Mons. Salvatore Di Cristina |
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
Signor Presidente della Repubblica, - Signori Vice Presidenti della Camera e Senato, - Eccellentissimi Ministri, - Cari familiari di Placido Rizzotto, - Sorelle e fratelli tutti carissimi, l'affetto profondo per colui che ci è fratello nella fede e per la grazia del battesimo; la gratitudine per il concittadino che ha onorato la sua città, la nostra Corleone, con l'ispirazione altamente ideale del suo impegno politico e con l'attività sindacale a favore delle categorie socialmente deboli della sua città; l'apprezzamento incondizionato da tributare a chi, battendosi contro il sopruso mafioso, ne ha affrontato la rappresaglia criminale, pagando con la vita la fedeltà all'impegno assunto:
sono questi i sentimenti che ci hanno raccolti oggi, sessantaquattro anni dopo la sua morte per mano assassina, attorno alle spoglie ritrovate dell'indimenticabile e indimenticato figlio di questa terra. Sessantaquattro anni sono tantissimi! Troppi! C'è qui ancora la sorella, a cui va la nostra affettuosa vicinanza. Ma la maggior parte delle persone che vissero di presenza quella tragica vicenda non sono più tra noi, come non sono più in questo mondo i suoi assassini sui quali la carità cristiana ci obbliga a implorare la divina misericordia.
Oggi in questo luogo sacro il nostro non è solo un atto dovuto o un tributo formale: è un atto di culto, il rito cristiano delle esequie, sia pure nella forma particolarmente solenne dei Funerali di Stato. Noi La ringraziamo, Signor Presidente insieme agli altri illustri esponenti delle più alte Istituzioni della Repubblica, per essere convenuti nella nostra piccola città e associarvi al suo rinnovato cordoglio e alla nostra preghiera a Dio, Padre di tutte le sue creature, perché accolga nella sua gloria, accanto al Figlio suo risorto Gesù Cristo, il nostro fratello Placido Rizzotto, cristiano, eroico sindacalista, confrate di una delle nostre congregazioni ecclesiali. Come non pensare, sorelle e fratelli carissimi, cari amici, ascoltando la parola di Dio, al valore profondo del suo impegno per la giustizia, così duramente pagato con il sacrificio della sua giovane età. «A colui che ha sete - dice il Signore - io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita». Anche la sua fu "sete di giustizia". «Chi sarà vincitore - dice ancora il Signore - erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio». Placido è stato un vincitore; coloro che l'assassinarono sono stati i veri perdenti, come lo sono tutti gli assassini di ieri e di oggi, agli occhi di Dio e di ogni società umana degna di questo nome, le vere e le sole società meritevoli di essere onorate per la loro fedeltà ai valori che fanno sì che gli uomini siano uomini liberi non schiavi del denaro e belve assetate di sangue. Abbiamo poi ascoltato Gesù dire nel vangelo a Marta, la sorella del morto Lazzaro: «Tuo fratello risorgerà», e risorgerà perché «io sono la risurrezione e la vita». La nostra fede ci dice che Placido Rizzotto risorgerà mentre la nostra speranza e la carità ci assicurano che egli risorgerà per aver parte alla vita di Cristo, il Crocifisso Risorto, nella cui luce viviamo questo tempo di pasqua. Noi crediamo infatti e speriamo fermamente che chi ha offerto la propria vita per la giustizia e per il bene dei fratelli sarà associato da Dio, nel modo che egli solo sa, come suo figlio alla gloria di Gesù Cristo, il Figlio suo crocifisso e risorto per rendere giusti tutti gli uomini aperti alla sua grazia. Possa perciò questa nostra memoria, intrisa di preghiera, essere accolta da lui, il nostro Padre e Dio e voglia Egli restituire a ciascuno di noi, reso pensoso da questa pia circostanza, il sentimento vero della dignità umana e cristiana, perché siano più umane e cristiane le nostre comunità, le nostre città, la nostra Patria. Amen
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