di ANTONIO MAZZEO
Chi è contro il Muos
(l’inquinantissima base elettronica dell’Us Navy a Niscemi)? I soliti
“professionisti dell'antimafia”, naturalmente. Che vogliono ridurre in miseria
tutte le imprese...
Niscemi, Caltanissetta,
tarda mattinata del 7 maggio. Caldo torrido, sembra agosto. La piazza centrale
è però viva, i bar pieni, i capannelli di avventori discutono della Juve
scudetto e del totosindaco. Le urne sono ancora aperte, si rinnova
l’amministrazione e il consiglio comunale. D’un tratto una ruspa viola l’isola pedonale.
Ha le insegne della Calcestruzzi Piazza Srl, l’azienda che ha spianato mezza
collina di contrada Ulmo, nella riserva naturale “Sughereta”, per realizzare le
piattaforme in cemento su cui poggeranno le maxiantenne del MUOS, il nuovo
sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare degli Stati
uniti d’America.
Dalla cabina esce il
titolare, Francesco Piazza. Trasuda rabbia da tutti i pori, impreca, si dimena.
Impugna una tanica piena di benzina. Poi si posiziona all’interno di una pala
meccanica che lo solleva in alto sino a dominare la piazza. Eleva la tanica, la
inclina sul capo e minaccia di cospargersi col liquido il corpo e gli
indumenti. E darsi fuoco con la benzina. “Andrò ad infoltire l’elenco degli
imprenditori suicidi”, urla il Piazza ai presenti attoniti.
L’uomo sostiene di
essere rimasto senza lavoro perché la sua azienda è stata infangata dagli
onnipotenti e onnipresenti professionisti dell’antimafia. “È stata
lanciata una campagna diffamatoria senza frontiere nei nostri confronti,
attuata con vari articoli che hanno determinato gradualmente un calo di
richieste di lavoro nei confronti della nostra ditta, fino al punto che dopo
aver ultimato la fornitura del calcestruzzo per i tralicci del MUOS, ci
ritroviamo senza più richieste di forniture”.
Una versione dei fatti
di parte quella di Francesco Pizza. A causare lo stop delle commesse erano
stati infatti la Provincia regionale di Caltanissetta e il Comune di Niscemi
che avevano escluso l’azienda dall’Albo dei fornitori di fiducia. Un atto dovuto
dopo che il Prefetto di Caltanissetta, il 7 novembre 2011, aveva reso noto che
a seguito delle verifiche disposte dalle normative in materia di certificazione
antimafia erano “emersi allo stato degli attuali accertamenti e
dagli atti esistenti presso questo ufficio elementi tali da non potere
escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a
condizionare le scelte e gli indirizzi della società”. Secondo quando
evidenziato in un’interrogazione parlamentare dal sen. Giuseppe Lumia (Pd), il
titolare de facto, Vincenzo Piazza (padre di Francesco) apparirebbe infatti
“fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito,
Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”.
Dopo il ricorso al Tar
contro la Prefettura e gli enti locali censori, i Piazza avevano notificato, lo
scorso 1 aprile, otto lettere di licenziamento ai dipendenti assunti con
contratto a tempo indeterminato. “Siamo spiacenti, ma dobbiamo interrompere il
rapporto di lavoro a causa dei gravi problemi economici che attraversa
l’azienda per la mancanza di commesse”, la breve nota in calce alle lettere. E
con un colpo di grande effetto, davanti ai giornalisti convocati in conferenza
stampa, i Piazza avevano pure affisso all’ingresso degli impianti di
Niscemi un cartello choc: cantiere chiuso per mafia!
“Credo che sia ora di
finirla di accusare la Calcestruzzi Piazza e infangare il nostro nome e la
nostra dignità”, dichiarava il titolare dell’impresa. “Noi Piazza siamo gente
onesta e lavoratori, il pane che mangiamo ce lo sudiamo col lavoro e non lo
rubiamo. Se tanti sono solo invidiosi perché abbiamo preso l’appalto del MUOS,
adesso saranno contenti del casino che stanno scatenando…”.
