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Aldo Moro e Peppino Impastato |
Il 9 maggio del 1978 Aldo Moro e Peppino Impastato, venivano uccisi da
mani diverse ma dalla stessa cieca violenza. Per la CGIL la legalità, allora
come adesso, rimane l'unica risposta per il lavoro e per il futuro. Oggi è il 9 maggio. La casualità storica unisce due ricorrenze di due omicidi politici. Il 9 maggio del 1978, dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di via Montalcini, venne ritrovato a Roma, in via Caetani, dentro il bagagliaio di una Renault 4 rossa il corpo dell'onorevole Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse. Via Caetani è una via molto vicina a Piazza del Gesù
(dove allora era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), ma anche
a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito
Comunista Italiano). Fu sepolto nel comune di Torrita Tiberina, piccolo paese
della provincia romana ove lo statista amava soggiornare. Aldo Moro, che
si era reso protagonista del fallito tentativo politico del compromesso storico,
aveva 61 anni. Rinchiuso dalle Brigate Rosse nella "prigione del popolo",
Aldo Moro scrisse moltissime lettere, indirizzate perlopiù ai familiari e
alla dirigenza della Democrazia Cristiana, più precisamente a Benigno
Zaccagnini, a Francesco Cossiga, a Giulio Andreotti, a Riccardo Misasi e ad altri; oltre che al capo socialista Bettino Craxi, l'unico esponente di governo che abbia sostenuto la necessità di trattare per salvare la vita di Moro. |
9 maggio 1978. A Cinisi, provincia di Palermo, Peppino Impastato, attivista
politico (di Democrazia Proletaria) e giornalista, venne assassinato nella
notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale. La
cronaca racconta che col suo cadavere venne inscenato un attentato, atto a
distruggerne anche l'immagine, in cui la stessa vittima apparisse come
attentatore suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo
adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi
votarono comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al
Consiglio comunale Peppino Impastato era nato a Cinisi nel 1948, da una
famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il
periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi ed il cognato del
padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso nel 1963 in un agguato nella
sua Giulietta imbottita di tritolo). Fin da ragazzo Impastato ruppe tutti i
rapporti con il padre, che lo cacciò di casa. Da allora si dedicò
all'attività politica e alla lotta contro la mafia prima con idee socialiste,
aderendo al Psiup, poi dal 1968 con la Nuova Sinistra. Nel 1976 creò il
gruppo Musica e cultura e fondò Radio Aut, radio libera autofinanziata, dai
cui microfoni cominciò a denunziare glii affari dei mafiosi di Cinisi e
Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti.
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