella che in alcuni momenti è parsa un’impresa impossibile, qui acquista – formula sempre ripetuta ma nel caso opportuna –, un sapore tutto particolare. “Vedi? Lì abita la Provenzano – mi spiegano mentre entriamo in pizzeria –. I mafiosi, insomma, sono nostri vicini”.
Strana città, Corleone, dove Bene e Male, indossate le maiuscole, sembrano aver rovesciato il loro conflitto, senza mediazione alcuna, dal cielo della metafisica direttamente sulla terra, nella vita quotidiana degli uomini. Non è propriamente così, va da sé, perché la vita quotidiana è più complicata di qualsiasi costruzione filosofica. Corleone è però una città con una storia complessa. La speranza che una giornata come quella di oggi lascia intravedere è che anche qui bene e male possano tornare a essere scritti in minuscolo.
Ma, per questo, occorre che la storia dell’altra Corleone – storia antica, ci ricordano la partecipazione alla causa garibadina, e poi Bernardino Verro e poi ancora Placido Rizzotto – continui ancora più forte. Come sappiamo, non dipende solo dai corleonesi.
Rassegna.it, 24/05/2012
19:29
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