di Antonio Mazzeo
Non ha timori reverenziali il ministro-ammiraglio per il potente alleato d’oltreoceano. “Noi chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i propri impegni e noi rispetteremo i nostri”, ha esordito il responsabile del dicastero della Difesa, Giampaolo Di Paola, intervenendo il 30 aprile nell’ultraconservatore Centro per gli Studi Strategici Internazionali (CSIS) di Washington. Oggetto della polemica, il costosissimo programma di “difesa” aerea a corto e medio raggio MEADS (Medium Extended Air Defense System), progettato in vista della sostituzione del sistema “Patriot” negli Stati Uniti e in Germania e “Nike Hercules” in Italia. Uno “scudo” anti-missili che piace sempre meno al Pentagono e che il Congresso non intende più finanziare.
Non ha timori reverenziali il ministro-ammiraglio per il potente alleato d’oltreoceano. “Noi chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i propri impegni e noi rispetteremo i nostri”, ha esordito il responsabile del dicastero della Difesa, Giampaolo Di Paola, intervenendo il 30 aprile nell’ultraconservatore Centro per gli Studi Strategici Internazionali (CSIS) di Washington. Oggetto della polemica, il costosissimo programma di “difesa” aerea a corto e medio raggio MEADS (Medium Extended Air Defense System), progettato in vista della sostituzione del sistema “Patriot” negli Stati Uniti e in Germania e “Nike Hercules” in Italia. Uno “scudo” anti-missili che piace sempre meno al Pentagono e che il Congresso non intende più finanziare.
“Se
gli Stati Uniti dovessero rinunciare al MEADS, lascerebbero i due alleati
europei con le mani legate”, ha spiegato Di Paola. “Comprendo il punto di vista
statunitense, secondo cui il MEADS è solo uno dei tanti sistemi anti-missili
che può essere messo in campo. Ma c’è un accordo preso insieme ad Italia e
Germania, e ognuno dei tre paesi deve rispettarlo. I partner hanno già
contribuito finanziariamente al programma in modo considerevole”.
“Gli
Stati Uniti non possono abbandonare adesso il MEADS, perché farà parte del
contributo europeo alla difesa missilistica”, ha ammonito il ministro. “Spero
così che parteciperete al programma sino a che venga conclusa la sua fase
progettuale. A quel punto, voi sarete liberi, e noi europei potremo decidere se
andare avanti”.
La
firma del memorandum tra Roma, Berlino e Washington per la ricerca e lo
sviluppo del nuovo sistema d’armi risale al secondo semestre del 2004.
Successivamente, il MEADS è stato assunto strategicamente dalla NATO e nel 2007
è divenuto una delle priorità militari ed industriali dell’ultimo governo
Prodi. E il sistema è stato inserito all’interno di un più ampio piano di
cooperazione bilaterale Italia-USA: in cambio della concessione di nuove basi
militari in territorio italiano e del potenziamento di quelle esistenti
(Vicenza, Aviano, Camp Darby, Sigonella, Niscemi, ecc.), l’esecutivo di
centro-sinistra ha ottenuto da Washington il consenso ad un’effimera
partecipazione delle aziende Finmeccanica allo
“scudo” anti-missili da installare in Europa e in Medio Oriente e alla produzione
del nuovo cacciabombardiere F-35. L’impegno nazionale è stato oneroso: solo per
il MEADS, dal 2004 ad oggi l’Italia ha speso più di 600 milioni di euro.
Il
programma però si è caratterizzato per i notevoli ritardi (il piano originario
fissava come data entro cui completare la produzione il 2007, oggi si è
posticipato al 2018), mentre le previsioni di spesa finale sono schizzate da
3,4 a 4,2 miliardi di dollari. Secondo il memorandum del 2004, i costi di progettazione e sviluppo del MEADS
devono essere così suddivisi: il
58% agli USA, il 25% alla Germania e il restante 17% all’Italia. Troppi soldi
per il Congresso, che nel febbraio 2011 ha deciso di bloccare ulteriori
stanziamenti. Solo per completare la fase di ricerca, Washington dovrebbe
assicurare 804 milioni di dollari
entro il 2013. Se l’amministrazione Obama non contrasterà le indicazioni dei
congressisti, non resteranno che due strade: la rinuncia generale al MEADS o
l’assunzione da parte di Germania e Italia della quota statunitense non
finanziata. L’ultima ipotesi comporterebbe l’ennesimo trasferimento di risorse
pubbliche a favore del complesso militare-industriale a netto predomino
statunitense.
Il
sistema MEADS è prodotto da un consorzio internazionale con sede ad Orlando,
guidato da Lockheed Martin, il colosso USA che è pure prime contractor dei cacciabombardieri F-35 e del MUOS,
il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari di US Navy che disporrà di un
terminale terrestre a Niscemi, in Sicilia. La joint venture vede poi la
presenza delle europee EADS ed MBDA. Quest’ultima è presente attraverso la
filiale tedesca MBDA-LFK ed MBDA Italia. Operante quasi esclusivamente nel
settore bellico, la holding è controllata al 25% da Finmeccanica e il restante
75% da società con sede in Gran Bretagna e Francia. Lo scorso anno ha avuto un
fatturato record di 3 miliardi di euro (+5% rispetto al 2010 e +15% al 2009).
“Il
MEADS è un programma volto a fornire un assetto di difesa aerea in grado di
operare contro aerei, missili da crociera e missili balistici tattici”,
spiegano i produttori. “Il sistema ha dimostrato di poter difendere fino a otto
volte l’area di copertura dei sistemi che andrà a sostituire, richiedendo un
minor numero di assetti. Questo consente una notevole riduzione del personale e
delle attrezzature impiegate, così come la domanda di trasporto aereo”.
L’intercettore
base del MEADS sarà il missile Patriot
PAC-3 Segment Enhancement (MSE),
mentre il missile IRIS-T SL (prodotto da Diehl BGT Defence) andrà
ad armare i dispositivi delle forze armate tedesche. La configurazione base del
sistema richiede un lanciatore, un battle
manager per la direzione
delle operazioni tattiche ed il radar per il controllo di fuoco a banda X che
incorpora il dispositivo di riconoscimento amico-nemico prodotto da Selex Sistemi Integrati
(Finmeccanica). Radar, centri operativi e lanciatori saranno montati a bordo
dei nuovi camion 6x6 FMTV di produzione USA, trasportabili sui velivoli carco
C-130 “Hercules”.
È
in Italia che si stanno eseguendo buona parte dei test di funzionamento del battle manager e dei sistemi di controllo di fuoco
del MEADS, i primi negli stabilimenti MBDA di Fusaro (Napoli), i secondi nella
base aerea di Pratica di Mare (Roma). MBDA Italia dispone di un organico di circa 1.300 dipendenti,
distribuiti nei centri di La Spezia, Fusaro e Roma. Seguendo una tendenza
affermatasi da parecchi decenni nel mercato statunitense, le attività di
ricerca e sviluppo sono condotte dall’azienda in convenzione con alcune
importanti università italiane, prime fra tutte quelle di Napoli, Ancona, Pisa,
L’Aquila e Torino.
Nessun commento:
Posta un commento