A fare fronte comune con
l’azienda, i dipendenti licenziati. “Ciò che mi dispiace di questo e di
precedenti articoli scritti è che voi giornalisti ascoltate, poi scrivete,
giudicate e condannate, solo perché qualcuno vi ha riempito di storie e
storielle”, commenta uno di essi in coda ad un’inchiesta sull’Eco MUOStro di
Mafia, pubblicata da una testata on line. “So che Lei o qualcun
altro risponderà… Le dico che 7 padri e madri di famiglia oggi sono senza
lavoro. Lei ed altri parlano di infiltrazioni mafiose o presunte tali come
esistenti da tanti anni all’interno dell’azienda e come mai ve ne occupate solo
ora? Se è vero che sono sempre esistiti questi illeciti dove siete stati tutto
questo tempo? Perché tutto nasce in concomitanza all’installazione del MUOS?
Chi è stato quel gran genio che vi ha acceso i riflettori su questa vicenda senza
preoccuparsi di chi sta vivendo questa situazione in prima persona? E pensate
davvero che se quei lavori non li avesse eseguiti la Calcestruzzi Piazza, non
si sarebbero mai fatti? Noi oggi siamo senza lavoro e per questo non sappiamo
chi ringraziare... Di certo non voi che sparate a zero sulla gente. Colpevole o
no, non sta a me né tantomeno a voi deciderlo”.
Le esternazioni dei
titolari e degli ex lavoratori della Piazza Calcestruzzi non sono piaciute per
nulla all’Associazione Antimafie “Rita Atria”, che ha subito emesso un
comunicato di solidarietà con i giornalisti e gli attivisti No MUOS nel
mirino dell’impresa. “È la solita storia: l’antimafia blocca i lavori,
l’antimafia ferma l’economia, l’antimafia getta fango sulla brava gente”,
scrive il presidente Santo Laganà. “Ogni volta che la mafia mette le mani su
grandi lavori e quindi sui soldi, appena qualcuno si ribella e cerca di
sensibilizzare sulla inopportunità di quei lavori, ecco la pronta reazione
condita dal solito, immancabile, ricatto occupazionale”.
“Se per la Prefettura di
Caltanissetta l’azienda non ha i requisiti di legalità e trasparenza non può
essere certamente colpa di un giornalista o dei cittadini onesti di Niscemi”,
aggiunge la “Rita Atria”. “I giornalisti e i giovani niscemesi che da mesi si
battono contro l’installazione di questo MUOSstro, vengono invece
attaccati subdolamente. Il teorema è sempre lo stesso: Mafia? Forse! Ma
almeno lavoriamo. Una logica che da sempre ha consentito alle mafie di fare
affari e crescere sui bisogni della gente e dei lavoratori in barba a qualunque
norma di vivere civile e soprattuttolegale”.
Preoccupati del clima
venutosi a creare con i devastanti lavori del MUOS pure i promotori della XV
Carovana Antimafie (Arci, Libera e Avviso Pubblico con il sostegno di
Cgil, Cisl e Uil). Così è stato deciso che proprio Niscemi ospiti una delle
tappe siciliane dell’evento internazionale. Lunedì 4 giugno, la carovana
contro tutte le mafie raggiungeràla “Sughereta” di contrada Ulmo per accamparsi
proprio di fronte la collina dove saranno innalzati i tralicci e le antenne del
sistema satellitare Usa. Dopo un tour ecologico nel paradiso delle querce i
manifestanti conosceranno l’inferno delle antenne di guerra. Alle ore 18, in
diretta streaming, don Luigi Ciotti, i giornalisti Oliverio Beha e Nino
Amadore, i sindaci, gli amministratori e i rappresentanti dei numerosi comitati No
MUOS sorti nel ragusano e nel nisseno, spiegheranno le ragioni di una
lotta che sta conquistando sempre di più l’attenzione dei media regionali. Poi,
alle 20, tutti in piazza a Niscemi per un happening di parole, suoni e
immagini.
No al MUOS e
per un Mediterraneo di pace, contro la criminalità mafiosa e la militarizzazione,
così come trent’anni fa a Comiso si manifestò per la pace e contro i missili
nucleari Cruise. Con la stessa voglia di lottare e sperare che unAltro mondo
sia ancora possibile.
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