SICILIA. 43 GIORNALISTI VITTIME DI INTIMIDAZIONI ED ABUSI. CHI SONO. PERCHÉ PROPRIO LORO
|
Aggiungi didascalia |
di Dario Barà
Ecco un estratto del Rapporto Ossigeno 2011 che racconta le loro vicissitudini. Perché è così pericoloso, riferire certe notizie. Altri sette cronisti intimiditi da gennaio ad aprile 2012 OSSIGENO – 23 aprile 2012- “Le minacce e le intimidazioni ci sono, si avvertono. Alcune sono evidenti. Altre rimangono sotto traccia. Colpiscono soprattutto – afferma Riccardo Arena, cronista giudiziario del Giornale di Sicilia – coloro che operano in provincia, nei piccoli comuni, i giornalisti precari, che hanno poche garanzie di stabilità lavorativa, che sono pagati poco e male. Sono quelli più deboli e quindi più facilmente condizionabili”.
Lavorare in provincia. Sono proprio i giornalisti di provincia ad essere i più esposti in tutta l’Isola: da Siracusa a Palermo, da Caltanissetta, a Gela, a Modica.Salvatore Maiorca ha 72 anni, da molti anni lavora alla redazione siracusana de La Sicilia. Dopo aver scritto alcuni articoli sulla speculazione edilizia nel porto antico della città e nella valle del fiume Ciane ha ricevuto, nel marzo 2011, una lettera anonima che gli intimava di non occuparsi più del piano regolatore e della realizzazione delle opere previste nelle zone costiere della città aretusea.Rosario Cauchi, giornalista freelance di 28 anni, vive a Gela e collabora con varie testate. Nel luglio 2011, aprendo il garage di casa ha trovato un foglio anonimo con una minaccia inequivocabile. C’era scritto: “Ti leggiamo e non va bene quello che scrivi, questo è l’ultimo avvertimento”. C’erano anche due santini, uno era bruciacchiato. Rosario poco tempo prima si era occupato in alcuni articoli di una truffa all’Unione Europea e di un appalto assegnato e poi revocato dal comune di Gela a un imprenditore indagato per mafia.Saro Cannizzaro ha 53 anni. È il corrispondente da Modica del Giornale di Sicilia, collaboratore di Ragusanews e caporedattore dell’emittente locale Radio Rtm. Nella notte tra il 14 e il 15 settembre 2011 degli anonimi incendiari hanno appiccato il fuoco al portone della sua abitazione, mentre Saro e i suoi familiari stavano dormendo. Sono stati svegliati dal fumo denso e da un forte odore di bruciato. Per aprire il portone e mettersi in salvo, il giornalista si è ustionato un braccio. Qualche giorno dopo i presunti autori del fatto sono stati arrestati dalla Polizia. Si tratta di persone che vivono nel suo stesso quartiere. Di uno dei due in passato Saro aveva scritto degli articoli perché accusato di reati vari.Pino Maniàci guida con tenacia, dal 1999, TeleJato, una piccola emittente televisiva di Partinico. Racconta le malefatte dei mafiosi e il malaffare politico. Ha subito varie aggressioni e minacce. L’ultima risale ai primi di settembre, quando sui muri di alcune case del paese sono apparse le scritte: “W la mafia!, Pino Maniàci sei lo schifo della terra!” con disegni di bare e una serie di parolacce.Quella giornalista è abusiva? Miriam Di Peri, collaboratrice del mensile palermitano Srischia di vedere sfumare il suo sogno di ottenere il tesserino da giornalista dopo un lungo percorso ed aver consegnato tutta la documentazione necessaria. “Dopo quelle accuse mi sono venuti mille dubbi su ciò che ho scritto. Ho riletto il dossier più volte e ogni volta che lo rileggo mi tranquillizzo” dice riferendosi al dossier sulla sanità siciliana pubblicato dal suo giornale e al quale Miriam ha partecipato con alcuni pezzi. L’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, non ha preso bene il dossier e ha inviato un esposto all’ordine regionale dei giornalisti: “Appare evidente l’intenzione di gettare discredito, in maniera faziosa, sull’azione riformatrice dell’assessorato regionale della Salute – scrive Russo –. Chiedo se risponde a verità che Miriam Di Peri, autrice di alcuni articoli di questo dossier non sia iscritta all’Albo dei giornalisti, né nell’elenco dei professionisti né in quello dei pubblicisti. E se ciò fosse vero, se non si configura un evidente esercizio abusivo della professione”. L’esposto adesso farà il suo corso e alla fine il consiglio dell’ordine siciliano deciderà se archiviare o se aprire un procedimento verso Miriam.
Enna. Quando i diritti valgono solo per i professionisti. Giulia Martorana (nella foto) è una giornalista pubblicista, corrispondente da Enna per La Sicilia e l’agenzia Agi. Nell’ottobre 2011 è stata condannata in primo grado a venti giorni di carcere, pena sospesa, per favoreggiamento, perché ha rifiutato di rivelare al giudice la fonte di una sua notizia. I fatti risalgono al 2008, quando Giulia ha dato notizia di un’audizione protetta in un processo per abusi sessuali compiuti su due sorelline. “Il giudice mi ha ordinato di rivelare la mia fonte riservata – ha spiegato Giulia –. Poiché ho rifiutato, il magistrato mi ha contestato il reato di favoreggiamento nei confronti di una persona tenuta al segreto di ufficio: la persona che mi avrebbe rivelato la notizia”. L’articolo 200 del codice di procedura penale sul segreto professionale garantisce ai giornalisti questo diritto, ma in modo parziale e soltanto ai giornalisti professionisti. “Perciò ogni pubblicista che si trova nella mia situazione – spiega Giulia – rischia un’incriminazione e una condanna per favoreggiamento, un reato per il quale il codice prevede il carcere fino a 3 anni». –WWW.OSSIGENOINFORMAZIONE.IT
Nessun commento:
Posta un commento